Ombre di guerra sulla Siria

Il Consiglio Nazionale Siriano ha riferito di una nuova strage di civili davanti a un panificio, questa volta a Homs. Esattamente come è successo ieri a Halfaya, i cannoni delle truppe di Assad avrebbero sparato sulle persone in fila per comprare il pane. I morti, secondo al-Arabiya, sarebbero 15. Il bilancio della strage di ieri, invece, è salito a 90 vittime.

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“OPERA DEI TERRORISTI” – All’indomani dal massacro di Halfaya, nelle provincia di Hama, il regime siriano ha fornito la sua versione dei fatti: secondo il governo di Damasco le vittime della strage del pane sarebbero 60 e sarebbero state uccise dai “terroristi” (ovvero le forze dell’opposizione) e non dalle bombe dei Mig lealisti, come invece avevano immediatamente denunciato le sigle delle organizzazioni anti-Assad. L’agenzia filo-governativa Sana ha diffuso un’agenzia secondo cui “un gruppo armato di terroristi ha attaccato la città di Halfaya macchiandosi di crimini contro la popolazione, uccidendo molte donne e bambini”. Il dispaccio prosegue sottolineando come le truppe lealiste siano intervenute per uccidere e ferire “molti terroristi” e che le accuse dell’opposizione mosse ai soldati siriani sarebbero basate su “un video girato”, dai ribelli, “per accusare l’esercito siriano mentre stava arrivando in Siria Lakhdar Brahimi”, inviato dell’Onu e della Lega Araba.

IL GIALLO DELLE ARMI CHIMICHE – Intanto continuano le accuse da parte dei ribelli: secondo le forze di opposizione Assad avrebbe già fatto uso di armi chimiche a Homs, dove sette persone sarebbero state uccise dal gas nervino, una sostanza che blocca il sistema nervoso di coloro che subiscono un’esposizione alla sostanza. Nelle scorse settimane, la comunità internazionale aveva definito l’uso di tali armi come il “punto di non ritorno”, che avrebbe fatto scattare una qualche azione internazionale. Tuttavia, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, nel corso di un’intervista rilasciata all’emittente “Russia Today”, ha smentito l’utilizzo di tali armamenti, definendolo “un suicidio politico per Assad”. Il capo della diplomazia russa ha precisato che Mosca avrebbe ricevuto ampie garanzie da Damasco che questo genere di armi non verrà mai utilizzato. “Ogni volta che ci sono voci che i siriani stanno facendo qualcosa con le armi chimiche – ha affermato Lavrov – ci rivolgiamo direttamente al governo e ogni volta ci viene assicurato con fermezza che non saranno usate in nessuna circostanza”.

 

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BOMBE AL SARIN – Eppure, prende corpo la denuncia degli attivisti siriani: nel quartiere di al-Bayyada, a Homs, sette persone sarebbero morte dopo aver respirato un “gas velenoso simile al Sarin”.  Decine di altre persone, continuano le fonti dell’opposizione, sarebbero rimaste intossicate manifestando sintomi inequivocabili, come nausea, difficoltà respiratorie e visive. All’inizio di dicembre, la stampa americana aveva rivelato che le forze lealiste avevano messo a punto una batteria di bombe con il Sarin da usare entro 60 giorni: ovvero prima che la sostanza letale diventasse inefficace.

USCIRE DALLA CRISI – Intanto questa mattina, l’inviato di Onu e Lega Araba Lakhdar Brahimi è stato ricevuto dal presidente Assad a Damasco: al termine dell’incontro Brahimi ha riferito all’agenzia di stampa Xinhua di aver esposto al presidente siriano “le sue opinioni per porre fine al conflitto”, ma non è entrato nei dettagli del nuovo piano. “Abbiamo parlato dei passi da fare in futuro – ha dichiarato Brahimi – passi che io credo vadano fatti per uscire dalla crisi”. Dal marzo 2011, la guerra civile avrebbe già provocato la morte di oltre 40.000 siriani.

 

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