La “camicia nera” della Lazio finisce su le Monde

La maglia nera della Lazio finisce su le Monde; la quarta divisa della squadra romana finisce sul principale giornale francese che non si risparmia l’accostamento: con questa divisa, “anche Paolo di Canio è pronto a tornare dalla pensione”. Il giocatore della Lazio e allenatore, per meno di un anno, del Sunderland inglese e noto per le sue simpatie neofasciste viene rievocato da le Monde che critica pesantemente la divisa della SS Lazio.

LA MAGLIA NERA DELLA LAZIO FINISCE SU LE MONDE

“E’ vero che il nero è un colore molto di moda per le maglie sportive”, scrive Le Monde, “viste le scelte della Juventus e del Paris Saint Germain, ma questa scelta è un po’ più problematica per il club di Miroslav Klose. In effetti, la squadra laziale ha una reputazione pessima sopratutto per le tendenze neofasciste della Curva Nord, mostrate a più riprese grazie a slogan nostalgici degli anni ’30”, continua Le Monde. E, sui social network, sono molti i commentatori che hanno paragonato la maglia presentata durante la partita con il Dnipro ad una “divisa da Terzo Reich”.

Così, per la precisione, il profilo di Cahiers de Football che ha fatto – esplicitamente – “una battuta”: “La Lazio lancia la maglia da terzo Reich”.

LEGGI ANCHE: Lazio-Dnipro, la partita di Europa League

La società ha risposto prontamente: se la maglia è così, più o meno, è perché è la Uefa, l’Europa, che ha dei criteri che non permettono di fare diversamente.

“Il nero era l’unico colore che ci avrebbe permesso di impiegare la “maglia bandiera” (quella con l’aquila stilizzata utilizzata negli anni 80 e riproposta nelle gare interne della seconda parte della scorsa stagione, ndr) visto che la Uefa considera l’aquila come un logo vero e proprio e consente solo la formula “tono su tono”, altrimenti non avremmo neppure pensato a una quarta maglia oltre le tre di campionato – dice il responsabile marketing Marco Canigiani. Abbiamo mandato alla Uefa circa 20 prove, fino a quando non è arrivato l’ok definitivo. Il colore doveva essere necessariamente scuro, in quanto la prima maglia è celeste e la seconda bianca”.

Dunque, questo era l’unico modo, risponde la Lazio; e pochi minuti fa, è arrivata una nuova presa di posizione, ancora, da Le Monde: la maglia nera è “più uno scivolone che fascista”. E’ chiaro, dice le Monde, che la maglia di per sé non avrebbe nulla a che vedere con il regime nero. Tuttavia, il problema è un altro.

Il problema è il contesto nel quale si inserisce la maglia. La Lazio ha una reputazione che la associa alla frazione neofascista di una parte dei suoi sostenitori, e a episodi come il saluto fascista lanciato ai suoi sostenitori dall’emblematico giocatore Paolo di Canio, nel 2005, o l’omaggio reso al miliziano serbo Arkan, cinque anni più tardi. E ben si comprende la perplessità suscitata dalla nuova maglia: si comprende che i tifosi romani possano associare il rapace esclusivamente al simbolo della squadra, ma ci si domanda come sia possibile che nessuno, nella catena decisionale del club, abbia potuto prevedere le reazioni che quella maglia abbia potuto suscitare.

Copertina: Official SS Lazio

Share this article