Papa Francesco: Bergoglio e la storia della foto con il dittatore

14/03/2013 di Alberto Sofia

Sul nuovo pontefice Francesco le ombre di un passato controverso. Quello legato agli anni bui della dittatura in Argentina, tra il 1976 e il 1981, dopo il colpo di Stato del generale Jorge Rafael Videla ai danni di Isabelita Peron. Un’epoca in cui vennero sterminate migliaia di persone, soprattutto oppositori politici: 30 mila sarebbero state quelle rapite, torturate ed uccise. Jorge Mario Bergoglio, che prese i voti a 32 anni, fu capo dal 1973 al 1979 della comunità gesuita locale. Non pochi quotidiani, subito dopo la sua elezione, hanno lanciato accuse e dubbi sul ruolo avuto in quel periodo così negativo per la storia del proprio paese. Se Bergoglio è stato considerato all’estero un riformatore – è gesuita, lontano dalla curia romana, aperto verso i temi sociali e vicino ai poveri – in Argentina non pochi hanno ricordato la sua battaglia contro la teologia della liberazione e i suoi sostenitori considerati dei “rivoluzionari”( per la loro interpretazione del messaggio cristiano quasi di “sinistra”, legato all’idea di emancipazione sociale, ndr). Poi ci sono stati giornalisti, come Horacio Verbitsky, che lo hanno tirato in ballo a causa del suo silenzio e la presunta complicità negli anni del regime. Ombre che lo stesso nuovo pontefice ha cercato di allontanare negli anni, senza riuscirci mai completamente.

PAPA FRANCESCO E LE OMBRE DEL PASSATO – Subito dopo la nomina a pontefice, sul web sono anche circolate alcune vecchie foto che lo ritraggono accanto a Jorge Rafael Videla, ovvero proprio il generale autore del golpe del 1976. Scatti che mostrano il momento in cui il nuovo pontefice offre la comunione al dittatore, che però – secondo altri utenti su Twitter – sarebbero falsi, come dimostrerebbe l’errata ricostruzione sull’età dell’attuale pontefice.

Altri media hanno invece riproposto le tesi sul ruolo giocato da Bergoglio a partire dal 24 marzo 1976, quando iniziò la dittatura di Videla. Una denuncia è contenuta nel libro ‘L’isola del Silenzio‘ del giornalista argentino Horacio Verbitsky, un esperto di diritti umani, che ha analizzato il ruolo della Chiesa in quel periodo così tragico per il Paese sudamericano. In quel volume si dedica ampio spazio al nuovo pontefice, sotto accusa non solo per il suo silenzio, ma anche per la stessa collusione con la dittatura, secondo il giornalista. Si spiega come durante i primi anni ’70 fosse a capo della Compagnia dei gesuiti in Argentina, un ruolo che gli permise di aver sotto le sue dipendenze giovani preti e seminaristi. Nel febbraio del 1976 – secondo quanto si legge nel libro – , alla vigilia del colpo di Stato di Videla, avrebbe chiesto l’allontanamento di alcuni gesuiti, considerati “rivoluzionari”, prima impegnati nelle baraccopoli di Buenos Aires. Si tratta di Luis Dourrón, Enrique Rastellini e Francisco Jalics: secondo il giornalista, questi si sarebbero però rifiutati, tanto che Bergoglio sarebbe arrivato fino ad espellerli dalla Compagnia di Gesù, oltre a far pressioni sull’arcivescovo della diocesi di Buenos Aires per togliere loro l’autorizzazione a praticare la stessa messa. Per il giornalista sarebbe stato un segnale al regime, una sorta di via libera: dato che pochi giorni dopo il golpe militare due sacerdoti furono rapiti. E mandati all’Esma, il drammatico centro di detenzione e tortura illegale, prima di essere liberati. Nel libro si spiega come sarebbe stato lo stesso Bergoglio a segnalarli al regime come “sovversivi”.

PAPA FRANCESCO: LA DIFESA DI BERGOGLIO – Eppure, il nuovo pontefice ha sempre rispedito al mittente le accuse: in un altro libro, una sorta di intervista intitolata ‘Il gesuita’ e pubblicata nel 2010 dei giornalisti Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin – Bergoglio non si è sottratto alle domande sul suo oscuro passato, spiegando come  “la Chiesa, come tutta la società, abbia conosciuto quanto successo negli anni della dittatura poco a poco”. E come all’inizio non ne fosse completamente cosciente. Continuò: “Immagino la disperazione di quelle donne che cercavano in tutti i modi i propri figli e si trovavano di fronte al cinismo delle autorità che le trascinavano da una parte e dall’altra”, ricorda, riferendosi alle migliaia di desaparecidos e all’orrore degli anni della dittatura militare.

PAPA FRANCESCO: LE ALTRE ACCUSE – Eppure il ruolo di Bergoglio rimane pieno di punti non chiariti anche in un episodio successivo alla caduta del regime. Per i suoi sostenitori sarebbe stato responsabile nel 1983, con il ritorno della democrazia, dei tentativi di liberazione dei due sacerdoti Orlando Yorio – il libro si basa anche sulle sue testimonianze, ndr – e Francisco Jalics, che erano stati sequestrati dai militari. Ma secondo altre fonti, che lo accusano, sarebbe stato lui stesso il responsabile del sequestro, per averli denunciati alle autorità. Si ricorda anche una testimonianza di quel procedimento, da parte di Maria Elena Funes – anch’essa rapita durante gli anni del regime -, che ha dichiarato come Yorio e Jalics vennero sequestrati dopo che Bergoglio ‘tolse loro la propria protezione’. Anche in questo caso il primo papa sudamericano smentisce questa ricostruzione: anzi, avrebbe rivendicato il ruolo avuto nel tentativo di liberarli. Yorio e Jalics vennero dopo qualche tempo rilasciati: per Bergoglio proprio perché “la Chiesa argentina si era mossa come dei pazzi per ottenere il loro rilascio”. Fu allora che avrebbe anche incontrato Jorge Rafael Videla, oltre all’ammiraglio Emilio Massera, tra gli aguzzini più feroci della giunta militare. Le accuse lo avevano già messo in difficoltà durante lo scorso Conclave, quello che portò all’elezione di Benedetto XVI, come ricorda un’agenzia dell’epoca dell’Adnkronos:

“Il quotidiano messicano ”La Cronica de Hoy” riferisce che contro Bergoglio e’ stata presentata una denuncia per presunta complicita’ nel sequestro di due missionari gesuiti il 23 maggio del 1976, durante la dittatura. La denuncia e’ stata presentata dall’avvocato e portavoce delle organizzazioni di difesa dei diritti umani in Argentina, Marcelo Parilli, che ha chiesto al giudice Norberto Oyarbide di indagare sul ruolo di Bergoglio nella sparizione dei due religiosi a opera della marina militare”

Così i dubbi sul suo passato restano e si aggiungono alle accuse di chi critica Francesco per la sua contrarietà al matrimonio omosessuale, all’aborto e per il suo stile conservatore in molti temi della dottrina cattolica.

 

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