Atlantide, la storia e il mito

26/08/2013 di John B

Il fascino di antiche civiltà perdute assieme alle loro misteriose conoscenze ha da sempre stuzzicato la fantasia e l’immaginazione della gente e ha spesso coinvolto anche studiosi e ricercatori.Il mito di Atlantide appartiene a questo filone e ne rappresenta probabilmente l’elemento più corposo. Il primo a parlarne fu Platone, in alcune sue opere scritte intorno al 360 a.C.. Il filosofo greco la descrisse come una grande isola che si ergeva dal mare “oltre le Colonne d’Ercole(e quindi nell’Oceano Atlantico ma piuttosto vicina alla terraferma dato che a essa era collegata attraverso isolette più piccole), abitata da una popolazione colta, ricca e potente, che improvvisamente a causa di un cataclisma sprofondò nel mare con il suo sapere e i suoi tesori. E’ difficile pensare che Platone si fosse inventato tutto di sana pianta e appare più verosimile che si fosse ispirato a miti e leggende precedenti. Secondo il filosofo, l’isola era molto grande (ospitava una pianura coltivata di ben 230 x 340 miglia) e ospitava città e palazzi sfarzosi.

IL MITO DI ATLANTIDE E SANTORINI – Oggi, a distanza di oltre 2300 anni da quei racconti, molti pensano che Atlantide era l’isola di Santorini e che in qualche modo la comunità storica e scientifica abbia avvalorato questa ipotesi, mentre su un piano diverso da quello scientifico si collocherebbero le numerose teorie alternative di chi favoleggia un misterioso continente perduto assieme a conoscenze di gran lunga superiori a quelle odierne. Anche grazie a queste convinzioni, Santorini è diventata una meta turistica a tutto vantaggio dell’economia locale. Intorno al 1600 a.C., infatti, una catastrofica eruzione vulcanica distrusse quella che all’epoca era conosciuta come Thera e che oggi chiamiamo Santorini. Gli scavi archeologici hanno dimostrato che sull’isola abitava una comunità ben organizzata e con notevoli conoscenze ingegneristiche (per l’epoca). L’esplosione del vulcano dovette produrre effetti (onde marine anomale, fumi e ceneri, scosse sismiche) anche a considerevole distanza e fu probabilmente avvertita in buona parte del Mediterraneo orientale. La storia di questa catastrofe, tramandata e arricchita di generazione in generazione, sarebbe giunta fino a Platone nella forma di Atlantide. La questione, però, non è così lineare come sembra.

IL RACCONTO DI PLATONE – Se si vuol dare un minimo di credito al racconto di Platone, bisogna tener conto del fatto che egli posizionò Atlantide oltre le Colonne d’Ercole. Santorini si trova nel Mar Egeo, fra Grecia e Turchia, ben al di qua di Gibilterra. Se invece non si vuol dare alcun credito alla narrazione, allora non ha senso nemmeno parlare di Atlantide e del suo mito, né cercare di associarlo a un posto piuttosto che a un altro. E in effetti nessuno, per secoli e secoli, si è mai curato dell’Atlantide di Platone, evidentemente considerandola un mero parto della fantasia. Il primo a parlarne in maniera dettagliata e pseudoscientifica, dopo Platone, fu un certo Ignatius Donnelly in un libro scritto nel 1882. Donnelly era un membro del Congresso americano e per qualche ragione rimase affascinato dal racconto di Platone. Il suo libro diventò unbest seller che ancora oggi è ristampato e venduto nelle librerie. Fu così che nacque il mito di Atlantide, anche se nel tempo le informazioni scientifiche illustrate da Donnelly nel suo volume si rivelarono in gran parte inesatte o addirittura inventate di sana pianta. Ad ogni modo, Donnelly collocò Atlantide tra il vecchio e il nuovo Mondo, nell’Oceano Atlantico, e la immaginò come una terra che collegava le Americhe con l’Europa e l’Africa, prima che fosse sommersa lasciando le odierne Isole Azzorre.

LA STORIA DI ATLANTIDE – Nel 1896 fu la volta di un inglese, William Scott Elliot, che pubblicò La Storia di Atlantide, seguito qualche anno dopo da un altro volume dedicato a Lemuria, un continente scomparso abitato da una razza vissuta circa un milione di anni fa. Atlantide sarebbe stata una città di Lemuria. In questo caso, però, il continente scomparso era ubicato nell’Oceano Indiano e nel Pacifico. I sopravvissuti di quella razza, grazie alle loro conoscenze avanzate, avrebbero fondato le civiltà della nostra storia, compresa quella egiziana.Nel 1905 alcuni archeologi ritennero di aver individuato Atlantide nella città perduta di Tartesso, sulla costa della Spagna. La teoria è ritornata in auge di recente, in conseguenza di nuove scoperte archeologiche. Tartesso avrebbe ospitato una florida civiltà che sarebbe stata spazzata via da un maremoto, intorno al VII secolo a.C.. Ma la storia non finisce qui. Nel 1968 un pescatore e un archeologo trovarono nei fondali delle isole Bahamas una serie di strutture megalitiche e le attribuirono a una grande e antichissima civiltà scomparsa, associandole ovviamente alla perduta Atlantide. La notizia fece molto scalpore perché decenni prima un sedicente veggente, Edgar Cayce, aveva detto che Atlantide sarebbe riemersa, più o meno in quella zona di mare, tra il 1968 e il 1969. Fu inevitabile immaginare che Cayce avesse profetizzato quella scoperta.

LA BUFALA DI CAYCE – In realtà la comunità scientifica ci mise poco a concludere che le formazioni rinvenute nel 1968, spesso indicate come Bimini Road sono opera di forze naturali, e ciò sarebbe stato confermato anche dalle analisi strumentali. Naturalmente si è creata una vasta comunità di soggetti che sostengono il contrario, proprio come è avvenuto per molte altre presunte strutture artificiali nel mondo, ad esempio le cosiddette piramidi bosniache (a tal proposito, è curioso notare che anche queste formazioni sono state attribuite alla civiltà atlantidea spazzata via dagli effetti di una glaciazione). Nel 1975 presso l’Università dell’Indiana, in USA, si è tenuto un simposio denominato “Atlantis, Fact of Fiction?” che ha riunito esperti ed accademici di tutto il mondo al fine di dare una risposta definitiva alla domanda: Atlantide è esistita veramente? La risposta fu molto deludente per gli appassionati del mito: non c’è nessuna prova che Atlantide sia mai esistita e non c’è alcun indizio scientifico che il racconto di Platone sia qualcosa di più di una semplice favola. In effetti la storia antica del “vecchio Mondo” è colma di catastrofi naturali che in qualche caso hanno portato alla distruzione di civiltà e comunità: terremoti, eruzioni vulcaniche, maremoti, incendi, carestie, epidemie. Ciascuna di esse potrebbe aver generato racconti e leggende. Può darsi che Platone si sia ispirato a queste o che semplicemente abbia inventato l’intera storia al fine di illustrare i propri pensieri politici e filosofici (nei suoi scritti, il Timeo e il Crizia, Atlantide è citata come esempio di organizzazione dello Stato da confrontare con quella di Atene). Quest’ultima ipotesi va considerata prevalente, sotto un profilo logico e razionale. Infatti Platone non ha indicato le fonti da cui avrebbe appreso del continente perduto né a noi sono giunti scritti o documenti che ne parlino prima di lui: Platone fu il primo (e unico) a parlarne. Dato che l’unica fonte è Platone, le alternative sono solo due: o prendiamo per buono il suo racconto e le indicazioni che ha fornito, nel qual caso dobbiamo convenire che nessuna delle “location” proposte corrisponde all’isola da lui descritta (Santorini, ad esempio, si trova da tutt’altra parte ed è molto più piccola, mentre Tartesso non è un’isola), oppure non lo prendiamo per buono ma in tal caso qualsiasi posto potrebbe esservi associato, ma solo con la fantasia.

 

Immagine di copertina da Wikipedia

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