Uber, la vera storia dell’addio di Benedetta Arese Lucini

Benedetta Arese Lucini non è più la general manager di Uber Italia. Le parti si sono lasciate di “comune accordo”, secondo uno stringato comunicato diffuso dalla società che fa capo a Travis Kalanik. La vicenda, riporta Wired, appare però molto più complessa di quello che non sembri.

Uber
Benedetta Arese Lucini in compagnia di alcuni parlamentari in un ristorante di Roma. La cena verrà interrotta dall’incursione di un gruppo di tassisti (ANSA/SIMONA TAGLIAVENTI)

UBER, ARESE LUCINI PAGA GLI SCARSI RISULTATI RISPETTO AGLI OBIETTIVI?

Secondo i bene informati l’azienda americana avrebbe imputato alla manager il mancato raggiungimento degli obiettivi. Il piano di espansione per l’Italia, mercato fondamentale per Uber, prevedeva lo sbarco in otto città mentre al momento il servizio è disponibile solo a Roma, Torino e Milano. Ora toccherà a Carlo Tursi, classe 1983 e già impegnato a curare l’espansione del servizio su Roma, gestire l’ampliamento dell’azienda in Italia. Azienda che, secondo le classifiche del Wall Street Journal, avrebbe una valutazione di 50 miliardi di dollari, quasi 30 volte il valore di Italcementi, l’ultimo gruppo industriale italiano a passare la scorsa settimana in mani straniere.

UBER, ARESE LUCINI TRA INSULTI ED AGGRESSIONI

La vita di Benedetta Arese Lucini alla guida di Uber non è stata semplice a causa degli attacchi, delle minacce e della violenza privata subita dai tassisti che l’hanno costretta negli ultimi mesi a vivere sotto scorta. L’ultimo episodio risale allo scorso 23 luglio quando, mentre era a cena con alcuni parlamentari a Roma, è stata raggiunta da un gruppo di tassisti che le ha lanciato dei dollari falsi senza lesinare insulti. La decisione del Tribunale di Milano che ha messo fuori legge Uber Pop, poi, potrebbe aver rappresentato la goccia finale per l’azienda che, ricordiamolo, non ha espresso motivazioni ufficiali per giustificare l’avvicendamento.

 

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UBER, SUCCESSI, ASPETTATIVE E VOGLIA DI ABBANDONO DELL’ITALIA?

Benedetta Arese Lucini non ha voluto rilasciare dichiarazioni ma il sospetto, continua Wired, è che nonostante l’Italia sia un paese in grado di attrarre capitali e investimenti la decisione di Uber rappresenti un primo tentativo di disinvestire nel nostro Paese. Tutta colpa delle sentenze negative e delle indecisioni politiche, fattori che hanno reso il mercato poco interessante. E’ altrettanto vero che, come ricorda Economyup, Benedetta Arese Lucini con la sua opera ha contribuito alla creazione di un dibattito politico con Autorità dei Trasporti e Antitrust che hanno chiesto al Parlamento di affrontare il tema dell’innovazione arrivando ad una riforma della legge sui trasporti, ferma al 1992. Inoltre Arese Lucini attraverso Uber ha evidenziato «la capacità delle tecnologie digitali di dissolvere le barriere tra settori e rivoluzionare le dinamiche dei mercati tradizionali»,, sostenendo come «il dibattito sulla app Uber debba essere inquadrato in un confronto più ampio sulla sharing economy» con l’innovazione che deve rispettare la legge, anche se l’app a suo dire non è illegale. Ma forse a Uber tutto questo non basta. (In copertina Benedetta Arese Lucini. Photocredit Ansa)

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