Ashley Olsen: il racconto di Cheikh Diaw secondo i verbali

15/01/2016 di Redazione

Ashley Olsen e la sua ultima notte sono raccontati dai verbali dell’interrogatorio di Cheikh Diaw,  riassunti oggi da La Nazione. Ci sono dei dettagli che non quadrano nel racconto del ragazzo, se confrontato con quello dei testimoni: lui ad esempio dice di aver lasciato subito la casa della donna dopo l’incidente, mentre un testimone riferisce di averlo visto uscire nel pomeriggio. E ancora: a cosa sono dovuti i segni sul collo di Ashley Olsen? In ogni caso, riferisce Cheikh Diaw, è notte fonda quando arriva al Montecarla, un locale di Firenze, già ubriaco. Lì incontra Ashley Olsen e due sue amiche: delle tre l’unica a parlare l’italiano è lei.

LA NOTTE DI ASHLEY OLSEN E CHEIKH DIAW

Secondo Diaw a vendere la cocaina a Ashley Olsen è stato un albanese, al Montecarla, e non lui. Una delle sue amiche, come già detto

vede l’amica parlare col ragazzo di colore e l’avvisa: “E’ una brutta persona”. Litigano. La Moss se ne va in taxi. Dirà: “Secondo me aveva parlato con quel ragazzo per acquistare coca…”.

E qui i primi dettagli diversi delle storie. Secondo Diaw Ashley Olson lo avrebbe quasi “forzato” ad andare da lei: “Stavo male e non volevo” dirà lui.

Ore 6-7: le immagini delle telecamere visionate dalla polizia inquadrano una coppia “un uomo alto di colore e una donna molto più bassa”. Percorsa via dei Serragli in direzione dell’incrocio con Sant’Agostino e via S. Monaca ed essere entrata in via S. Monaca” però “la coppia non viene più inquadrata dalle telecamere. Si desume l’ingresso al civico 3, dove ha casa la Olsen”.

Qui alcuni testimoni vedono la Olsen e Diaw entrare in casa insieme. Poi il fatto

Ore 7,30: “Beviamo e sniffano coca che la ragazza aveva in casa. Poi vado a comprare le sigarette. Torno. Abbiamo un rapporto sessuale, poi vado in bagno e getto preservativo e cicca della sigaretta. Mi dice ‘vattene via’ che viene il mio fidanzato. Mi ha trattato come un cane. Mi spinge e batto il fianco. La spingo anch’io e la colpisco con un pugno sulla nuca. Cade, si rialza, riprende a spingermi. Di nuovo la spingo, lei cade all’indietro sbattendo la testa sul pavimento. La prendo per il collo e la tiro su. La riporto a letto sul soppalco. Dice che sta male. Ero ubriaco e avevo preso coca, ma non l’ho strangolata”.

Qui le versioni si discostano. Lui dice di essere uscito, la vicina di casa sostiene di aver udito dei rantolii da casa della Olsen, dal cui cellulare parte una chiamata al numero 11, forse un tentativo di comporre un numero d’emergenza. Poi il cellulare viene preso da Diaw, che ci mette la sua scheda. Ma come avrebbe potuto, se era davvero uscito come sostiene? Infine un ultimo testimone riferisce di aver visto un uomo di colore uscire dall’immobile dove si trovava la casa di Ashley Olsen nel pomeriggio. Quando lei era ormai già morta.

Share this article