Il Fatto contro Beppe Sala sulle dimissioni da commissario di Expo

12/05/2016 di Redazione

Le dimissioni di Giuseppe Sala dall’incarico di commissario di Expo sono diventate un caso politico tra i più discussi delle elezioni di Milano 2016. Dopo che il settimanale Panorama ha sollevato il caso, il Fatto Quotidiano ha smentito la prima spiegazione del candidato sindaco del centrosinistra evidenziando come abbia firmato il documento di rendiconto dell’Expo dopo la data delle sue dimissioni indicata da Palazzo Chigi. La questione dell’incandidabilità appare dubbia, ma la vicenda sembra poter ostacolare la corsa di Beppe Sala alle Amministrative.

BEPPE SALA DIMISSIONI IL FATTO SMENTISCE LA RICOSTRUZIONE DEL CANDIDATO SINDACO. MA SALA SI DIFENDE

Gianni Barbacetto, nota firma del Fatto Quotidiano, da tempo dedica numerose articoli a Giuseppe Sala: oggi ha rimarcato come Beppe Sala e Palazzo Chigi abbiano dato una spiegazione quantomeno contraddittoria sulla questione delle dimissioni da commissario di Expo, protocollate a metà gennaio. Il 3 febbraio Sala ha infatti firmato il rendiconto dell’esercito di Expo, quasi venti giorni dopo le sue dimissioni. Barbacetto evidenzia:

Delle due l’una: o le dimissioni non ci sono, e allora il governo mente per salvare la candidatura di Sala a Milano, oppure Sala, non più commissario, ha compiuto un falso, firmando un documento come commissario quando non lo era più

BEPPE SALA: «LE FIRME? ATTI DOVUTI»

Il Fatto Quotidiano dedica a questa notizia la sua prima pagina, anche se la vicenda dell’incandidabilità ex Severino non è chiarita dalla firma apposta dopo le dimissioni da commissario di Expo. La vicenda è giuridicamente controversa, visto che l’addio di Beppe Sala dall’incarico governativo è stato documentato da Palazzo Chigi. E Sala stesso è tornato a difendersi sulle firme poste dopo le dimissioni,citando pure la recente sottoscrizione del bilancio nella veste di ex amministratore delegato:

«Sono atti dovuti, che si firmano anche dopo (le dimissioni, ndr). Non va bene neanche questo? Andate pure avanti, la gente si fida di me, mentre loro non sanno più parlare alla gente e ricorrono a queste cose», ha attaccato. L’ex commissario di Expo ha pure smentito che la sua dichiarazione del 28 ottobre 2015 di non incompatibilità con la carica di consigliere della Cdp non sia corretta: «Non è così, andate a rileggervi le cose, ho anche un parere della stessa Cdp perché prima di entrare per prudenza lo avevo chiesto». Sala ha bollato poi i ricorsi al Tar annunciati dai suoi avversari come «sciocchezze elettorali».

Secondo Panorama così come diversi partiti politici contrapposti al PD che si stanno concentrando sul tema mancherebbe comunque una norma di pari grado, come un decreto legge che l’aveva nominato, che certifichi le dimissioni da commissario Expo. I Radicali così come il Movimento 5 Stelle hanno presentato un esposto al Tar, che potrebbe intervenire per risolvere la vicenda. Probabilmente non ci saranno conseguenze per Beppe Sala, che però resta sotto attacco sui media.

BEPPE SALA-STEFANO PARISI, LA SFIDA PER LE COMUNALI

Solo pochi mesi fa diversi commentatori avevano sottolineato come la vittoria di Beppe Sala alle primarie l’aveva automaticamente o quasi eletto sindaco di Milano. Dopo la grande popolarità e visibilità mediatica acquisita con Expo, il profilo da manager competente avrebbe dovuto assicurare a Sala consensi trasversali capaci di portarlo a un facile successo alle elezioni di Milano. In queste settimane che hanno preceduto l’avvio della campagna elettorale il ricompattamento del centrodestra sulla candidatura di Stefano Parisi e diversi casi mediatici hanno offuscato l’immagine di Beppe Sala. L’ex ad di Expo non aveva indicato di esser proprietario di una casa in Svizzera così come di avere investimenti in Romania, e aveva qualificato la sua casa in Liguria come terreno.

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