Reeva Steenkamp e Pistorius: i segreti della casa dell’omicidio

A poco meno di una settimana dalla tragedia, si aggrava ogni giorno di più la posizione di Oscar Pistorius, accusato dell’omicidio della sua fidanzata, la modella sudafricana Reeva Steenkamp. L’atleta è comparso di nuovo davanti ai giudici, ma a parlare sono più che altro quegli steroidi e quei proiettili calibro 38 che gli inquirenti hanno ritrovato nella villa dove viveva la coppia.

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TESTOSTERONE – I dettagli delle perquisizioni condotte dagli inquirenti, racconta il Daily Mail, sono stati rivelati nel corso dell’udienza: nella sua camera da letto sono state trovate delle “scatole di steroidi” (ma il capo delle indagini ha subito corretto che si trattava di testosterone), oltre ad alcuni aghi e al necessario per le iniezioni. Barry Roux, l’avvocato di Pistorius, ha obiettato che le sostanze trovate nell’abitazione di Pretoria sarebbero in realtà “rimedi omeopatici”. Il pm Gerrie Nel, tuttavia, ha spiegato che nessuno stava accusando l’atleta di aver fatto uso di sostanze vietate dalla legge, ma semplicemente che la polizia le aveva trovate nella camera da letto del giovane.

 

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IL GIALLO DEI PROIETTILI – Molto più grave, invece, è la questione che riguarda i proiettili di una calibro 38, rinvenuti sempre nella camera di Pistorius. L’atleta possedeva il porto d’armi, ma non aveva denunciato il possesso di nessuna pistola di quel calibro. Anche in questo caso, la difesa ha sostenuto che in realtà quei proiettili appartenevano al padre Henke. In ogni caso, Pistorius deteneva quei proiettili illegalmente.

PISTORIUS INDOSSAVA LE PROTESI QUANDO SPARÒ? – Ai giudici e ai presenti in aula, Pistorius è apparso distrutto e, a testa bassa, ha pianto mentre la corte mostrava i fori d’ingresso dei tre proiettili che hanno ucciso la Steenkamp: le pallottole hanno colpito la testa della ragazza, il suo gomito destro e il fianco. Hilton Botha, il capo delle indagini, ha anche riferito che alcuni testimoni avrebbero sentito la coppia litigare per oltre un’ora, tra le due e le tre del mattino, prima di sentire gli spari. La polizia è arrivata intorno alle 4.15. Ma Reeva, in camicia da notte, era già morta. Botha ha poi parlato della traiettoria dei proiettili: questi sarebbero stati sparati verso il basso, cosa che suggerirebbe l’ipotesi che Pistorius, al quale sono state amputate le gambe all’età di 11 anni, stesse indossando le protesi nel momento in cui ha esploso i colpi verso la fidanzata. Questo particolare sconfesserebbe la versione offerta ieri da Pistorius: “Era notte fonda – ha dichiarato per voce del suo avvocato– ho avuto una paura terribile credendo che qualcuno fosse entrato in bagno. Siccome non avevo le mie protesi, mi sono sentito terribilmente vulnerabile. Così ho sparato”.

 

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IL GIALLO DEI TELEFONI – In aula è stata proiettata una piantina del piano terra della villa, per ricostruire la dinamica dei fatti: Reeva è morta tra la camera da letto di Pistorius il bagno: ed è proprio in quest’ultima stanza che la polizia ha trovato la mazza da cricket. Secondi gli investigatori qualcuno l’avrebbe usata per rompere la porta del bagno dall’esterno. Nella doccia sono stati trovati anche due iPhone: su uno c’erano tracce di sangue. Botha ha dichiarato che nella casa sono stati ritrovati quattro telefoni in totale: nessuno, però, è stato usato per fare una chiamata di emergenza. 

A RISCHIO DI FUGA? – Infine, racconta l’Huffington Post, il detective Botha ha definito Pistorius “a rischio di fuga” e ne ha sconsigliato il suo rilascio su cauzione dal carcere di Pretoria dove l’atleta si prepara a passare la sua settima notte. La versione offerta ieri ai giudici dall’atleta, però, rimane la stessa: lui, Reeva, non l’avrebbe mai uccisa.

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