La battaglia per la cannabis light in Italia

17/09/2017 di Redazione

I Nas stanno effettuando controlli a campione sulla cannabis light, che dà il via ad un importante confronto con le istituzioni sulla leicità della vendita. È quanto ha spiegato pochi giorni fa in un video postato su Facebook Luca Marola, attivista antiproibizionista, titolare a Parma del negozio Canapaio Ducale e soprattutto ideatore di EasyJoint, un progetto lanciato a maggio scorso che vuole contribuire alla legalizzazione della cannabis «attraverso la commercializzazione e la valorizzazione delle infiorescenze di canapa sativa legale di elevata qualità». Nel suo messaggio, oltre a dare notizia dei prelievi di prodotti in decine di grow shop da parte dei carabinieri dei Nuclei Antisofisticazioni, ha fatto il punto sulla sua battaglia, che è soprattutto politica più che commerciale, ed anche provocatoria.

 

 

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CANNABIS LIGHT, CONTROLLI DEI NAS SU PRODOTTI A BASSO CONTENUTI DI THC

«Oggi posso ufficialmente comunicare che il progetto EasyJoint è entrato nel vivo e nella sua seconda fase prevista», ha detto Marola (che è anche autore di vari libri sul tema dell’antiproibizionismo e della legalizzazione della cannabis) nel video caricato mercoledì 13. «Da questa mattina – ha fatto sapere – i Nas su indicazione del Ministero della Sanità hanno iniziato i controlli e la campionatura dei prodotti in numerosi negozi nostri rivenditori. L’obiettivo principale di tale visita ai rivenditori è l’analisi dell’effettivo valore di Thc presente nei prodotti EasyJoint che dev’essere, e lo abbiamo ribadito più volte, al di sotto dello o,2 per cento. L’obiezione vera e propria riguarda l’etichettatura del prodotto e le sue possibili destinazioni. Qui, sul modo di presentare l’infiorescenza di cannabis per la sua commercializzazione, si gioca l’intero progetto di provocazione istituzionale su cui si basa EasyJoint». EasyJoint nasce come reazione alla cancellazione delle infiorescenze dalla legge sulla tutela e promozione della filiera della cannabis in Italia: «Abbiamo deciso, nell’ambiguità normativa dovuta alla rimozione del concetto stesso di infiorescenza, di prendere il fiore, l’infiorescenza, la cui commercializzazione non è esplicitamente proibita, e di metterla in commercio dandole un effettivo valore economico».

CANNABIS LIGHT, BATTAGLIA ANTIPROIBIZIONISTA: «CANAPA 0,2 GIÀ LEGALE»

«Il secondo obiettivo – dice ancora Marola – è l’accettazione pubblica e istituzionale del mercato della cannabis light. Il progetto di libertà che abbiamo concepito attraverso la commercializzazione di barattolini di cannabis sativa passa anche attraverso l’interlocuzione con le istituzioni e le forze dell’ordine. L’obiettivo strategico principale è far sì che, nonostante l’ambiguità della normativa vigente, si arrivi con la nostra provocazione commerciale e politica a riconoscere senza se e senza ma la liceità della vendita e dell’acquisto della canapa industriale in ogni sua parte e per qualunque destinazione. Qui sta la parte antiproibizionista del progetto EasyJoint». Il progetto vuole superare la «paranoia proibizionista e anti-marijuana» che «penalizza una pianta e una filiera», l’«ideologia proibizionista che porta il legislatore a eliminare il 33% della pianta, il fiore, perché troppo simile alla droga». Marola annuncia un tira e molla con le istituzioni «il cui esito finale sarà la liceità o meno del mercato delle infiorescenze di canapa a basso contenuto di Thc». «La canapa Thc – ribadisce alla fine del video – inferiore allo 0,2 è già legale, lo dice la legge, ed è quindi diritto di tutti i cittadini poterla acquistare e portare a casa. Questa è la battaglia di oggi. Noi abbiamo disponibile la canapa nelle case degli italiani. Questo era impensabile fino a pochi mesi fa. Siamo sereni e orgogliosi di aver sdoganato la cannabis light in Italia. Siamo concentrati a portare la nostra azione di normalizzazioni. Sappiamo di essere dalla parte giusta».

(In copertina una foto di una pianta di cannabis da archivio Ansa. Credit: ANSA / DANIEL DAL ZENNARO)

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