La tratta dei calciatori: baby promessa scappa a Malta

17/10/2008 di Michele Camaioni

Dal Palestrina allo Sliema Wanderers. Dall’Eccellenza laziale alla serie A di Malta, probabile trampolino di lancio verso i greci del Paok Salonicco o i portoghesi del Benfica. Quella di Victor Manuel Coto, diciottenne centrocampista di origini costaricensi e passaporto italiano è solo la classica storia a lieto fine?

Sì, insomma, a prima vista parrebbe la solita vicenda di una baby promessa che, dopo tante peripezie, finalmente ottiene la chance di diventare un giocatore professionista. Invece, dietro al sogno innocente di un ragazzo che vuole fare il calciatore, si cela una storia avvilente e triste come le parole di denuncia di Vincenzo Di Giacomo, l’uomo che per due anni ha accolto Victor come un figlio, salvo poi vederlo sparire senza nemmeno un saluto.

COME UN FIGLIO – «L’abbiamo preso in famiglia su invito del presidente della Vigor Perconti, la società di Roma dove Victor giocava insieme a mio figlio Ciro», racconta Di Giacomo. «Avevamo perso da poco in un incidente il nostro altro figlio, Luca, e insieme a mia moglie Nunzia abbiamo voluto dare una mano a questo ragazzo che viveva una difficile situazione familiare. Ormai ci chiamava mamma e papà: non avremmo mai immaginato di andare incontro a un nuovo dolore». Tutto ha inizio la scorsa estate, quando il Palestrina, società neopromossa in Eccellenza, rileva dalla Vigor Ciro Di Giacomo e Victor Coto, che viene convocato nella rappresentativa juniores del Lazio. Con la rappresentativa, Coto partecipa a un torneo in Grecia, dove le sue qualità attirano l’attenzione di giornalisti e osservatori di club blasonati, tra cui Paok e Benfica. Al rientro in Italia, il ragazzo viene avvicinato da un procuratore vicino a un noto ex giocatore sudamericano della Roma, che gli prospetta l’opportunità di passare a una società professionistica.

AMARO RITORNODi Giacomo è scettico ma Victor, che nel frattempo è stato raggiunto dalla madre naturale, si lascia convincere. Senza avvisare la famiglia Di Giacomo e il Palestrina, fa i bagagli e lascia l’Italia per Malta, dove si accasa allo Sliema Wanderers. Tornati a Roma dalle vacanze, Vincenzo e sua moglie non riescono a credere che Victor – che solo il 29 settembre ha compiuto diciotto anni – se ne sia andato senza un saluto, senza una spiegazione. «Stiamo cercando di contattarlo da settimane, ma non risponde né al telefonino né alle email », spiega Di Giacomo. «Non è colpa del ragazzo, ma di chi lo ha indotto a comportarsi così. Intanto però per questa storia mia moglie sta male e noi tutti siamo ancora scioccati».

COME RAFFAELE – Al dolore tutto umano dei Di Giacomo, si somma poi l’indignazione della dirigenza del Palestrina, che per il cartellino di Coto ha versato alla Vigor settemila euro e che, probabilmente, incasserà una cifra assai ridotta per il suo passaggio allo Sliema: Malta, infatti, è uno di quei Paesi dove, come la Svizzera (molti ricorderanno il caso del romanista Raffaele De Martino, «scappato» al Bellinzona dove hanno transitato anche Russotto, Amauri e Budan), la normativa consente di tesserare un giovane di serie con una modesta contropartita per il club di provenienza. Per questo, la piccola isola è diventata un «parcheggio» di giocatori destinati ad altri club stranieri. «Siamo vittime di una grande scorrettezza», commentano in società. «Abbiamo investito su un ragazzo e ce lo hanno portato via senza avvertirci. Abbiamo contattato gli intermediari che hanno condotto l’operazione: ci hanno promesso un appuntamento, ma poi non si sono fatti più sentire». Intanto, sui giornali maltesi si parla dell’ingaggio di Coto, che però attende il transfer dall’Italia e non ha ancora giocato un minuto con la maglia dello Sliema. A casa Di Giacomo, invece, sperano tutti in una telefonata chiarificatrice. Magari arriverà proprio il giorno dell’esordio.

(Pubblicato anche da Il tempo)

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