Bernardo Caprotti il patron Esselunga lascia alla storica segretaria 75 milioni di euro

25/10/2016 di Redazione

Così volle il patron di Esselunga Bernardo Caprotti. La sua storica segretaria, Germana Chiodi, riceverà 75 milioni di euro, ossia la metà dei risparmi del fondatore.

Racconta Repubblica:

La fedele collaboratrice che ha maturato una pensione da dirigente e mantiene un contratto da consulente con Esselunga e aveva già avuto donazioni per dieci milioni di euro a cui si aggiungono due quadri valutati da Sotheby’s 200mila euro l’uno. Ai 5 nipoti dell’imprenditore, Fabrizio e Andrea (figli del fratello minore Claudio) e ai tre figli di Giuseppe Caprotti è destinata l’altra metà dei conti correnti e titoli di Bernardo, vale a dire 15 milioni a testa. Sui conti correnti custoditi presso Deutsche Bank e Credit Suisse, l’imprenditore aveva circa 150 milioni di euro. Idealmente, invece, Caprotti ha affidato il futuro di Esselunga agli olandesi di Ahold.

Prima di morire, l’imprenditore ha diviso tutti i suoi beni con precisione certosina (la stessa con cui curava i suoi supermercati) con lo scopo di evitare “ulteriori contrasti e pretese” consentendo a tutti “di vivere in pace nei propri ambiti”. Un’impresa non facile anche perché lo stesso testamento è la prova di come le divisioni in famiglia siano ancora profonde e le posizioni lontanissime. La decisione di rivedere la prima versione dell’eredità risale a luglio 2010, quando Caprotti licenzia Paolo De Gennis, vice presidente di Esselunga e storico manager fin dalle origini della gestione Rockefeller. “Il disegno di ripartizione e continuità familiare, business soprattutto, che con tanta fatica e sofferenza avevo costruito già oltre 16 anni fa – si legge nel documento – è definitivamente naufragato la sera del 30 luglio 2010. Ora dopo anni di battaglie legali e di pubbliche maldicenze da parte di Violetta e Giuseppe, ho destinato e destino le partecipazioni nelle due aziende che ho creato e che mi appartengono, in modo tale da dare tranquillità e continuità alle imprese, salvaguardando però i diritti di tutti i miei aventi causa, secondo la legge”.

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I figli di primo letto Giuseppe e Violetta si spartiscono quindi il restante 30% di Esselunga e il 45% dell’immobiliare.

“Non sono stato molto premiato per quanto ho fatto, o ho cercato di fare, a favore di Giuseppe e Violetta – scrive Bernardo nelle sue ultime volontà – svantaggiati dalla legge italiana rispetto a Marina e alla madre”.
Questa scelta sancisce la gestione e impedisce ai figli di primo letto di avere la minoranza di blocco sui supermercati. Ma c’è di più perché avendo rispettato la legge di successione, che prevede che ogni figlio abbia per legittima almeno il 16,6% del patrimonio, non dà appigli a Violetta e Giuseppe di fare nuove cause. Bernardo ripercorre le donazioni fatte in passato, o di recente ai suoi familiari, e aggiunge quelle per legato. Il primo che viene ricordato è il primogenito Giuseppe che ha ricevuto l’appartamento sul Golf di Monticello a Cassina Rizzardi, l’appartamento di Verbier in Svizzera, la villa di famiglia ad Albiate Milano e i suoi arredi, la biblioteca di 4 mila volumi del bisnonno Giuseppe Caprotti, l’archivio di famiglia e alcuni quadri di pregio tra cui una natura morta di De Chirico. Violetta invece ha avuto, la sua casa di Via Bigli a Milano, quella di New York sulla Quinta strada, “la proprietà che mi è più cara” cioè il castello di Bursinel sul lago di Lemano e alcuni quadri tra cui un olio di Zandomeneghi.

(foto ANSA / MATTEO BAZZI)

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