Roma, il Comune vende gli asili

04/01/2016 di Redazione

Tra fondi che latitano e liste d’attesa dell’infanzia ancora infinite, il comune di Roma sta pensando di vendere le proprie strutture delle scuole materne allo Stato e di affidare diversi nidi ai privati. A raccontarlo è il Messaggero, sottolineando come il piano sia scritto nero su bianco nel documento unico di programmazione (Dup) 2016-2018 dell’amministrazione comunale. Ovvero, le linee guida che il commissario straordinario Francesco Paolo Tronca ha tracciato per la Capitale.

ROMA, IN VENDITA GLI ASILI NIDO AI PRIVATI

Il quotidiano romano ha precisato come nel documento si sottolinei come le liste d’attesa per le scuole dell’infanzia nei Municipi III, VI, X, XII e XV siano ancora lunghe, sebbene la popolazione di età compresa tra i 3 e i 6 anni diminuisca di 500 bambini l’anno a Roma:

«Per l’attivazione e la gestione di 90 nuove sezioni a tempo pieno, necessarie per accogliere i bambini attualmente in lista d’attesa – si legge – sono necessari ulteriori fondi per un importo pari a 12.375.000 euro l’anno». Vista l’impossibilità «di reperire le risorse necessarie, sia economiche che umane, si propone di avviare, come sta già avvenendo in alcuni grandi Comuni, una progressiva “statalizzazione” della scuola dell’infanzia». Già quest’anno, quindi, «potrebbe essere attuata una prima cessione di quelle sezioni di scuola dell’infanzia comunale che insistono negli istituti comprensivi statali con sezioni di scuola dell’infanzia proprie». Il processo, graduale, dovrebbe portare infine alla «cessione totale delle scuole dell’infanzia capitoline in favore dello Stato».

 

Per quanto riguarda i nidi, invece, il Campidoglio sta pensando di privatizzare:

Il Campidoglio attualmente gestisce 206 asili nido in tutta la città, che ospitano circa 13 mila bambini, tra cui 450 disabili e duemila di cittadinanza non italiana – affidati a 4.100 educatrici. Inoltre, ci sono 221 strutture private, convenzionate con il Comune, che ospitano circa settemila bimbi, ad altre affidate a terzi, con 550 bambini. Anche nel caso dei nidi le liste d’attesa sono ancora lunghe – soprattutto nei Municipi I, III, V, VI e XV – nonostante il calo molto marcato (circa mille unità l’anno) dei residenti di età compresa tra 0 e 2 anni. «Per l’attivazione e la gestione di strutture nido a gestione diretta, necessarie per accogliere i bambini attualmente in lista d’attesa – si legge nel documento unico di programmazione – sarebbero necessari ulteriori fondi, per un importo pari a 6.500.613,50 euro l’anno, per la copertura di tutte le spese di gestione». In questo caso, però, l’idea del Campidoglio è quella di rivolgersi sempre di più al settore privato. «Nell’impossibilità di reperire le risorse necessarie, sia economiche che umane – è scritto nel Dup – si propone di avviare un progressivo passaggio alla gestione in concessione, che consentirebbe una minor spesa per ciascuna struttura stimata in 450 mila euro annui».

 

LA LISTA DEI NIDI CHE ROMA DAREBBE IN CONCESSIONE

C’è già anche una lista di 17 nidi pronti a passare sotto gestione dei privati, riporta il Messaggero:

Si tratta dei nidi di: Boccioni (II Municipio); Tor Cervara di via Eneide, Giocolandia di via Montecassiano, Bimbilandia di via Bonifacio e Flora (IV Municipio); Casale Prampolini di via Valente (V); Castelverde di largo Rotello, Ponte di Nona di via Crocco e Villaggio Prenestino di via Montegano (VI); Trafusa, Vivanti e Camboni (IX); Il bruco e la mela di via dei Colli Portuensi, Massimina di via Aquilanti e Porta Portese di via Bettoni (XII), Valcannuta (XIII) e Monsignor Antonino Spina di via San Basilide (XIV)

 

LE POLEMICHE

La notizia della possibile vendita dei nidi di Roma ha già scatenato polemiche da più parti. Il candidato di Sinistra Italiana Stefano Fassina ha denunciato come, a suo dire, sia «un atto politico di amministrazione straordinaria, oltre le competenze sostanziali del Commissario Tronca» e deciso «in assenza del coinvolgimento dei Presidenti di Municipio, unici vertici democraticamente legittimati rimasti sul territorio». Tanto da chiedere al commissario una retromarcia. Critico anche Bordoni (Forza Italia): «Il Comune invece di razionalizzare le spese ed investire in questo settore importante per le famiglie e per le pari opportunità, sta valutando di cedere gli Asili Nido allo Stato. Il servizio in alcuni casi funziona molto bene, non è necessario renderlo ancora più distante dai cittadini, ma tagliare gli sprechi ed aumentare i posti».

 

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