Rappresentanti di lista: chi sono e cosa fanno

“Adesso la situazione la vedi così tranquilla, ma prova a passare stasera e vediamo se andrà così bene”. Ovvero, benvenuti nella realtà degli “invisibili” di ogni elezione, ovvero i rappresentanti di lista.

CHI SONO I RAPPRESENTANTI DI LISTA – Parliamo di persone il cui ruolo in una consultazione elettorale è a dir poco fondamentale, al punto che Silvio Berlusconi, nelle ultime elezioni del 2008, arrivò a definirli, come riportato dal Corriere della Sera, “l’esercito dei difensori della libertà”. Il rappresentante di lista, secondo la Legge, è il soggetto incaricato di seguire le operazioni di voto in un ufficio elettorale di sezione. Il suo è un ruolo di vigilanza, ovvero verifica la presenza di eventuali irregolarità da parte o di un candidato o di un esponente politico. Non esistono limiti alla nomina di queste figure ma la prassi è quella di individuare due persone per seggio, di cui una identificata come “supplente”.

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IMPEGNO NON RETRIBUITO – La loro figura è regolata dalla legge 122 del’ 8 marzo 1951, articolo 14, comma 5, che recita:

Tale dichiarazione deve contenere l’indicazione di due delegati a designare, personalmente o per mezzo di persone da essi autorizzate con dichiarazione autenticata da notaio, i rappresentanti del gruppo presso ogni seggio e presso i singoli uffici elettorali circoscrizionali e l’ufficio elettorale centrale

Queste persone di norma non sono retribuite. Al massimo la loro sezione di riferimento può prevedere un rimborso spese ma non è detto. Nonostante questo è considerato un membro dell’Ufficio Elettorale di sezione ma non è retribuito e per questo ha diritto ai permessi ed alle giornate di riposo compensativo alle quali hanno diritto i membri del seggio. Esistono due procure d’accreditamento: o si consegnano le designazioni al segretario comunale entro il venerdì antecedente alle elezioni o ci si accredita presso il presidente di seggio il giorno della costituzione dello stesso. Basta che sia presente l’attestazione dell’incarico con la firma del delegato capolista, dei rappresentanti incaricati e l’autentica di un pubblico ufficiale della circoscrizione, oltre ai documenti d’identità e la tessera elettorale.

I LORO COMPITI – Anche il rappresentante di lista è un pubblico ufficiale e può essere allontanato dopo due ammonimenti in caso eserciti pressioni contro l’elettorato. Può essere presente dalla costituzione del seggio (non prima delle 16 del sabato antecedente le urne) fino allo scrutinio finale. Può tenere una copia dei registri elettorali, annota gli elettori che si sono presentati ma a causa delle norme sulla privacy non compila gli elenchi di chi non ha votato. Il suo parere è meramente consultivo al momento dello scrutinio, può contestare le schede (e queste vengono iscritte a verbale) ma non ha diritto di veto.

IL GIRO AL SEGGIO – Parliamo quindi di una specie di “cane da guardia” delle liste il cui ruolo è quello di verificare che non vi siano brogli di alcun genere, né da parte dei componenti del seggio né da parte di qualcun altro “infiltrato”. Per capire bene quale fosse la loro sensazione a poche ore dalla chiusura delle urne siamo andati ai seggi allestiti nella scuola elementare “Vittorio Bottego” di Via San Mamete 11, Milano, per sentire il loro parere. Al nostro arrivo abbiamo trovato due rappresentanti del Partito Democratico ed uno della lista “Rivoluzione Civile – Ingroia” e che operava anche per la lista regionale “Vota Etico” vicina al candidato del centrosinistra Umberto Ambrosoli.

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TUTTO TRANQUILLO, FINORA – “Mah, al momento non sta succedendo nulla -queste le loro parole- in fondo in questo seggio ci conosciamo tutti da 20 anni e quindi è difficile assistere a certe scene che si sentono in televisione”. Ovvero di insulti tra rappresentanti e di minacce di querela, come vedremo in seguito. Per quanto riguarda le liste, queste sono tutte presenti, anche quelle del Movimento Cinque Stelle: “Si, abbiamo visto anche due di loro, ma solamente ieri nel pomeriggio”. Comunque è la conferma che sono tutti presenti e che ogni partito ha pensato bene di provvedere alla nomina di due rappresentanti per lista.

IL PROBLEMA DELL’INTENZIONE DI VOTO – Per quanto riguarda il lato “operativo”, come tutti sanno il “Porcellum” non prevede grandi difficoltà dal punto di vista della compilazione della scheda. Gli unici problemi possono venire da un segno riconoscibile, dall’uso di una penna, da una croce che inavvertitamente investe due simboli anziché uno, nel caso di una coalizione. “L’importante è che la volontà dell’elettore appaia chiara”, ha spiegato il rappresentante di Rivoluzione Civile che ha aggiunto: “per farlo bisogna vedere dove il segno è preponderante. Se prende tutti e due la scheda è da invalidare, se tende più in un simbolo anziché in un altro allora bisogna tenere conto di dov’è maggiormente presente”.

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LA PREFERENZA VA AL PARTITO – Uno dei due delegati del Pd ha aggiunto: “Non solo. Il simbolo non dev’essere riconoscibile in alcun modo. Solo con la croce si ha la certezza di non avere problemi”. Il discorso si complica per quanto riguarda le elezioni regionali. Ricordiamo che in questo weekend si rinnovano i consigli di Lombardia, Lazio e Molise. “Qui -continua il delegato di Rivoluzione Civile- abbiamo tre ipotesi: o si barra il nome del presidente, o il simbolo, o il voto disguinto. Se però viene espressa una preferenza relativa ad un candidato non presente nella lista o se si confonde il nome, allora il voto viene invalidato perché non c’è chiarezza”. Aggiunge nuovamente il delegato Pd: “Ricordiamoci, la preferenza in questi casi va prima al Partito. Bisogna capire l’intenzione di voto. Se invece si sbaglia mettendo una preferenza senza simbolo ma questa non è presente nelle liste allora niente, la scheda è invalidata”.

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