Calciopoli, Moggi “graziato” dalla prescrizione, il Pg chiede l’annullamento della condanna: «Ma l’associazione è provata»

23/03/2015 di Redazione

Nove anni dopo lo scandalo, per Calciopoli è arrivato il giorno della sentenza della Cassazione. In aula è presente il principale imputato del processo, l’ex dg della Juventus Luciano Moggi, che ha fatto ricorso contro la condanna a 2 anni e 4 mesi inflittagli nel 2013 dalla Corte d’Appello di Napoli, con l’accusa di associazione finalizzata alla frode sportiva. Ora il Pg ha chiesto l’annullamento senza rinvio, per prescrizione, della condanna all’ex dirigente juventino Luciano Moggi per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Per alcune singole imputazioni di frode sportiva la formula scelta è stata invece “perché il fatto non sussiste”. Il Pg ha invece respinto la richiesta di proscioglimento dall’accusa di essere stato il “promotore” dell’associazione.

IL PG: «PROVATA ASSOCIAZIONE, MA PRESCRITTA» –

Nella sua requisitoria di fronte alla terza sezione penale, il procuratore generale di Cassazione, Gabriele Mazzotta ha quindi confermato come, a suo dire, il reato di associazione a delinquere nell’ambito del processo su Calciopoli sussista, sottolineando però come il reato sia prescritto. «Il fatto che un gruppo di persone si contatti con l’utilizzo di schede telefoniche estere è sintomatico dell’esistenza di una struttura organizzativa», ha precisato Mazzotta. Un sistema definito «volto ad alterare i risultati», con la «partecipazione dei dirigenti alla designazione delle griglie arbitrali», un «gruppo coeso interessato a condotte illecite per alterare i risultati del campionato».

Al momento, dopo la requisitoria del Pg, Moggi non ha voluto commentare:  «Aspettiamo la sentenza».

La Suprema Corte dovrà però decidere se confermare o meno le sentenze per due diversi procedimenti, sempre svolti a Napoli. C’è infatti anche quello svolto con rito abbreviato relativo all’altro ex dirigente bianconero Antonio Giraudo, condannato nel 2012 a un anno e 8 mesi. Anche per Giraudo, il magistrato ha chiesto di dichiarare la prescrizione agli effetti penali per il reato associativo e di frode sportiva.

Calciopoli Moggi Giraudo
Antonio Giraudo e Luciano Moggi (Lapresse)

CALCIOPOLI IN CASSAZIONE, PER MOGGI E GIRAUDO L’ACCUSA HA CHIESTO DI DICHIARARE LA PRESCRIZIONE –

Contro la posizione di Giraudo e contro le assoluzioni degli arbitri Tiziano Pieri, Gianluca Rocchi, Paolo Dondarini e dell’ex presidente Aia, Tullio Lanese, aveva presentato ricorso la Procura generale di Napoli. Un ricorso giudicato dal Pg come “inammissibile”.

Il processo che vede imputato Moggi, invece, è stato invece quello ordinario. In primo grado Moggi era stato condannato a 5 anni e 4 mesi nel 2011. Poi, le frodi sportive a lui contestate sono state dichiarate estinte per avvenuta prescrizione.

Tra gli imputati, oltre all’ex dg, c’è anche l’ex vicepresidente della Figc, Innocenzo Mazzini, e il designatore Pierluigi Pairetto, condannati a 2 anni. Anche per Mazzini e Pairetto il Pg ha chiesto di dichiarare la prescrizione.

Imputati nel processo sono anche l’ex arbitro Massimo De Santis (condannato a un anno) e i colleghi Paolo Bertini e Antonio Dattilo (condannati a dieci mesi). Questi arbitri avevano rinunciato alla prescrizione. Ora il Pg ha chiesto per Bertini e Dattilo l’assoluzioneperché il fatto non sussiste“, mentre ha chiesto di confermare la condanna a un anno di reclusione per De Santis

PG: «DOSSIERAGGIO CONTRO I DELLA VALLE» –

La prescrizione è invece già sopravvenuta per l’attuale patron della Lazio, Claudio Lotito, per Andrea e Diego Della Valle, a capo della Fiorentina, e altri imputati. Oggi il pg ha chiesto comunque di rigettare i ricorsi di Claudio Lotito, patron della Lazio e Andrea e Diego Della Valle. 

Contro i Della Valle, secondo il Pg Mazzotta, è stata provata «l’attività di dossieraggio da parte del “sistema Moggi“». I patron viola erano ritenuti «colpevoli di non voler appoggiare l’elezione di Carraro al vertice della Lega Calcio».

LE MOTIVAZIONI DELLA CONDANNA DI MOGGI IN APPELLO –

In base alle motivazioni della sentenza d’Appello, Luciano Moggi «esercitava un ruolo preminente sugli altri sodali» coinvolti nello scandalo. Nelle motivazioni era evidenziata «la sua capacità di porre in contatto una molteplicità di ambienti calcistici fra loro diversi e gestirne le sorti con una spregiudicatezza non comune».

Se non ci sarà rinvio ad altra udienza, gli “ermellini” annunceranno un verdetto atteso da quasi un decennio. Lo scandalo emerso ebbe come conseguenza, a livello sportivo, la cancellazione di due scudetti conquistati dalla Juventus allora allenata da Fabio Capello (2004-05 e 2005-06, uno revocato, l’altro assegnato all’Inter), la retrocessione in serie B della squadra bianconera e penalizzazioni contro Milan, Fiorentina e Lazio.

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