CANNES 2015: 5 strategie di sopravvivenza del Freelance

di Ilaria Ravarino

L’Italia è al 73o posto per libertà di stampa, vale sempre la pena ricordarlo.
E a farci precipitare inesorabilmente verso il fondo, un filo sopra la velina del Togo e dritti a testa alta verso il dispaccio nordcoreano, contribuiscono senz’altro le frustranti e spesso paradossali condizioni in cui esercitano la professione la maggioranza dei giornalisti italiani. E cioè: i freelance.

Per contribuire alla causa, direttamente dal festival di Cannes, ecco qualche idea creativa per migliorare la vita del giornalista a cottimo.

E, soprattutto, la qualità del suo bistrattato lavoro.

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1) Proporre efficacemente la notizia. “Ciao, scrivo al volo per dirti che oggi sul red carpet Mel Gibson ha aperto il fuoco sulla delegazione Pixar sparando con un fucile semiautomatico di pongo fucsia. Ho il video, ciao”. Uno dei problemi ricorrenti del freelance non è tanto “trovare” la notizia, ma ricevere una risposta dalle redazioni. Con il metodo Amelie è possibile capire immediatamente se le proprie proposte vengono lette, o cestinate prima ancora di essere aperte.

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2) Aggredire la notizia. “Ciao, velocemente da Cannes: ho preso in ostaggio Natalie Portman colpendola alla nuca con un portacenere d’ottone. Sono barricata in un ascensore dell’Hotel Carlton, serve pezzo?”. Pochi freelance hanno osato spingersi verso soluzioni così estreme. Ma attenzione: finchè l’ impresa non sarà raccontata almeno da una fotogallery di Repubblica, non sarà mai accaduta. Nessuno vi crederà (e dunque la pubblicherà) neanche se vi sparate un selfie con l’intestino della Portman fra le mani.

3) Diventare la notizia. “Update da Cannes, vedi se interessa. Mi sono fatta incatenare nuda sul retro del gazebo del padiglione del Botswana e un gruppo di dodici nani sta per infilarmi in testa un sacchetto della Standa. Interessa diretta Periscope?”. Fondamentale, per la riuscita dell’operazione, che un inviato di Repubblica sia sul posto (vedi punto 2).

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4) Cacciare la notizia. “Gentile ufficio stampa, scrivo per confermare il mio interesse a partecipare all’attività stampa pianificata con l’assistente dell’hair stylist della segretaria d’edizione palestinese del vostro magnifico documentario sulla transumanza ovina in Macedonia. Ribadisco la mia disponibilità a realizzare l’intervista in greco, bendata e senza traduttore. Grazie”. Mai sottovalutare la potenza di alcuni uffici stampa, specialmente quelli internazionali. Un giorno vi saranno grati di quelle sedici ore di intervista sulla transumanza ovina, e potrebbero decidere di concedervi qualche minuto con una star di seconda mano, tipo Alec Baldwin sbronzo o Thorne di Beautiful.

5) Depistare. “Ehy, ma ti hanno avvertito del panel sul finger food thai con Christopher Nolan e Woody Allen sullo yacht di Daniela Santanchè oggi pomeriggio? Io non ho l’invito…”. Spargere informazioni false e tendenziose fra i colleghi dei giornali che contano non è carino. Ma a volte può essere utile. Lanciate Repubblica per qualche ora nello spazio e andate a farvi un panino. Siete a Cannes, dopo tutto. Tirate un respiro: potrebbe andar peggio.

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