Le Iene e la “Parentopoli” nelle università italiane

Le Iene raccontano la Parentopoli che occupa le università italiane. Non è una novità, ma a denunciarlo è stato ieri un servizio realizzato da Pablo Trincia: un fenomeno che costringe i migliori “cervelli italiani” ad emigrare all’estero, per far posto a cugini, fratelli, figli e mogli di rettori e presidi. Così gli atenei italiani, già azzoppati da anni di tagli ai finanziamenti statali e dalla progressiva cancellazione delle borse di studio, sono ricchi di docenti che fanno carriera “grazie” agli illustri parenti.

Il servizio delle Iene

LE IENE E LA PARENTOPOLI DELLE UNIVERSITA’ – Da Roma a Bari, passando per Lecce, Messina, Cagliari. Il fenomeno – come spiega  il giornalista – è diffuso in tutta la penisola. Bastano pochi clic in rete, per scovare migliaia di articoli di denuncia: “All’Università di Bari ci sono intere famiglie che lavorano nello stesso settore: come i Massari e i Girone”. Ma Messina non è da meno, con i “Navarra, Chiofalo e Tommasini al top dei vertici”. Ma c’è anche un volto nascosto: ci sono anche mogli, nipoti e quelli non portano lo stesso cognome, ma che vengono ‘piazzati’ proprio grazie alla famiglia. Tra gli scandali che hanno fatto più scalpore, non poteva mancare, a livello simbolico, quello che ha coinvolto la più grande università d’Europa: la Sapienza di Roma. Un Ateneo oggi diretto dal rettore Luigi Frati, già ex preside della Facoltà di medicina, dove lavorano anche i due figli e la moglie: Frati fu ‘beccato’ quattro anni fa, sempre dalle stesse Iene, quando festeggiava il matrimonio della figlia nell’aula grande di Patologia. Come se fosse una sua proprietà. Allora si era difeso: “Non c’entro, hanno organizzato tutto i loro amici”. Peccato che gli inviti li aveva mandati proprio l’attuale rettore. E “la figlia, laureata in Medicina legale, è finita per insegnare nell’università del papà: proprio come la mamma, Luciana Rita Angeletti, che insegna storia della medicina”, spiega il giornalista. Ma chi manca all’appello? Soltanto il figlio, Giacomo Frati. A differenza di tanti altri giovani docenti – si pensi alle migliaia di ricercatori precari – lui ha bruciato le tappe: “A 28 anni ricercatore, a 31 professore associato, a 36 insegnante di ruolo”, continua Trincia. Forse un caso di eccellenza. Ma i dubbi restano. Soprattutto per una questione di trasparenza: tutti i nomi dell’importante famiglia nello stesso settore. “Nel mio caso c’è soltanto merito”, si difende il Rettore. Ma il giornalista incalza: “Dicono tutti così”. E mostra nel servizio l’articolo del Corriere della Sera “La carriera del primario che operava i manichini”, con protagonista proprio il figlio di Frati, che mette in dubbio proprio le “competenze” sbandierate dal padre. E c’è anche il caso delle cartelle false ad Oncologia, con lo stesso rettore indagato: al Policlinico Umberto I, secondo l’accusa, venivano truccate per coprire le assenze.

LO STUDIOSO DELLA PARENTOPOLI: ROBERTO PEROTTI – A studiare il fenomeno della parentopoli delle università italiane è stato Roberto Perotti, dell’Università “Bocconi”. Si spiega come si fa a “truccare un concorso”: “Bisogna sincerarsi che ci siano le persone giuste in commissione, poi si telefona ai candidati scomodi, minacciandoli che se si presenteranno al concorso non vinceranno mai una cattedra”, svela.

PARENTOPOLI ALL’UNIVERSITA’ : IL CASO DI PALERMO – Non è da meno l’Università di Palermo. “Si parla – si spiega nel servizio – di 230 docenti imparentati”. Era stato Repubblica a far emergere il caso quattro anni fa.  Ma i docenti provano a minimizzare il caso: “Non esiste un caso parentopoli, solo persone con lo stesso cognome”, prova a difendersi il Pro Rettore Vito Ferro. “Noi siamo tenuti a portare avanti le lezioni, non a spiegare i cognomi delle persone”, continua. Poi si passa alla facoltà di Architettura, dove ad essere intervistato è Angelo Milone, preside della facoltà. Proprio la stessa dove lavorano, sarà un caso, il fratello Mario (che in passato fu ex vice sindaco di Palermo, sotto la guida di Cammarata: per lui la delega ai rapporti con l’università) e i figli Daniele e Manuela, ricercatori. Anche in questo caso, per l’intervistato, nessuna parentopoli. Il merito regna.

PARENTOPOLI ALL’UNIVERSITA’:  CHI SUBISCE – Così spesso a subire la parentopoli sono le nostre migliori competenze: escluse in Italia, trovano subito collocazione nei posti di vertice delle università straniere. Le Iene intervista a Londra Nicola Gardini, docente di letteratura italiana ad Oxford. Laureato nel nostro paese e in possesso di un dottorato americano, Gardini è rimasto schiacciato dalle logiche dell’università italiana, dove continuano a governare i “baroni”, quelli che la Gelmini prometteva – con semplici slogan – di voler combattere: Nicola Gardini era stato di fatto mobbizzato dopo aver vinto un concorso in Italia. Così si è rifugiato in Gran Bretagna, dove ha rivinto, senza bisogno di conoscenze e parenti. E a perderci come sempre non è solo la trasparenza, ma gli stessi studenti italiani.

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