Il secolo dell’Apartheid

22/06/2013 di Mazzetta

L’apartheid o la segregazione razziale praticata dai bianchi nei confronti di popoli diversamente colorati, è un retaggio coloniale che in alcune parti del mondo si è perpetuato ben oltre la fine della colonizzazione. In Sudafrica, dove la pratica ha lasciato le ferite più profonde, la sua data di nascita ufficiale è considerata il 20 giugno del 1913 e corrisponde all’entrata in vigore del Natives Land Act.

A display about "petty apartheid" at the Apartheid Museum.

TANTI APARTHEID – Nel Sudafrica è durata  fino al 1991, in Namibia fino al 1990, negli Stati Uniti in varie forme fino agli anni ’70, in Rhodesia il tempo della dittatura bianca, ma solo in Sudafrica assumerà una dimensione assoluta, arrivando a privare gli abitanti neri della cittadinanza del loro stesso paese. come scriverà l’attivista e co-fondatore dell’ANC (African National Congress) Sol Plaatje “svegliandosi la mattina del 20 giugno 1913, il nativo sudafricano si ritroverà non come un vero schiavo, ma un pariah nella sua terra natia”.

LA LEGGE – Alla sua entrata in vigore il Native Land Act riservò appena il 7% dei terreni agricoli ai neri, che erano il 67% della popolazione. C’è da ricordare che fino a dopo la seconda guerra mondiale lo status dei cittadini nei possedimenti coloniali europei subsahariani è rimasto improntato al principio della superiorità del bianco e dall’imposizione di ogni genere di tormento e umiliazione alle popolazioni locali, sul presupposto dell’autoproclamata superiorità della razza bianca su tutte le altre e su una gradazione dell’evoluzione che poneva i neri poco sopra gli animali, la tratta degli schiavi fu solo un’episodio nella generale spogliazione delle risorse di quei paesi.

I LIMITI – Ad assicurare lo status quo contribuivano il divieto di vendita e affitto delle terre tra bianchi e neri. L’atto non servì quindi ad espellere i lavoratori agricoli neri dalla fattorie dei bianchi, ma a trasformarli da mezzadri in lavoratori a basso costo e a cristallizzare uno spossessamento che si era già completato dopo la fine della guerre coloniali e la pace tra boeri e britannici, il Natives Land Act segue infatti di poco la concessione dell’autogoverno alla corona da parte della corona britannica, nel 1910.

L’ESCALATION – La costruzione dell’apartheid come sarà conosciuto in seguito proseguirà dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando la minoranza bianca si predispose al cambiamento che in tutto il mondo portava alla Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo, proclamata il 10 dicembre del 1948 a modo suo. Dopo le elezioni del 1948 gli abitanti del Sudafrica furono divisi in 4 gruppi razziali: nativi, bianchi, coloured e asiatici e le aree residenziali furono segregate di conseguenza. Nel 1970 un’ulteriore esasperazione con l’abolizione della rappresentanza politica dei non-bianchi, un fastidio di meno anche se era relegata a minoranza di bandiera. Fu inoltre tolta la cittadinanza ai neri, che diventarono cittadini di dieci aree ad autogoverno tribale chiamate bantustan, quattro dei quali diventeranno poi  stati indipendenti. Il governo segregò l’educazione, la sanità, le spiagge e tutti i luoghi e i servizi pubblici, fornendo ovviamente ai neri servizi assolutamente inferiori a quelli garantiti ai cittadini bianchi.

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