Ragazzini che si strangolano per andare su di giri

24/11/2010 di Viola Afrifa

Il soffocamento autoindotto: ecco come i giovanissimi rischiano la vita per qualche secondo di euforia e come educare è l’unico modo per prevenire.

Ci sono alcuni argomenti di cui non si sa mai se sia bene parlarne o meno. Approfondirli può far scaturire curiosità e in alcuni casi istigare all’emulazione ma fingere che non esistano non elimina certo il problema. Prova di questo fatto è che, nonostante nessuno ne avesse mai parlato sui mezzi di comunicazione di massa, nel convitto alberghiero di Bressanone il cosiddetto “gioco del blackout” era un fenomeno conosciuto e praticato da molti.

COSA E’ – Diffuso soprattutto in USA (tanto per cambiare), il gioco del soffocamento viene chiamato in decine di altri modi tra cui Airplaning, California Blackout, Space Monkey e Trip to Heaven. Consiste nell’interrompere bruscamente l’afflusso di ossigeno al cervello per poi riaprirlo altrettanto rapidamente e raggiungere in pochi istanti uno stato di euforia paragonabile a quello associato all’uso di droghe. Quasi tutti i siti americani dedicati all’argomento sottolineano a questo proposito che una delle motivazioni che spingono i ragazzi a provare, e in molti casi a continuare, è proprio il fatto che si ottenga l’effetto di un narcotico senza però correre il rischio di essere beccati in possesso di alcunché.

COME FUNZIONA – Per limitare bruscamente l’afflusso di ossigeno al cervello principalmente vengono utilizzate due diverse tecniche: lo strangolamento (a mani nude, con o mediante stringhe o cinture) e la pressione sulla carotide o sul petto, il tutto associato da iperventilazione indotta o dal cosiddetto “thumb blow” (soffiando tenendo il pollice tra le labbra serrate, come se si stesse gonfiando un palloncino). Una prima sensazione di “leggerezza” viene prodotta dal basso apporto di ossigeno al cervello che causa lo svenimento. Una seconda botta viene invece provocata dal rimuovere il blocco in modo repentino.

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