“Berlusconi riciclava i soldi del traffico di droga”

17/03/2011 di Redazione

L’espresso racconta le confessioni di Brusca a proposito del Cavaliere. E spunta un boss ancora vivo, che ha avuto la revisione al maxiprocesso

Decine di miliardi di vecchie lire, provenienti dal narcotraffico, sarebbero state affidate da una cordata di mafiosi palermitani a Silvio Berlusconi. Tra gli ‘investitori’ ci sarebbero stati Stefano Bontate, ucciso nell’81, e altri boss sterminati nella guerra di mafia all’inizio degli anni Ottanta. Lo scrive il settimanale L’Espresso in edicola domani (edit: il pezzo è anche on line).

LE RIVELAZIONI DI BRUSCA – Il giornale, riferendosi a dichiarazioni di Giovanni Brusca, spiega che gli ‘investitori’ sono tutti morti, tranne uno, ‘che ha ottenuto la revisione del celebre maxiprocesso. Il nome – scrive L’Espresso – messo a verbale da Brusca lo scorso 25 novembre, e’ quello di Giovannello Greco, fuggito in Spagna, arrestato 16 anni dopo e poi tornato in liberta”. ‘Brusca sostiene – si legge nell’articolo – che ogni anno il Cavaliere avrebbe pagato 600 milioni di lire ai finanziatori siciliani. Poi la guerra di mafia tra l’81 e l’82 ha falcidiato Bontate e il suo gruppo, facendo interrompere i rapporti. Brusca ha fornito nuovi racconti sui boss che negli anni Settanta avrebbero puntato su Berlusconi. Tra loro ci sarebbe stato Pietro Marchese, ucciso in carcere nel 1982. E soprattutto Giovannello Greco, fedelissimo di Bontate’. Greco avrebbe recuperato la propria quota d’investimento attraverso il mafioso Gaetano Cina’, amico di Marcello Dell’Utri, scrive il settimanale.

UN BOSS IN LIBERTA’ – Greco è tornato in libertà nel settembre 2010:

Il mafioso Giovannello Greco ha finito di scontare la propria pena ed è libero. Alla fine dell’estate 2009 Greco, 58 anni, considerato uno dei uomini delle cosche che contava a Palermo e fedelissimo del boss Stefano Bontade, aveva lasciato il carcere ed era stato trasferito in una casa lavoro in Emilia Romagna, dov’era sottoposto a una misura di sicurezza. Ora, come scrive il Giornale di Sicilia, è definitivamente libero. Greco, negli anni ‘80, divento’ il “re degli scappati”, fuggendo dalla Sicilia per evitare di essere travolto nella guerra scatenata dai corleonesi a Palermo. Approdò in Spagna, dove ufficialmente faceva il pescatore, e dopo una lunga latitanza si consegnò alla polizia spagnola nel 2002 per essere estradato e chiudere i suoi conti con la giustizia. Già aveva scontato alcuni anni di carcere in precedenza. La sua pena più lunga, 15 anni di carcere per il tentativo di omicidio del killer Pino Greco, era stata ridotta a 10 anni perché i giudici hanno riconosciuto che non fu Giovannello a tentare di uccidere il sicario dei corleonesi. Il conto del cumulo delle pene, cui era stato condannato, è stato rideterminato e Greco ora ha scontato tutta la condanna.

Nel 2009, scriveva l’Ansa, i giudici della Corte d’appello di Catania hanno parzialmente annullato la sentenza del maxi processo a Cosa nostra, in seguito a giudizio  di revisione, che riguardava il boss di Palermo, Giovannello Greco. Il mafioso era stato condannato per associazione mafiosa e tentato omicidio di Pino Greco “scarpuzzedda”, un sicario di Ciaculli.

LA TUFIATA DI CIANCULLI – Per questo episodio, conosciuto come la “tufiata” (sparatoria) di Ciaculli, Giovannello Greco è stato condannato a 15 anni. Pena diventata definitiva nel 1990. La corte ha dunque annullato i reati di tentato omicidio e porto e detenzione di arma da fuoco. I giudici hanno così accolto la richiesta degli avvocati Carmelo Franco e Alfredo Gaito, rideterminando la pena in dieci anni di carcere. La difesa ha ottenuto la revisione del maxi processo producendo nuove prove da cui emergeva l’estraneità di Greco nel tentato omicidio. Si tratta della testimonianza del collaboratore di giustizia Gaetano Grado, il quale si è auto accusato del delitto.Il pentito Gaetano Grado è stato sentito in aula a Catania il 26 settembre scorso, durante il processo di revisione, ed ha confermato che a tentare di uccidere “scarpuzzedda” era stato lui insieme ad altri mafiosi, e non Giovannello Greco, come invece sosteneva la sentenza del maxi. Inoltre la difesa ha prodotto la sentenza di assoluzione del processo “Tempesta” in cui Greco era accusato di un duplice omicidio e da cui emerge che il boss fin dal 1981 aveva lasciato la Sicilia ed aveva vissuto “ininterrottamente” in Spagna. Giovannello Greco è stato arrestato nel 1997 in Spagna, dopo essersi presentato spontaneamente alla polizia di Madrid. Il boss è poi stato estradato in Italia nel maggio del 2002. Doveva scontare la condanna per associazione mafiosa e poi un cumulo di pene. Il boss è stato presente alla lettura del dispositivo di sentenza con il quale la Corte lo ha assolto con formula piena.

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