La classifica degli aerei passeggeri più pericolosi

23/11/2010 di John B

Alcuni aerei precipitano più di altri… o forse no.

Nei giorni scorsi i siti di news hanno dato ampio spazio a un servizio giornalistico di Pietro Vernizzi secondo cui alcuni modelli di velivoli civili sarebbero statisticamente più rischiosi ed esposti a incidenti aerei.  A prima vista, i dati snocciolati dall’inchiesta sono drammaticamente sconcertanti: “Il triste primato, secondo i dati JACDEC, in termini percentuali spettano al modello Airbus A320, del quale sono state prodotte 2.444 unità, di cui 20 coinvolte in incidenti per un totale di 631 decessi. Mentre il Boeing 757, prodotto in 1.050 unità, è stato coinvolto in incidenti con 582 morti (…)Il modello sul quale sono avvenuti in assoluti più incidenti mortali è il Boeing 727, che ha riportato 3.927 morti e 106 incidenti su 1832 pezzi, che hanno reso l’aereo irrecuperabile. Al secondo posto il Boeing 373 Classic 100-200-300, che ha totalizzato 3732 vittime su 725 pezzi”.  In realtà le cose stanno molto diversamente, e purtroppo articoli del genere evidenziano la tradizionale superficialità, mista a pregiudizio e diffidenza, con la quale troppo spesso i media trattano gli argomenti aeronautici, finendo per fornire informazioni false e per ingenerare ingiustificati allarmismi.  Vediamo assieme dove ha sbagliato l’inchiesta, e perché.

VOLO – Per cominciare, la fonte dei dati è il JACDEC, che non è un ente pubblico dedicato alla sicurezza del volo, ma un’iniziativa privata che raccoglie una gran mole di dati sugli incidenti aerei offrendo varie modalità di consultazione e alcuni filtri statistici. Il database del JACDEC è uno strumento molto utile per lo studio degli incidenti aerei purché si tenga conto delle caratteristiche dei dati forniti, cosa che Vernizzi non sembra abbia fatto.  Infatti il JACDEC utilizza un proprio criterio per valutare la gravità di un incidente aereo e quindi per decidere se inserirlo o meno nelle rilevazioni statistiche. In particolare, le tabelle includono gli incidenti che hanno provocato la distruzione dell’intero velivolo o la perdita di vite umane.  E’ lecito dubitare che questo criterio sia adeguato ad analisi statistiche che chiamino in causa la sicurezza di un modello di velivolo. I dati del JACDEC, difatti, non fanno alcuna distinzione tra le varie cause che possono determinare un incidente: non si distingue tra errore umano e problema tecnico; non si tiene conto dell’anno in cui un determinato modello è entrato in servizio (un aereo che vola da 30 anni ha cumulato certamente più incidenti rispetto a un aereo immesso sul mercato da pochi anni); soprattutto non si considera la “quantità di volo” espressa da un determinato modello. Quest’ultimo aspetto è invece estremamente importante, perché un modello molto utilizzato tende statisticamente a cumulare, nel tempo, un numero di incidenti maggiore rispetto a un modello scarsamente utilizzato. Questo però non significa che quel modello sia meno sicuro: semplicemente vola di più.

NUMERI – Infatti nell’aviazione militare la sicurezza di un velivolo viene valutata in base al tasso di incidenti su un certo numero di ore di volo (generalmente 10.000), tenuto conto che le modalità di impiego operativo degli aerei militari rispondono a criteri molto particolari e il tempo di volo per ciascuna missione è relativamente ridotto. Nell’aviazione civile, invece, si preferisce prendere in considerazione un tasso calcolato sulla base del numero di voli (e quindi i cicli completi di decollo-crociera-atterraggio). Infatti soltanto il 9% degli incidenti interessa la fase del volo in quota, ossia la “crociera”. Tutti gli altri incidenti, quindi oltre il 90 %, avviene durante le fasi del decollo, ascesa in quota, discesa, atterraggio, movimentazione sulla pista aeroportuale. Considerato che gli aerei a corto-medio raggio, impegnati su rotte relativamente brevi, mediamente accumulano un numero di “cicli” (decollo-atterraggio) molto più alto rispetto agli aerei a lungo raggio, è evidente che in termini statistici essi hanno una probabilità molto maggiore di incappare in un incidente.  Infatti nell’aviazione militare la sicurezza di un velivolo viene calcolata in base al tasso di incidenti per ora di volo, tenuto conto che le modalità di impiego operativo degli aerei militari sono relativamente uniformi. Nell’aviazione civile, invece, il tasso viene calcolato tenendo presente il numero di voli (e quindi i cicli completi di decollo-crociera-atterraggio).  Analizzando le statistiche che tengono conto del numero di voli (i dati che seguono sono tratti dallo studio “La sicurezza del volo”, G. Mansutti, 2003), i risultati sono del tutto diversi rispetto a quelli prospettati dall’inchiesta.

STUDI – Si scopre, così, che gli aviogetti di costruzione occidentale presentano un tasso di incidenti pari a 0,46 ogni milione di voli.  Detto così non si apprezza il valore del dato. In altri termini, significa che la probabilità di un incidente ogni volta che si prende un aereo (di costruzione occidentale) è pari a 0,00000046 %. Praticamente nulla.  Si capisce quindi che parlare di maggiore o minore sicurezza di un determinato modello è questione priva di senso, viste le percentuali insignificanti in gioco.  A titolo di curiosità, possiamo dire che gli aerei di costruzione orientale (generalmente russi) soffrono di un tasso maggiore: 4,47 ogni milione di ore di volo. Per quanto sia un tasso “molto” maggiore rispetto allo 0,46 è pur sempre un tasso insignificante in termini assoluti.  Tra l’altro, questi tassi rappresentano la media mondiale e presentano variazioni secondo le aree geografiche. Così, quello 0,46 scende allo 0,30 in Europa, e allo 0,19 in Nord America.  Un picco si riscontra (ma solo per gli aerei di costruzione orientale) aCuba (23,8 incidenti ogni milione di voli) e in Asia (19,1 incidenti ogni milione di voli). Ma persino nel caso di Cuba il dato si traduce in un misero 0,00002% di probabilità di incorrere in un incidente.  A tutto questo, bisogna poi aggiungere ulteriori considerazioni. Il 58% degli incidenti è dovuto a errori di pilotaggio. Il 4,7 % è dovuto a errori degli operatori al controllo del traffico aereo. Il 3,8% è dovuto a cause meteorologiche. Il 5,6% è dovuto a errori nella manutenzione. Il 14,1% è dovuto a cause che non riguardano le operazioni di volo in senso stretto (attentati terroristici, azioni di guerra, impatto di volatili ecc…). Soltanto il 13,7% degli incidenti è determinato da avarie del velivolo.  La verità è che gli aerei moderni sono tutti intrinsecamente sicuri. E si badi che per “moderni” non si intendono solo gli aerei di ultima generazione, ma in generale tutti i velivoli operati secondo le procedure di sicurezza moderne, a prescindere dalla loro “età anagrafica”. Tra l’altro, ogni volta che c’è un incidente aereo, si apre una complessa fase di indagine tecnica volta a scoprirne le cause. Qualora fosse rilevata una deficienza progettuale o un difetto tecnico, immediatamente tutti gli aerei dello stesso modello o che fanno uso dell’apparecchiatura difettosa sarebbero messi a terra finché il problema non fosse risolto. Anche gli errori umani determinano modifiche e aggiornamenti delle procedure, finalizzati a evitare o ridurre il rischio che possano ripetersi. Il mondo dell’aviazione e in particolare quello della sicurezza volo è un mondo in costante evoluzione: ogni giorno la sicurezza intrinseca del trasporto aereo aumenta. Un altro aspetto interessante è che le nazioni che sviluppano il più alto numero di voli commerciali all’anno (circa due milioni) sono Canada, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Inghilterra e Australia. Pertanto il fatto che l’inchiesta abbia preso spunto da alcuni incidenti che hanno interessato l’australiana Qantas, non meraviglia più di tanto, proprio per l’altissimo numero di voli espresso da quella nazione.  Uno studio pubblicato dal ministero dei trasporti inglese nel 1996, ha evidenziato che il tasso di vittime tra i passeggeri dei voli commerciali nel decennio precedente (1985-1994) è stato pari a 0,2 per ogni miliardo di km percorsi, contro il 3,4 dei treni e i 53 delle auto. Da quello studio, peraltro, emerge che se l’aereo è il mezzo di trasporto più sicuro, l’automobile non è quello meno sicuro. Infatti il tasso di vittime tra i pedoni è pari a ben 684, sale a 902 per la bicicletta e raggiunge i 1872 per i motociclisti. Insomma: volate tranquilli!

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