Le dieci canzoni più assurde di Sanremo

Sanremo è il Festival della canzone italiana, ovvero il momento in cui il meglio della musica nostrana si propone al pubblico. E’ tuttavia necessario ricordare che nel corso delle diverse edizioni abbiamo alternato pezzi magnifici ad altri che vengono ricordati per la loro curiosità, per le musiche molto particolari, per lo stile dei cantanti. Abbiamo scelto dieci pezzi, consci del fatto che ciascuno di noi ha nel cuore una canzone che ritiene discutibile.

JO CHIARELLO – CHE BRUTTO AFFARE (scritta da Franco Califano, 1981) – La ragazza vincitrice di “Miss Teenager” nel 1980, un anno dopo Isabella Ferrari, venne trasformata da Franco Califano in una cantante dal look disinibito e particolare. Questo l’ha portata a recitare la parte della “fustigatrice” di uomini. Parte perfettamente riassunta in questa “che brutto affare”, il cui ritornello recitava: “Io ti consideravo un super-man.. ma non sei neanche un man, scemo, non sei nemmeno la metà di un man”. Non ebbe un gran successo.

LAURA LUCA – DOMANI DOMANI (1978) – Per i critici questa “Domani Domani” scritta da Gian Pieretti, l’autore di “Pietre” non fu un gran pezzo ma grazie a questa la cantante milanese ebbe un discreto successo di pubblico, confermato l’anno successivo al Festivalbar.

 

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UMBERTO MARZOTTO – CONTA CHI CANTA (1987) – Umberto Marzotto, nipote di Marta e figlio di Piero, si presentò a Sanremo con questo pezzo che non ebbe fortuna, così come la sua carriera di cantante troncata da un arresto nel 1988 per spaccio di stupefacenti.

GIGI SABANI – LA FINE DEL MONDO (1989) – In quell’anno il comico arrivò penultimo con il pezzo scritto per lui da Toto Cutugno. Infatti lo si ricorda più per l’esibizione finale nella quale imitò vari personaggi.

FRANCESCO MAGNI – VOGLIO L’ERBAVOGLIO (1980) – Questa canzone vinse il premio della critica nel Sanremo del 1980. Unico passaggio nella musica pop visto anche la sua esperienza con i suoni indiani.

ENRICO BERUSCHI – SARA’ UN FIORE (1979) – Quella del 1979 non fu una grande edizione ma tra i vari Mino Vergnaghi, futuro paroliere di Zucchero, ed i Pandemonium, Beruschi, di mestiere cabarettista, riuscì a difendersi anche se non sapeva cantare ed era alle prese con un pezzo che raccontava la scoperta di una sposa la prima notte di nozze: “cos’è questo coso qui?”.

VALERIO SCANU – PER TUTTE LE VOLTE CHE (2010) – In tutti i luoghi in tutti i laghi. Quell’anno divenne un tormentone. E vinse Sanremo.

DJ FRANCESCO – FRANCESCA (2005) – Non fu un gran pezzo né per il suo messaggio -il tentativo di descrivere una donna diversa dalle altre- né per l’interpretazione. Poi Dj Francesco cambiò mestiere.

JALISSE – FIUMI DI PAROLE (1997) – One shot one kill. Vinto Sanremo sono spariti cullando il successo di un pezzo criticato per il ritornello ma che a distanza di anni risulta assolutamente orecchiabile.

ALESSANDRO CANINO – CRESCERAI (1994) – Nel 1992 con “Brutta” andò bene. Il secondo tentativo su meno fortunato. Almeno in Italia. Divenne una stella nell’Est Europa tanto che nel 1999, nel 2000 e nel 2001 tornò a Sanremo ma da inviato per le tv di quei paesi.

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