La lista dei cento pensatori più influenti al mondo

Quello che sta per finire non è stato certo un anno povero di avvenimenti. Dalle primavere arabe alla campagna presidenziale americana con la rielezione di Barack Obama, passando per la crisi economica in Europa. Fino al ritorno del conflitto tra Israele e Palestina, la tensione che sale con l’Iran e la guerra civile in Siria contro il regime di Bashar Al Assad. Terreno fertile per tutti i politici che aspirano a diventare leader e statisti e ad essere ricordati dalla storia. Come ogni anno è stata la prestigiosa rivista americana Foreign Policy a stilare la classifica dei 100 pensatori più influenti del mondo.

I MIGLIORI 100 – Se lo scorso anno a trionfare furono lo scrittore egiziano Alaa al-Aswani e rivoluzionari arabi, quest’anno in testa alla classifica c’è un duo sorprendente, che ha lottato per la democrazia in Myanmar, ovvero in Birmania. Ad essere premiati come pensatori più influenti sono infatti Aung San Suu Kyi e il generale Thein Sein, che si piazzano insieme nel gradino più alto del podio. Come si legge sull’Huffington Post, è la stessa rivista a spiegare la scelta:

Risulta per noi particolarmente stimolante  avere optato per una coppia eroica e improbabile come quella birmana formata da Aung San Suu Kyi e Thein Sein, l’ex attivista dissidente uscita dal carcere e il generale di lunga data, che hanno collaborato per porre fine ad una delle dittature più repressive del mondo. Con questa scelta si dimostra che gli individui e le loro idee possono davvero cambiare il mondo”.

CAMBIARE IL MONDO – E’ un tema che ricalca in maniera decisiva tutto la lista di quest’anno. Trovano infatti posto visionari digitali come come Sebastian Thrun (giudicato come l’Henri Ford della nuova era) o leader politici non comuni come il presidente del Malawi Joyce Banda, che sta immaginando una nuova Africa liberata dalla corruzione. Al secondo posto si classifica Moncef Marzouki, medico e attivista tunisino eletto come presidente della Tunisia dall’assemblea costituente, a seguito delle prime elezioni tenutesi dopo che le sommosse popolari avvenute fra il 2010 e il 2011 portarono alla caduta del regime di Ben Ali. Sul gradino più basso del podio si piazza invece la coppia formata da Bill e Hillary Clinton. Spiega la rivista:

“Si può amare o odiare, ma la coppia resta comunque una sostenitrice efficace per l’internazionalismo liberale: una visione che per il governo può creare prosperità in patria e all’estero, promuovere la democrazia e lo sviluppo, senza demonizzare i paesi di successo o inutilmente inimicarsi altri”.

LE SORPRESE – Non mancano le scelte curiose. Si pensi al fatto che la studentessa Malala Yousufzai – la ragazza pakistana di 15 anni vittima di un attentato da parte degli integralisti che vedono di cattivo occhio le sue lotte per diritti sociali e l’istruzione – sia riuscita a piazzarsi al sesto posto, battendo niente di meno che lo stesso presidente degli Stati Uniti Barack Obama, forse l’uomo più potente al mondo, al settimo posto nella lista.

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GLI ITALIANI – C’è spazio anche per l’Italia. Nella classifica dei primi cento pensatori influenti stilata da Foreign Policy trovano posto anche il presidente della Bce Mario  Draghi e l’economista Luigi Zingales, che ha aderito al progetto di “Fermare il declino“. Si sono piazzati rispettivamente al ventesimo e al 96° posto. Nelle motivazioni dell’inserimento di Zingales si legge:

“Luigi Zingales, professore d’affari influente presso l’Università di Chicago, paragona gli Stati Uniti alla sua nativa Italia. Entrambi i paesi sono avvolti dal capitalismo clientelare. Egli afferma che i problemi odierni, compresa la crisi del debito, non sia altro che il sintomo debilitantedi una malattia diffusa: la collusione tra politici e grandi imprese.

 

(Photocredit: Foreign Policy, HP, Fermare il declino)

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