“Ciao, sono Beppe Grillo: chiamami e non te ne pentirai”

Parola d’ordine: non espellere. Milano chiama Roma e il deputato risponde. Così il leader del MoVimento 5 stelle Beppe Grillo ha cercato di ricucire gli strappi dei suoi ieri sera a Montecitorio. Una linea di comunicazione nuova, a pochi minuti della pubblicazione on line dell’esito sul voto di espulsione di Adele Gambaro. Un voto che, dato i risultati ottenuti, sembra esser visto più come un sondaggio sull’azione del leader genovese, sostenuto, solo stavolta, da 19.790 voti, rispetto ai 48.292 degli aventi diritto. Sarà stata una illuminazione “divina” ma cacciarne uno a settimana non ha giovato ai pentastellati nei sondaggi. Il team se ne è accorto e prima di raggiungere i titoli dei giornali ha cercato di fare più in fretta possibile per trovare una “mediazione”.

Beppe Grillo a Roma per incontrare i suoi parlamentari

PRONTO SONO BEPPE – Trilla il cellulare. E’ un sms con un numero su cui chiamare. Sarebbe stato questo, secondo indiscrezioni, il primo contatto ieri tra i ribelli e il leader genovese. Un filo diretto con loro, per “parlarne”, per “chiarire” ma anche per discutere. Si va verso le cinque del pomeriggio. Tommaso Curro’ parla in modo concitato al cellulare nella saletta fumo in Transatlantico. È nervoso, fuma e alza leggermente la voce nei confronti di un certo Beppe. Lui prosegue, passeggiando nervoso, con l’auricolare nella mano. E’ una delle prime chiamate captate nell’arco del pomeriggio da alcuni cronisti a Montecitorio. Il deputato siculo suggerisce più volte al “Beppe” in questione di “ascoltare la voce critica”. “Ti faccio un appello” prosegue, chiedendogli di parlare con i ragazzi, che rischierebbero sennò di venire “fagocitati” dallo tsunami espulsioni. Scorrono i minuti. Dall’altra parte della cornetta le frasi si fanno molto più lunghe. Tra i due volano tante parole. Dalla comunicazione verso Roma da migliorare ad un punto su cui convergere prima di creare delle “spaccature”. A telefono spento Currò racconta di come la chiamata sia stata proficua: “E’ un buon segno che ci siamo sentiti, io non voglio spaccare niente e tengo all’unità del MoVimento, dobbiamo andare avanti uniti per il bene di questo Paese”. “Beppe non è in malafede – precisa – nessuno dei ragazzi qui dentro lo è”. Currò avrebbe comunque fatto presente al leader che ormai non c’è una sola voce nel movimento, suggerendogli quindi di ascoltarle tutte.

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RIMANI – “Si’, io e Grillo abbiamo parlato”. La deputata Pinna conferma il contatto telefonico con Grillo. Lei, in odore di espulsione, è stata raggiunta dall’ex comico. Una conversazione “chiarificatrice”, dove il leader avrebbe assicurato alla dissidente la sua permanenza nel gruppo. “Se cercano di espellermi mi sa che la fanno grossa, due in una settimana, non lo so. A parte che io adesso ho il numero di Grillo, lo chiamo se ci sono problemi”. Paola non è in contatto con la Gambaro e si stupisce del numero esiguo di chi ha votato per la sua espulsione. “Devono parlare anche gli altri – aggiunge- da quando ho fatto quell’intervista sabato non sapete cosa mi stanno scrivendo, mi arrivano insulti via web, dalla gente dei gruppi locali”. Diverse persone però le esprimono solidarietà, la invitano a non “mollare”. Lei continua a passeggiare sola alla Camera. Gli altri parlano di lei come di un “fantasma”. In diversi però non sarebbero d’accordo per la sua espulsione. “Inutile proporla” secondo Ivan Della Valle, che preferirebbe avere la sua rendicontazione completa prima di una eventuale “cacciata”.

SCADENZE – Della Valle precisa tutto su Facebook: “Circa un mese e mezzo fa, dopo la solita estenuante giornata di lavoro a Montecitorio, in tarda serata io ed il mio collaboratore Luca Carabetta trovammo un ristorante per cenare. Appena entrati riconoscemmo subito Stefano Vignaroli, Arianna Spessotto e Marco Brugnerotto, facce note perché sempre presenti ed attivi sia in assemblea che in aula. Allo stesso tavolo sedeva la fino a quel momento sconosciuta Paola Pinna”. “Ricordo quella sera perché l’On. Pinna ci rovino’ la cena – riporta – Discutevamo delle modalità di restituzione della parte eccedente della diaria e Pinna pareva di un altro mondo: “ma chi mi obbliga a restituire?”. Ed è la consegna della diaria la prova del nove che svelerà, secondo gli ortodossi, i piani di chi ambisce a mollare il gruppo.

PACE FATTA? – Ci sono due mosse per stanare gli infedeli: una è la restituzione della diaria, da precisare tra pochi giorni, l’altra è la stampa. Se il dialogante cede nel rilasciare interviste al veleno nonostante gli sforzi di Beppe è fuori. Un mesetto massimo di “ramadan”, trenta giorni per avvicinare “quei nove e otto direttamente” come spiega uno degli ortodossi. Chiedere perché le cose non vanno, cercare di capirli. “Fare un passo indietro” precisa un altro. E osservare. Se le fatiche fatte e le occasioni di pubblica lamentela disponibili verranno ignorate peggio per loro. Lì, in quel caso, l’allontanamento sarebbe non solo giustificato ma inderogabile. D’altronde, secondo un ortodosso, chi non restituirà i soldi “sarà automaticamente fuori dal gruppo” perché in quel caso ci sarebbe “una violazione palese dello Statuto”.

KEEP CALM AND CALL BEPPE – Si ingoiano le parole di Currò su un quotidiano, si declina l’espulsione della Pinna. Alessio Villarosa ha parlato direttamente con Andrea Colletti, colui che ha proposto l’espulsione di Pinna. Così, come già anticipato ieri da Giornalettismo, la deputata non rischia per ora di finire nell’ordine del giorno della prossima riunione congiunta. Nessuna epurazione, Colletti ha deciso di ritirare l’idea. Ad assicurare la parlamentare sarda sarebbe stato lo stesso leader in persona. “Sembrava non esserne convinto manco lui” spiega un collega. Chiamiamola “pacificazione” come annuncia uno dei ribelli, che ora tacciono. Si sta però con le mani legate. Ogni intervista peserà come un macigno. Qualcuno giura che esasperato potrebbe fare come un kamikaze e farsi “fuori” perché pressato dal nuovo “patto”. Eppure Grillo secondo alcuni cercherebbe solo un contatto. “Così ora non possono dire che li ha lasciati soli” replica un fedelissimo. Gambaro, grande esclusa, dopo l’esito del voto ha spento il cellulare. In diversi alla Camera sono rimasti comunque interdetti per la sua espulsione. Una notte per pensare. Si vocifera che, tramite mea culpa suoi e bontà di Beppe, questa votazione (bizzarra per alcuni) potrebbe esser “cancellata”. Il post che la riguarda è scomparso in fondo al blog di Beppe Grillo. D’altronde per cacciarla non si è espressa tutta la pancia del MoVimento. Unire i cocci e andare avanti sembrano le prossime mosse da fare. Proseguire dritti, uniti, così come si è fatto ieri per l’ostruzionismo alla Camera, valutato con un sondaggio on line tra deputati. Quale migliore occasione per rifare quindi un bel ritratto di famiglia? Per lo scatto finale si aspetta l’assemblea congiunta. Si ipotizzava oggi, ma alla fine, fino a ieri pomeriggio, non sarebbe arrivata nessuna comunicazione in merito. Beppe cambia linea. E per scendere a Roma pare abbia concordato anche l’accompagnatore per il prossimo incontro tra grandi e pulcini: Casaleggio.

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