Indymedia se n’è andata in silenzio

15/04/2013 di Mazzetta

Una notevole eccezione come Indymedia Atene invece è stata spenta dal governo.

/OFF – Nato nel 1999, il network si è spento lentamente insieme al movimento altermondista, superato dall’evoluzione della rete e dallo scemare del primo movimento globale sorto dopo il tramonto del comunismo.

IN ITALIA – Se oggi si digita l’indirizzo di italy.indymedia.org si arriva a una pagina splash e al posto del sito si trova questo comunicato:

Febbraio 2013.
Da circa due mesi e mezzo Indymedia è offline.
Il guasto del server ospitato da RiseUp ed il grosso debito contratto nei loro riguardi ha finora impedito la riapertura.
I tecnici stanno lavorando per ripristinare Indymedia Piemonte ed Indymedia Nord-Est, gli unici due nodi che resteranno attivi,
mentre italy.indymedia.org diventerà l’archivio delle notizie
pubblicate fino a novembre 2012.

UNA CRISI GENERALE – Non meglio, anzi peggio, va per indymedia.org, che invece è sparita del tutto, offline per problemi tecnici ai quali nessuno ha messo mano da mesi, come da mesi tacciono le mailing list che ne dovrebbero scandire il funzionamento. osì molti altri dei numerosi siti locali, nazionali o ragionali spuntati in oltre 30 paesi ad appena 3 anni dalla nascita del primo IMC (Independente Media Center) a Seattle, in occasione delle proteste contro la World Trade Organization (WTO).

INFORMAZIONE DEL BASSO  – Secondo la presentazione italiana: “Indymedia è un network di media gestiti collettivamente per una narrazione radicale, obiettiva e appassionata della verità. Ci impegniamo con amore e ispirazione per tutte quelle persone che lavorano per un mondo migliore, a dispetto delle distorsioni dei media che con riluttanza si impegnano a raccontare gli sforzi dell’umanità libera”, così diceva la presentazione italiana (“Indymedia is a collective of independent media organizations and hundreds of journalists offering grassroots, non-corporate coverage. Indymedia is a democratic media outlet for the creation of radical, accurate, and passionate tellings of truth.” quella di Indymedia.org”). Molto più sintetico lo slogan con il quale Indymedia ha sempre riassunto le sua essenza: “become your media”.

IL MODELLO ORGANIZZATIVO – La forza e anche l’apparente debolezza di Indymedia  si devono al particolare e originale modello organizzativo privo di gerarchia, che promuove la collaborazione e offre una forte protezione per la privacy dei partecipanti. La filosofia dell’open publishing, la pubblicazione aperta, integrata dalla garanzia di non poterne tracciare l’origine, non è stato meno importante del tentativo di sfuggire alle logiche e alle organizzazioni editoriali tradizionali creando nuovi strumenti e modi di collaborazione che hanno portato a collaborare centinaia di attivisti e di giornalisti in decine di paesi al mondo.

UN WEB DIVERSO – Con gli anni Indymedia ha risentito sia del tramonto del movimento altermondista che dell’evoluzione della rete. Quello che nel 1999 era un network moderno capace di generare e sostenere volumi rilevanti di traffico e di sperimentare innovazioni in ogni direzione, negli anni è diventato un mezzo tecnicamente obsoleto, ma anche una rete svuotata di quella vibrante tensione che portava alla produzione di materiale editoriale originale e alla copertura di tutto quel mondo espulso dalla narrazione dei medi mainstream.

UN NETWORK VIBRANTE – Le primavere arabe e prima ancora la rivoluzione verde iraniana non hanno creato indymedia locali per diffondere la voce delle opposizioni, ma hanno dilagato viralmente sui social network che uniscono alla semplicità d’uso l’accesso a una platea generalista molto vasta e non potrebbe essere stato diversamente. Prima e dopo Genova 2001, quando il movimento nonostante la repressione era vivo e vitale, non esistevano i social network e Indymedia rappresentò lo strumento ideale per i tempi. Nel nostro paese era cresciuto uno dei nodi più attivi, grazie anche alle cure di un buon numero di esponenti della comunità hacker che si ritrovavano negli Hackmeeting e che rappresentarono a lungo una risorsa tecnica di grande valore per il nodo italiano.

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