Armando Izzo, calciatore

04/06/2016 di Gianluca Arcopinto

Io e mio figlio sdraiati sul divano. Lui sta guardando la quinta o sesta puntata di Gomorra. Io in cuffia sto studiando sul computer il premontato di un film su dei giovani calciatori a cui sto lavorando. Alzo lo sguardo proprio quando è in scena Lorenzo, un mio grande amico compagno fratello che vive a Scampia. 

Armando Izzo


“Papà, ma questo è il tuo amico!” 
Lorenzo, o meglio il personaggio che interpreta Lorenzo, è su uno dei ballatoi delle Vele. Non so cosa faccia, né cosa racconti la scena. Abbasso subito gli occhi: non voglio guardare, semplicemente perché finora ho potuto vedere solo le prime due puntate e voglio vedere tutte le puntate che mi mancano in sequenza. 
Torno ai miei piccoli calciatori. Una squadra storica di Roma, la Fortitudo, e una squadra neonata del Rione Sanità di Napoli, la Spaccanapoli. La vita quotidiana, gli allenamenti, i capricci, le liti, gli abbracci, i genitori a bordo campo, i gol, le parate, i racconti, la finale di un torneo, i sogni dei bambini. 
I sogni. Armando Izzo, un calciatore del Genoa nato a Napoli ventiquattro anni fa, cresciuto calcisticamente nell’Arci Scampia e da lì partito per diventare un professionista, qualche giorno fa sembrava avesse coronato il suo sogno. E’ a Coverciano nel ritiro della nazionale, con una piccola possibilità di andare agli Europei che inizia tra una ventina di giorni in Francia. Comunque essere lì è già avere raggiunto un traguardo immenso. Voci di mercato si accavallano su di lui. Poi arriva la notizia che sarà lui uno degli esclusi e quindi ritorna a casa. Dopo qualche ora il suo nome viene sbattuto sulle prime pagine dei giornali perché coinvolto nell’ennesimo scandalo di partite dal risultato combinato. Il più importante quotidiano sportivo italiano ieri titolava in prima pagina la notizia con un “Gomorra in campo” di pessimo gusto, con quella scritta Gomorra a richiamare il bellissimo segno grafico della serie televisiva e a sovrastare la foto di Izzo con la maglia del Genoa. Ora io non conosco Izzo e non conosco i fatti. Ma la cosa mi ha fatto bollire il sangue per qualche minuto. Perché ho imparato a capire che un indagato non necessariamente diventerà un imputato. E che un imputato non è colpevole fino a che l’ultima sentenza venga emessa. E soprattutto che non è detto che se è realmente innocente l’imputato venga assolto o viceversa. La giustizia è strana e complessa e affascinante e spesso non segue le logiche della vita. Oggi Izzo è soltanto un indagato. E merita lo stesso ed identico rispetto che una persona incontrata per caso in strada merita. Perché tirare fuori la storia che “Izzo è pur sempre nato a Scampia”? Perché evidenziare connivenze casuali e non comprovate con la camorra? Perché ricondurlo al titolo di una riuscita serie che racconta una Scampia che non esiste più da anni?
Oltre la cuffia in cui i bambini parlano di un taglio di capelli estremo per assomigliare ad un grande calciatore, mi arrivano le note del brano musicale che annuncia la fine della puntata di Gomorra. Guardo mio figlio e mi sfilo la cuffia.
“Be’, ti piace?”
“Sì, abbastanza. Però era meglio la prima stagione. E comunque Romanzo criminale nun se batte.”

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