Quando Franca Rame venne stuprata dai fascisti

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La notizia della morte di Franca Rame, scomparsa oggi a Milano, ha ricordato agli italiani un  episodio tragico accaduto alla drammaturga italiana: quello del suo stupro, avvenuto a Milano nel 1973 per mano di cinque persone,tutti  esponenti dell’estrema destra milanese. In quegli anni la Rame si era esposta in prima linea sulla morte di Giuseppe Pinelli, e con il marito Dario Fo si era unita a Soccorso Rosso Militante, l’organizzazione che forniva assistenza legale ai militanti della sinistra extraparlamentare condannati al carcere.

franca rame stupro

LO STUPRO – Quella sera del 9 marzo 1973 la Rame venne rapita nella centralissima via Nirone e trascinata a bordo di un furgoncino, dove le venne usata violenza fisica e sessuale per diverse ore prima di essere “liberata” in un parco in stato confusionale e con diverse ferite su tutto il corpo. Lo stupro venne denunciato, ma il processo arrivò a sentenza soltanto 25 anni più tardi, quando il reato era caduto in prescrizione.

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I MANDANTI DELLO STUPRO – Nel febbraio 1998, si lesse nelle motivazioni della sentenza emessa qualche settimana prima che Biagio Pitarresi, esponente di spicco della destra milanese, aveva confermato al giudice istruttore che lo stupro di Franca Rame era stato ordinato da alcuni ufficiali dei carabinieri della Divisione Pastrengo e perpetrato da cinque neofascisti. Il giudice Guido Salvini sottolineò come  il comando della Pastrengo fosse stato “pesantemente coinvolto”, negli Anni 70, in “attività di collusione con strutture eversive e di depistaggio delle indagini in corso, quali la copertura di traffici d’ armi, la soppressione di fonti informative che avrebbero potuto portare a scoprire le responsabilità nelle stragi dei neofascisti Freda e Ventura”. A parlare per la prima volta del coinvolgimento dei carabinieri nello stupro della Rame era stato l’ex neofascista Angelo Izzo, nel 1987: ma all’epoca la sua testimonianza non venne ritenuta attendibile.

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IL MONOLOGO – Due anni più tardi, quella drammatica esperienza divenne un monologo teatrale, che la Rame inserì nello spettacolo Tutta casa, letto e chiesa. Nel monologo, intitolato semplicemente “Lo stupro”, la Rame racconta senza censure le violenze subite, parole pesanti come pietre nell’Italia degli anni di piombo e del movimento femminista.

“Muoviti puttana fammi godere”.
Sono di pietra.
Ora è il turno del secondo… i suoi colpi sono ancora più decisi. Sento un gran male.
“Muoviti puttana fammi godere”.
La lametta che è servita per tagliarmi il golf mi passa più volte sulla faccia. Non sento se mi taglia o no.
“Muoviti, puttana. Fammi godere”.
Il sangue mi cola dalle guance alle orecchie.
È il turno del terzo. È orribile sentirti godere dentro, delle bestie schifose.
“Sto morendo, – riesco a dire, – sono ammalata di cuore”.
Ci credono, non ci credono, si litigano.
“Facciamola scendere. No… sì…” Vola un ceffone tra di loro. Mi schiacciano una sigaretta sul collo, qui, tanto da spegnerla. Ecco, lì, credo di essere finalmente svenuta.

“LO STUPRO” IN PRIMA SERATA – Nel 1988 Franca Rame portò il suo monologo in tv, su Raiuno, nella prima serata del sabato sera, durante una puntata di Fantastico presentata da Adriano Celentano. Anche in quell’occasione, l’Italia rimase scioccata.

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