Calciomercato, un’analisi della sessione invernale 2015

03/02/2015 di Maghdi Abo Abia

Con la chiusura del calciomercato di gennaio i sogni, le ambizioni e le speranze di tifosi, società e allenatori vengono riposti nel cassetto per poi ritornare prepotentemente la prossima estate. La parola passa ora al campo, unico giudice che permetterà di capire chi ha operato bene e chi male, ma sopratutto perché.

Calciomercato, un'analisi della sessione invernale 2015
(Lapresse)

TRA SCADENZE E SCADENZE –

Il cosiddetto «mercato di riparazione» ha la funzione doppia di mettere a posto sia le rose sia i conti. Sono molte le società che hanno la necessità di chiudere operazioni in uscita in modo tale da mettere a posto i bilanci per le scadenze di fine stagione. Altre invece investono copiosamente grazie sopratutto all’apertura del nuovo anno contabile al primo gennaio, processo che permette loro di poter pianificare con calma acquisti e cessioni ragionando secondo un anno solare e non con investimenti cadenzati dalla stagione sportiva.

UN TESORETTO CHE DEVE COPRIRE MOLTE VOCI –

Prima di approfondire il discorso, è opportuno grazie all’aiuto di Tifoso Bilanciato capire cosa si nasconde, dal punto di vista finanziario, dietro il trasferimento di un calciatore. Ottenere 20 milioni di euro dalla vendita di un giocatore non presuppone automaticamente l’idea che questi soldi possano essere usati per acquistare un rincalzo. Questi soldi servono sopratutto a risanare i bilanci o a tagliare il monte ingaggi. Diventa quindi impossibile stabilire quanto di questi 20 milioni possa essere investito. Potenzialmente, si potrebbe benissimo tenere tutto il denaro in cassa.

LA DIFFERENZA TRA BILANCIO SULLA STAGIONE E SU ANNO SOLARE –

Questa premessa aiuta a capire cosa significa sia acquistare sia vendere. Inoltre per capire bene come sia andata questa sessione di calciomercato, occorre ricordare che Atalanta, Genoa, Fiorentina, Milan, Sampdoria, Sassuolo e Torino hanno i bilanci su anno solare, le altre su stagione sportiva. Ciò significa che per quanto riguarda le squadre con bilancio sulla stagione sportiva, il mercato di gennaio impatta solo per sei mesi sul bilancio in corso, ovvero fino a giugno. Per le altre invece questo mercato ha valore per tutto l’anno solare 2015. Ciò significa che per quanto riguarda le operazioni di mercato compiute da squadre come Atalanta e Sampdoria conviene acquistare giocatori ad inizio anno nella speranza, eventualmente, di rivenderli con un risparmio sulla gestione dei conti sia nel bilancio 2014 sia in quello 2015.

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LA RIVOLUZIONE DELLA SAMPDORIA –

Calcio ed altri elementi inquadra la situazione delle venti squadre di Serie A. La protagonista di questa sessione è stata senza dubbio la Sampdoria, protagonista di operazioni che porteranno ad uno sbilancio a lungo termine. I blucerchiati a fine stagione riscatteranno Muriel, Coda e Duncan, tutti e tre al momento in prestito, aggravando il bilancio a partire da luglio. A questi va aggiunto l’ingaggio di Eto’o, si parla di 1,7 milioni di euro più bonus, ingaggio parzialmente compensato dalla partenza a fine stagione di Sergio Romero, forte di uno stipendio di 1,5 milioni di euro netti. Va poi considerata l’operazione Munoz, un prestito semestrale di 500.000 euro che aiuta il Palermo a mettere un po’ di fieno in cascina per il bilancio 2014/2015, in chiusura il 30 giugno. Importanti in questo senso però le cessioni di Da Costa, Gastaldello, Gabbiadini e Kristcic. Il saldo è in rosso per 6 milioni ma se ci mettiamo i risparmi per gli ingaggi, ecco che arriviamo a 2 milioni di euro di perdite, al netto dei riscatti estivi. La Samp potrebbe mettersi a posto con una o due cessioni strategica in estate, così da sistemare il bilancio. Le cose cambierebbero se una buona posizione di classifica portasse ad un aumento degli introiti.

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LO STRASCICO DEL SASSUOLO ED I RISPARMI DEL GENOA –

Discorso opposto per il Sassuolo. I neroverdi si stanno trascinando le zavorre della campagna estiva che si sono riproposti a gennaio. Il Genoa, di contro, dopo aver ottenuto importanti plusvalenze nella sessione estiva, ha condotto altre cessioni con il risultato di potersi sobbarcare l’ingaggio di Marco Borriello liberandosi di ingaggi pesanti, come quelli di Antonelli, Sturaro, Matri, Pinilla, Rosi, Fetfatzidis, con un utile di oltre 12 milioni di euro. Da ricordare però che il Genoa ha chiuso la precedente gestione con un utile di poco superiore ai 300.000 euro, risultato ottimo visto la perdita dell’anno precedente pari a 14.846.953 euro. Il Napoli è stato invece esempio di morigeratezza assoluta. L’arrivo di Gabbiadini e Strinic è stato finanziato dalle plusvalenze estive e dai premi di Europa League, oltre che dall’attivo nell’esercizio 2013/2014.

LA DOPPIA PLUSVALENZA PER CUADRADO –

La Fiorentina può festeggiare per i 33 milioni avuti per Cuadrado, somma che vale un attivo netto di 25 milioni per i Viola, soldi usati in minima parte per il ritorno in Italia di Gilardino e Diamanti e l’arrivo di Mohamed Salah. Peraltro, sempre riguardo a Cuadrado, Fantagazzetta ci ricorda che in due sessioni di mercato il colombiano ha fruttato ben due plusvalenze: 15 milioni all’Udinese, 17,6 alla Fiorentina. A proposito di plusvalenze, la Roma ne ha portato a casa una discreta per Tin Jedvaj, croato passato al Bayer Leverkusen per 7 milioni più eventuali bonus.

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LA ROMA CONTA SULLA RIDUZIONE DEL MONTE STIPENDI –

I giallorossi avevano acquistato in estate il giocatore dalla Dinamo Zagabria per 5 milioni più l’impegno a corrispondere ai croati il 20 per cento di un’eventuale plusvalenza in caso di cessione. In questo caso quindi 400.000 euro. Il colpo per Sabatini è rappresentato dall’alleggerimento degli stipendi dello stesso Jedvaj (600.000 euro l’anno), Emanuelson (1,1 milioni) e Marco Borriello (3,5 milioni). Questi soldi serviranno per riscattare Nainggolan, la cui conclusione con il Cagliari è stata spostata a giugno. L’arrivo in prestito di Ibarbo con obbligo di riscatto a 12,5 milioni ed attuale prestito oneroso a 2,5 milioni, inoltre, sembra che possa servire ad agevolare il passaggio del belga in giallorosso. Da sottolineare poi l’arrivo di Spolli a 1,5 milioni, con riscatto fissato ad altri 1,5 milioni.

LE SPESE DEL MILAN E LE CESSIONI INTELLIGENTI DELL’INTER –

Il Milan ha investito qualcosa, probabilmente con l’obiettivo di rendere più appetibile il parco giocatori aumentandone il valore. La società di Via Aldo Rossi ha speso 3,5 milioni per l’acquisto di Paletta, 4,5 per Antonelli e 500.000 euro per il prestito di Destro, oltre agli arrivi di Cerci e Bocchetti in prestito. Il saldo è negativo per 3,5 milioni di euro visto che le cessioni, tutti prestiti, hanno un impatto solo sullo stipendio dei calciatori. L’Inter invece ha quadrato il cerchio con gli arrivi in prestito di Shaqiri, Brozovic, a 3 milioni, e Podolski, a 600.000 euro, che compensano con la rescissione di M’Vila, i 3,5 milioni di euro ricevuti per la comproprietà di Duncan con la Sampdoria ed altre cessioni che portano il monte incassi a 6.5 milioni. Il saldo, considerati gli ingaggi, è quindi di 1,4 milioni.

LA JUVENTUS ED IL RITORNO (QUASI) GRATIS DI MATRI –

La Lazio ha pagato un mercato estivo dispendioso rimanendo di fatto ferma. Stessa cosa per il Cesena. Torino e Empoli hanno dato vita ad una girandola di prestiti con un impatto limitato sui costi, così come Parma (dissanguato in questa sessione di mercato con risparmi risibili, nell’ordine di 3 milioni di euro circa) mentre la Juventus festeggia con il prestito di Matri (venduto a 12 milioni al Milan la scorsa stagione) e l’ingaggio pagato a metà dai rossoneri e l’arrivo di Sturaro. Le partenze di Gabbiadini e Giovinco portano il saldo, stipendi inclusi, a un risultato positivo da quantificare in 5 milioni di euro circa.

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IL RUOLO DEL COSTO DEL PERSONALE IN UNA SOCIETÀ DI A, IL CASO HELLAS VERONA –

Appare evidente che le operazioni più elaborate sono state concretizzate da società che avevano bisogno di far quadrare i conti o che avevano più margine di manovra. Appare poi chiaro che tutte avevano bisogno di far quadrare i conti cercando di limitare al minimo l’impatto del costo del lavoro, una voce sottovalutata ma fondamentale nel bilancio di una squadra di calcio. Su questo tema prendiamo come case study con l’aiuto di Calcio e Finanza l’esercizio 2013/2014 dell’Hellas Verona, riguardante la prima stagione in A dei gialloblu dopo 11 anni. Tale esercizio è stato chiuso con un utile netto di 5,28 milioni di euro che copre la perdita netta del 2012/2013, pari a 5,35 milioni.

COSTI PIÙ CHE RADDOPPIATI –

Il ritorno in Serie A ha fatto lievitare i ricavi con 22,82 milioni di euro provenienti dai diritti tv, ben superiori ai 790.000 dell’anno precedente. La Lega di Serie A ha poi fatto il suo con 6 milioni di contributi, mentre le sponsorizzazioni hanno raggiunto quota 1,45 milioni. Con la promozione sono però aumentati i costi di gestione e gli ammortamenti dei diritti alle prestazioni sportive dei giocatori. Le spese del personale sono passate da 12,69 milioni del 2012/13 a 29,14 del 2013/14, con gli ammortamenti che sono passati dai 743 mila euro del 2012/13 a 3,5 milioni.

BILANCIO 2014/2015 IN ATTIVO GRAZIE A ITURBE? –

L’utile è stato raggiunto grazie alla cessione del marchio alla società correlata Hellas Verona marketing & communication srl mentre al capital gain di tale cessione va inclusa la plusvalenza di Jorginho, pari a 8,99 milioni di euro, frutto di un pagamento di 9 milioni da parte del Napoli. Il giocatore, cresciuto nelle giovanili dell’Hellas, era a bilancio a 10 mila euro. Le due società hanno sottoscritto per il giocatore un accordo di compartecipazione, con il risultato che nel bilancio al 30 giugno tale compartecipazione è iscritta nell’attivo non immobilizzato a 4,5 milioni di euro. Ma non basta ancora. Il Verona non ha contabilizzato in quel bilancio il passaggio di Iturbe alla Roma, e quindi neanche la plusvalenza stimata di 7 milioni di euro perché il trasferimento si è concretizzato dopo il primo luglio. Ciò significa che il Verona ha nel prossimo bilancio un tesoretto da 7 milioni.

THAT’S CALCIOMERCATO! –

Dietro il trasferimento di un giocatore si nasconde tutto questo. Conti, spese, ammortamenti, stipendi, previsioni a lungo termine e caratteristiche del bilancio che costringono i direttori sportivi a muoversi secondo logiche ben determinate. E poco importa se il rischio è quello di stravolgere meccanismi ben oliati. Chi può migliora leggermente, gli altri cercano la rivoluzione per sistemare i conti nella speranza di non dover affrontare importanti campagne acquisti nella sessione successiva, o al massimo limitarsi a qualche cessione eccellente.

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