Cosa è successo nell’attacco hacker che ha paralizzato Twitter, Cnn e tanti altri siti americani

22/10/2016 di Redazione

Down per Cnn, il New York Times, Spotify e Twitter e molti altri siti americani. Ieri la costa Est degli Stati Uniti è stata colpita da diversi attacchi hacker bloccando gran parte dei social e principali siti per diverse ore.

Una paralisi dove è stato preso di mira un Domain Name Server Provider, ovvero uno snodo principale che smista il traffico online.

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Cosa è successo lo racconta Repubblica:

Alle 7.10 del mattino, ora di New York, milioni di utenti si sono trovati senza accesso a molti siti tra cui quelli di grandi organi d’informazione ( Cnn e New York Times), social media come Twitter, Spotify, Reddit. I tecnici della Dyn, la società che gestisce il Domain Name Server, si sono mobilitati per ristabilire il traffico e ci sono riusciti due ore dopo. Ma a mezzogiorno è scattato un altro blackout, stavolta esteso anche al Los Angeles e altre zone della West Coast. L’attacco degli hacker è quello che i tecnici chiamano un Distributed Denial of Service (DDoS), mira appunto a bloccare l’accesso alla Rete.

Attacchi DDoS ce ne sono stati molti in passato, ma di recente diventano più frequenti. Quello di ieri è stato inusuale per la sua ampiezza. Coincide con gli ultimi 18 giorni di una campagna elettorale già perturbata dalle incursioni degli hacker russi. Sotto tiro quasi esclusivamente i democratici. L’Amministrazione Obama ha ufficialmente collegato quei raid informatici ai servizi segreti russi, accusati di sabotare Hillary Clinton, e il vicepresidente Joe Biden ha ventilato cyber-rappresaglie. Non è ancora chiaro, però, se il vasto e prolungato blackout di ieri sia un altro capitolo della cyber-guerra di Vladimir Putin, oppure se abbia altre origini e spiegazioni. Ieri circolava una versione alternativa, su una sorta di resa dei conti all’interno delle società che offrono protezione e sicurezza dagli hacker.
Un altro tema sollevato dal blackout di ieri è la fragilità del cosiddetto “Internet delle cose”. Con questa espressione si definisce la diffusione sempre più ramificata e ubiqua di gadget digitali che dialogano tra loro, diramano segnali e informazioni: i nostri smartphone, le videocamere, i sensori piazzati ormai su automobili, elettrodomestici e altri apparecchi della vita quotidiana. Il flusso costante di comunicazioni non è adeguatamente protetto. Lo stesso vale per la diffusione del wi-fi nei luoghi pubblici, che semplifica la vita agli utenti perché possono collegarsi a Internet ovunque; ma non è accompagnata sempre da protezioni per la privacy.

I virus sono penetrati tramite stampanti e altri devices. Non si conoscono ancora i responsabili e l’Fbi sta indagando.

(foto di repertorio  SAUL LOEB/AFP/Getty Images)

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