Oltre 300 vittime negli attentati di Mogadiscio, ma sui social nessun hashtag #iosonosomalo

16/10/2017 di Redazione

È salito ad oltre 300 morti, 400 feriti e 100 dispersi il bilancio – purtroppo ancora provvisorio – dei sanguinosi attentati di  Mogadiscio sabato scorso. Due camion-bomba sono esplosi in zone particolarmente affollate della capitale somala: il primo all’ingresso di un hotel, il secondo nel distretto di Madina. La maggior parte delle vittime sono venditori ambulanti, che si trovavano in strada a lavorare, ma a essere colpito è stato anche uno scuola bus, con a bordo 15 bambini, tutti morti, secondo quanto riferito dai servizi sanitari locali. Il numero dei morti e dei feriti, però, è destinato ad aumentare: sono decine le persone rimaste sotto le macerie degli edifici esplosi negli attentati, mentre negli ospedali mancano attrezzature, medicinali e sangue per prestare soccorso ai sopravvissuti.

ATTENTATI DI MOGADISCIO, CHI SONO I RESPONSABILI

Per il momento non c’è stata nessuna rivendicazione degli attentati di Mogadiscio, ma le autorità somale li attribuiscono al gruppo jihadista al Shabaab, protagonista di una violenta insurrezione nel Paese dal 2006. Il barbaro attacco minaccia anche la stabilità interna del Paese, in un periodo di forte incertezza politico-istituzionale, con le dimissioni, la settimana scorsa, del ministro della Difesa Abdirashid Abdullahi Mohamed e del capo delle forze armate, il generale Ahmed Jimale Irfid.

ATTENTATI DI MOGADISCIO E LA CRISI ISTITUZIONALE IN SOMALIA

Il presidente somalo Mohamed Abdullahi Mohamed, detto “Farmajo” – termine che deriva dall’italiano “formaggio” e affibbiatogli per la sua nota passione per i prodotti caseari – è stato eletto lo scorso febbraio e da allora ha promesso di portare sicurezza nella capitale e di contrastare Al Shebaab in tutta la Somalia. Gli attentati di Mogadiscio dimostrano invece la facilità con cui i terroristi sono in grado di superare i posti di blocco e organizzarsi sul territorio. La popolazione ora si aspetta una dura reazione da parte del governo somalo e chiede con forza verità e giustizia in seguito all’attacco di sabato, il più grave di sempre nella regione.

L’INDIFFERENZA DELL’OCCIDENTE PER GLI ATTENTATI DI MOGADISCIO

Nonostante il numero dei morti – il più alto di sempre in un attacco nella regione – e il dramma dei feriti e dei dispersi, in Occidente si registra un interesse debolissimo per gli attentati di Mogadiscio. Nessun #iosonosomalo su Twitter, nessuna solidarietà per una città ferita gravemente dalle esplosioni di sabato e messa in ginocchio dall’emergenza sanitaria che ne è conseguita, nessuna raccolta fondi per le cure mediche. Un’indifferenza notata da alcuni utenti dei social, che hanno sottolineato come quello in Somalia sia un attacco di “serie z”:

EMERGENZA SANITARIA IN SOMALIA DOPO GLI ATTENTATI DI MOGADISCIO

Le strutture sanitarie di Mogadiscio sono «praticamente paralizzate. Negli ospedali mancano medici e infermieri. Mancano il sangue, i medicinali e gli strumenti chirurgici. Non riescono a fare fronte all’arrivo dei feriti dell’attentato di sabato. La situazione è drammatica». Lo riferisce all’AdnKronos Salute Foad Aodi, presidente dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) e dell’Unione medica euro-mediterranea (Umem), in contatto in queste ore con i medici della città, che lancia un appello al Governo italiano perché «attivi aiuti in favore della capitale somala». «Abbiamo notizie – aggiunge – di oltre 300 morti e più di 400 feriti, al momento. I medici contattati ci parlano della difficoltà di tirare fuori le persone dalle macerie, di bambini coinvolti e delle impossibilità di assistere tutti perché mancano le cose essenziali. Sono state necessarie molte amputazioni e la mancanza di sangue è drammatica».

Foto copertina: © Faisal Isse/Xinhua via ZUMA Wire

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