La doppia camorra: gangster in città e imprenditori in provincia

I colpi di pistola esplosi contro la facciata della caserma dei carabinieri di Secondigliano, alla periferia di Napoli, riaccendono i riflettori su una camorra che non esita ad ostentare la propria violenza. La criminalità organizzata vive in questi anni una fase di trasformazione, di sdoppiamento. L’ultimo rapporto dell’intelligence italiana parla precisamente della presenza sul territorio napoletano di una doppia camorra, gangsteristica in città, e imprenditrice in provincia, dall’hinterland partenopeo fino al casertano.

CAMORRA

La relazione 2015 dei servizi segreti (Aise) presentata al Parlamento nel mese di marzo descrive una camorra a due facce, predatoria nel capoluogo di regione e manipolatoria nelle altre realtà. Si legge in un box riassuntivo:

Per quanto concerne i clan di camorra, si ripropone la dicotomia tra le modalità gangsteristiche e predatorie adottate dai gruppi criminali attivi nel capoluogo campano, e le forme manipolatorie proprie della criminalità camorristica dotata di profilo imprenditoriale, maggiormente presente nell’hinterland partenopeo settentrionale, nel nolano e nel casertano. Anche la minaccia che ne deriva si mantiene bipartita. Il depotenziamento dei clan storici napoletani e l’ormai cronico deficit di leadership hanno fatto proliferare bande e microgruppi guidati da giovani privi di profilo strategico, tesi all’accaparramento delle piazze illecite, con modalità che destano vivo allarme sociale per l’efferata violenza. La camorra della provincia persegue un più sistematico controllo territoriale che favorisce la saldatura di interessi criminali con quelli affaristici diffusamente illegali.

 

 

COSA NOSTRA

Per quanto riguarda invece la mafia siciliana, Cosa Nostra vive una fase di ricerca di nuovi equilibri interni dopo i colpi incassati per un’incisiva azione di contrasto, con un ritorno alle attività tradizionali. Si legge ancora nella relazione 2015 dell’intelligence:

Nell’ambito di Cosa Nostra, alla necessità di nuovi assetti interni, seguita all’incisiva azione di contrasto, ha corrisposto l’avvicendamento ai vertici di talune importanti famiglie, pur rimanendo centrale, nella definizione delle strategie dell’organizzazione, il ruolo del carcerario. Sul piano operativo, quale conseguenza della crisi economica, oltre al ritorno ad attività criminali più “tradizionali” (narcotraffico, gioco illegale, contrabbando anche di prodotti petroliferi), si è evidenziata una continuità nei tentativi di ingerenza/infiltrazione nei processi decisionali.

‘NDRANGHETA

La ‘ndrangheta, intanto, sembra conservare la sua forma struttura orizzontale e a base familiare, punto di forza di un’organizzazione che ha saputo trasformarsi anche in holding economica e finanziaria e dalla Calabria diffondersi nelle regioni più ricche del Paese (e non solo):

La ‘ndrangheta conferma le sue peculiarità rispetto alle altre organizzazioni criminali mafiose nazionali. La flessibilità della struttura di tipo orizzontale, a base familiare, legata alla tradizione ma pronta all’aderenza ai più diversificati contesti, ha consentito alla criminalità organizzata calabrese di trasformarsi, nelle sue forme più evolute, in una dinamica e spregiudicata holding economico-finanziaria. Tale strutturazione rende la ‘ndrangheta meno vulnerabile all’azione di contrasto rispetto alle organizzazioni di tipo verticistico e le assicura anche spiccate capacità di ingerenza politico-amministrativa.

CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE

Infine la criminalità organizzata pugliese. Mentre i clan del Salento sembrano superare le conflittualità interne, quelli del foggiano e del barese appaiono maggiormente polverizzati:

La c.o. pugliese, caratterizzata in tutte le sue forme da diverse gradazioni di eclettismo e adattabilità ai contesti socio-economici, continua ad esprimersi in modo differenziato a livello provinciale, riproponendo le diversità strutturali tra i clan salentini e quelli foggiani e baresi. I primi riescono a bilanciare le conflittualità interne allo scopo di intensificare gli inserimenti nel tessuto affaristico-imprenditoriale locale. I secondi, penalizzati dalla loro polverizzazione e instabilità, risultano coinvolti in pratiche intimidatorie, conflittualità interclaniche e progettualità infiltrative di minor spessore.

(Foto di copertina: ANSA / CIRO FUSCO)

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