Cosa succede se non paghi il canone Rai

L’introduzione del canone Rai nella bolletta elettrica ha riacceso i riflettori sull’alta evasione del tributo. Si stima infatti che la tassa sulla televisione negli ultimi anni non sia stata pagata da circa il 30% dei contribuenti. Ora però dovrebbe essere più difficile eludere sfuggire al Fisco.

 

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CANONE RAI, CHI NON DOVRÀ PAGARE –

Le nuove regole prevedono che a pagare il canone siano le prime case e non le seconde, o, meglio, pagheranno e le utenze residenziali domestiche (conosciute dalle compagnie elettriche). Chi non pagherà la tassa dovrà invece dimostrare di non aver alcun apparecchio per ricevere la tv. Coloro che non intendono versare il tributo dovranno, in particolare, compilare un’autodichiarazione e comunicare al proprio gestore che «la tassa non è dovuta». Con il rischio di essere accusati di dichiarazione falsa o mendace. Ne parla oggi Antonio Casto sul quotidiano Libero:

Tralasciando la scomodità di scomputare dall’eventuale secondo bollettino la doppia imposizione (che prevede la riscrittura del premarcato meno i 16,66 euro) e il costo della comunicazione raccomandata. Per chi non ha una tv né nella seconda, né soprattutto nella casa di residenza, la modalità di comunicazione sarà sempre l’autocertificazione. Poi spetterà alle singole società elettriche girare all’Agenzia delle Entrate l’elenco dei clienti che non intendono pagare e le motivazioni (anche gli anziani oltre i 75 anni non pagano a patto che abbiano un reddito inferiore ai 6.713,98 euro l’anno).

CANONE RAI, RISCHI PER CHI DENUNCIA IL FALSO –

Dunque, si rischia di pagare con una pena fino ai 2 anni di reclusione:

Il ministro per lo Sviluppo Economico, Federica Guidi, assicura che non cambierà nulla, ma non spiega nel dettaglio: «Manteniamo l’impianto sanzionatorio esistente», assicura, «tutto quello che è necessario per disciplinare il canone sarà disciplinato nel decreto attuativo della norma nella legge di Stabilità». Decreto attuativo che verrà scritto solo dopol’approvazionedella legge. Spiega meglio il rischio di essere accusati di falso l’avvocato Massimo Cammarota del foro di Roma: «Il falso ideologico è previsto dagli articoli 48 e 480 del codice penale che individua l’errore determinato dall’altrui inganno, vale a dire la falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale. Oppure il falso per induzione, vale a dire l’atto compiuto dal pubblico ufficiale che riceve la dichiarazione mendace. E in questo caso le pene detentive vanno da unminimo di 3 mesi ad un massimo di 2 anni».

(Foto di copertina: ANSA / ANGELO CARCONI)

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