Dal progetto Minà’s Rewind, l’appello alla Rai: «Abbiate cura del vostro archivio e risolvetene i problemi»

L’intervista a Loredana Macchietti che fa il punto sulla digitalizzazione del materiale inedito di Gianni Minà e che lancia un appello a RaiPlay

17/07/2022 di Gianmichele Laino

Come si procede quando si tratta di ordinare, visionare e digitalizzare 60 anni di carriera giornalistica? La scorsa estate lo ha raccontato ai microfoni di Giornalettismo Loredana Macchietti, moglie di Gianni Minà. Tra problemi tecnici, il sogno di creare documentari con quei materiali e il ritrovamento di video-interviste che avevano come protagonisti Bud Spencer, Carlo Verdone e Dario Argento, Macchietti ci ha riservato una riflessione su un altro importantissimo archivio, enorme patrimonio e memoria storica del nostro paese: quello della Rai.

Di seguito le parole che Loredana Macchietti ha regalato alla nostra testata lo scorso 17 luglio 2022.

Archivio Minà, l’importanza della memoria storica

Un lavoro certosino. Fatto di tanto entusiasmo. E di tanta pazienza. Il progetto di Mina’s Rewind – che Giornalettismo ha scelto di seguire sin dalle sue prime tappe – sta andando avanti. L’obiettivo è quello di digitalizzare completamente l’archivio privato di Gianni Minà, che rappresenta una delle miniere d’oro del giornalismo italiano e internazionale. Materiali inediti, di grande spessore culturale, stanno riemergendo da supporti ormai non più utilizzati. E stanno trovando – grazie al lavoro incessante dei collaboratori del giornalista – una nuova vita su piattaforme digitali come YouTube. Il tema del disvelamento di un archivio ci sta portando a riflettere su diversi aspetti del contributo di Minà alla storia del giornalismo italiano. Ma ci offre spunti anche per parlare di tematiche più generali, come quella – ad esempio – dell’importanza degli archivi audiovisivi, vero scrigno delle nostre esistenze e stelle polari per i nostri percorsi.

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«Stiamo andando avanti, uno scatolone alla volta, tirando fuori i supporti, visionandoli, lavorando sul colore e sull’audio delle immagini, tagliando le parti inutili: è un lavoro molto lungo – spiega a Giornalettismo Loredana Macchietti -. Adesso ci stiamo concentrando sul materiale del festival di Torella dei Lombardi che si è svolto dal 2002 al 2006 dedicato a Sergio Leone. Gianni aveva organizzato e aveva creduto in questo festival come si fa con un esperimento e con il suo tradizionale spirito, quello di far conoscere le cose. Ha intervistato tutti gli sceneggiatori, gli attori e i tecnici del mondo di Sergio Leone. È nato un affresco su questo grande regista, che ha firmato C’era una volta in America, la pellicola più amata da Minà. I filmati realizzati, concessi da Laura Pisani Presidenta dell’Associazione Sergio Leone, sono amatoriali e dal punto di vista tecnico hanno molti problemi, ma con questo progetto in particolare Minà ha sempre voluto privilegiare la portata culturale, non certo la fattura tecnologica delle riprese. Non è possibile imbastire con questo materiale filmico un documentario, ma almeno è a disposizione sul canale You Tube di Minà per chi vuole capire di più sul mondo di Sergio Leone. E poi ci sono delle interviste davvero uniche come quelle a Bud Spencer, Carlo Verdone o a Dario Argento che non ti stanchi mai di vedere. Certo sono lunghe, ma abbiamo preparato delle pillole di uno o due minuti per Facebook, così le persone, se vogliono, si vedono un breve riassunto filmico; se sono interessate ad approfondire, vanno su YouTube».

Il lavoro è lungo e dispendioso. Una raccolta fondi è attualmente attiva su Produzionidalbasso e continuerà fino alla seconda parte del mese di agosto. È vitale riuscire a mettere da parte delle risorse per dare una nuova luce a questo materiale. Materiale che ci permette di riflettere sull’importanza degli archivi. Anche su quello della Rai, un vero e proprio labirinto, un dedalo di immagini, di suggestioni, di memoria storica. Che purtroppo, a volte, risultano inaccessibili.

La riflessione sull’archivio della Rai

«L’archivio della Rai e la sua cineteca rappresentano la memoria storica più importante del nostro Paese – spiega Loredana Macchietti -. Il punto debole di questa cineteca, come di tantissimi archivi, è la forma di archiviazione, che dovrebbe essere razionale e uniforme. Di fatto lo è, ma questo lavoro è suscettibile di errori, perché la catalogazione di un filmato è fatta da persone diverse e l’errore materiale è dietro l’angolo. La persona che fin dall’inizio ha fondato e curato l’archivio Rai è stata Rosina Balestrazzi. A lei dovrebbero fare una statua al posto del cavallo di Viale Mazzini. La Balestrazzi ha lavorato fino ai 90 anni in Rai perché era la memoria vivente di dove erano posizionati i materiali, nonostante gli errori di archiviazione. In più ha creato generazioni di ricercatori bravi tanto quanto lei. Un’altra persona che ha lavorato moltissimo sulla Cineteca Rai è stata Barbara Scaramucci. È anche grazie al suo generoso lavoro, che oggi Rai Teche può offrire a tutti di consultare il suo Catalogo multimediale, ai giornalisti interni, ma anche ai media esterni, alle istituzioni e alle scuole, ma il problema è un altro, forse più importante».

A volte, i suoi contenuti risultano non pubblicabili per una questione legale riguardante i contratti legati ai documenti filmici: «Un’altra criticità è rappresentata dai cosiddetti contenuti “orfani” conservati da molto tempo negli archivi della Rai. Di questi contenuti è praticamente impossibile risalire  alla proprietà: nel tempo le società di produzione sono cessate o fallite e non si sa chi ha rilevato la proprietà o semplicemente non sono più di nessuno, orfani appunto. E’ impossibile per ogni documento risalire all’origine, per cui si possono visionare, ma non vedranno mai la luce per la messa in onda o la vendita. La Rai conserva comunque tutti i materiali, perchè ha la mission di preservare la storia. Ma a me manca un pezzo: io questa storia la voglio vedere. Se non la vediamo, non possiamo costruire il futuro per le giovani generazioni. Purtroppo su questi contenuti, la Rai non può fare nulla».

La soluzione non può essere immediata, perché presuppone un reale interessamento della politica e delle istituzioni a una ricchezza e a una risorsa culturale del nostro Paese. Eppure, basterebbe poco per sbloccare l’annosa questione. Loredana Macchietti lancia un appello: «Se ci si fa caso, si vede sempre il solito materiale storico Rai. Noi vediamo un 20%, la punta dell’iceberg. Il restante 80% rimane sommerso. L’appello che si può fare alla politica e alle istituzioni è quello di trovare una soluzione, come ad esempio stabilire per legge che tutti i materiali orfani diventino automaticamente di proprietà della Rai. Ad eccezione di chi possa attestare legalmente che il materiale sia di sua proprietà. Ma chi non rivendica il materiale – e ciò rappresenta la maggior parte delle casistiche – la proprietà sarà in automatico della Rai. Potrebbe essere una vera e propria rivoluzione -quindi utopistica – che porterebbe anche, anzi soprattutto grossi guadagni per il servizio pubblico, senza che la Rai debba essere costretta a vendere una quota di Rai Way, i famosi tralicci, che hanno reso la Rai un mito in America Latina ad esempio.

Nel solco di questo recupero della memoria storica del Paese si muove Minà’s Rewind. E le porte per una collaborazione con la Rai sono aperte: «Minà ha sentito l’esigenza di condividere le sue esperienze e con il suo  progetto Mina’s Rewind ha trovato la strada. Mi piacerebbe – perché no – che ci fosse anche una collaborazione, specialmente con RaiPlay, per mettere sul suo sito anche il materiale Rai di Gianni. Si potrebbe trovare una formula, qualcosa a cui nessuno ancora ha mai pensato. Ci vorrebbe una visione ampia ai cosiddetti piani alti. L’attività di Minà è intrecciata con questa azienda, perché si è sempre sentito un “uomo Rai”. Sarebbe spettacolare: si potrebbero vedere davvero cose incredibili. È stato il punto forze della sua carriera quello di concentrarsi totalmente sul suo lavoro, per questo i prodotti realizzati e che andavano in onda sono eccezionali. Pura cultura».

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