«I bambini sono maschi, le bambine femmine»: ‘censurati’ i manifesti del Bus della Libertà

19/10/2017 di Redazione

Una tegola per le organizzazioni conservatrici che difendono la «famiglia tradizionale» spesso attaccando le organizzazioni che denunciano discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale. Lo scorso 4 ottobre l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, un ente a cui aziende di diffusione pubblicitaria televisiva, radiofonica o stradale affidano il controllo del codice di autodisciplina per evitare messaggi ingannevoli o disonesti, ha notificato alle associazioni CitizenGO Italia e Generazione Famiglia un’ingiunzione a desistere dalla diffusione di un manifesto. Nel mirino dello Iap sono finiti i poster con le scritte «Basta violenza di genere», «I bambini sono maschi» e «Le bambine sono femmine» (ne abbiamo già parlato qualche settimana fa) affissi per pubblicizzare il tour nelle principali italiane del Bus della Libertà, iniziativa organizzata per denunciare la presunta «colonizzazione ideologica del gender nelle scuole».

I MANIFESTI DEL BUS DELLA LIBERTÀ, INGIUNZIONE A NON DIFFONDERLI

A raccontarlo è stato nei giorni scorsi proprio CitizenGO sul proprio sito. I manifesti sono stati affissi su 24 paline luminose di Roma. «Coloro che non si riconoscono in categorie predefinite – avrebbe spiegato l’istituto di Autodisciplina Pubblicitaria all’associazione – hanno analogo diritto di non venire discriminate o giudicate da un messaggio che assurge a dogma assoluto, tanto che induce a configurare una ‘violenza di genere’ tutto ciò che isola dal paradigma ideologico sostenuto, caricandolo di profonda negatività, quando peraltro le esperienza in cui la violenza di genere che si consuma sono proprio all’interno della dinamica ‘tradizionale’ del rapporto maschio-femmina». E ancora: «Un pubblico di adolescenti, personalità ancora in formazione, per esempio potrebbe risultare turbato circa la carica traumatica delle parole e delle immagini, che definiscono peraltro come ‘libertà’ unicamente quella di proclamare l’identità sessuale come maschio e come femmina».

Più nel dettaglio, la violazione riguarda l’articolo 11 del Codice di Autodisciplina delle Comunicazioni Commerciali (una riforma ne ha esteso l’applicazione anche alle comunicazioni sociali) che stabilisce che i messaggi rivolti a bambini e adolescenti «non devono contenere nulla che possa danneggiarli psichicamente, moralmente o fisicamente e non devono inoltre abusare della loro naturale credulità o mancanza di esperienza, o del loro senso di realtà». Nel caso dei manifesti del Bus della Libertà, secondo lo Iap, colpisce i «minori non ancora pronti ad una corretta elaborazione critica del messaggio» con il rischio di creare «disordine nell’immaginario» e di banalizzare «condizioni personali spesso molto personali o anche dolorose».

I MANIFESTI DEL BUS DELLA LIBERTÀ, CITIZENGO: «NO ALLA CENSURA IDEOLOGICA»

Posizioni che CitizenGo respinge senza se e senza ma. Sul proprio sito l’associazione denuncia una vera e propria «censura ideologica», una violazione della libertà «di pensiero, opinione ed espressione», un’ingiunzione «ipocrita». Le contestazioni – si legge – «non riguardano la modalità della nostra comunicazione, ma il contenuto e il merito». E ancora: «Prima attribuiscono al nostro messaggio un significato che non è quello che intendiamo, poi condannano il significato che loro stessi hanno dato. Vi sembra una procedura accettabile?». Tante le domande: «Abbiamo o no il diritto ad avere delle opinioni?», «Abbiamo o non abbiamo il diritto di comunicarle?», «Qualcuno si sente offeso dal fatto che vogliamo restare liberi di insegnare ai nostri figli che i bambini sono maschi e le bambine femmine?». E poi, subito dopo: «Dove mai si dice che l’unica libertà è quella di proclamare l’identità sessuale come maschio o come femmina?». L’obiettivo dell’associazione (nella cui presentazione online si precisa che «la famiglia, che nasce dal reciproco impegno di un uomo e una donna, rappresenta la componente basilare e naturale della società») resta quello di non arretrare. In una lettera inviata al presidente del Comitato di Controllo dello Iap l’intenzione di respingere l’ingiunzione e non desistere dalla diffusione del messaggio.

(In copertina un’immagine dal sito di CitizenGo)

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