Come ti seppellisco una villa romana

“Là dove c’era il verde ora c’è una città”. Si potrebbe dire questo nel futuro di una area di Roma Sud, undicesimo municipio. Presto verrà coperta da 400 mila metri cubi di cemento, verrà attraversata da 4 corsie di tangenziale, verranno sepolti definitivamente i resti archeologici di una villa romana del II-III sec. dC. E’ la fiaba amara del complesso edilizio i60 intervento edilizio inserito nel vecchio Prg (Piano regolatore generale di Roma del 1962), che prevedeva la realizzazione di 180 mila metri cubi di palazzine a Grottaperfetta, tra via Berto e via Ballarin.

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(foto e schede da Comitato i60)

IL REGALINO – Lo spazio è un “premio di cubatura” dato per il mancato avvio di case nel parco di Tor Marancia. “Così, anche l’area di fronte al parco in oggetto, che è quella che ci riguarda direttamente, ha visto catapultati su di essa altri 220 mila metri cubi che, insieme ai 180 mila del Prg menzionato, vanno a costituire i 400 mila metri cubi di residenziale, commerciale e turistico che costituisce tutto il nuovo insediamento” commenta Giuseppina Granito, membro del comitato Stop-i60, gruppo di cittadini che da anni scongiurano l’inizio dei lavori tra battaglie fuori e dentro le aule giudiziarie. “Vogliamo fermare l’edificazione perché riteniamo che il progetto non sia compatibile con le condizioni ambientali, di mobilità e di vivibilità del quartiere: non abbiamo una rete di mezzi pubblici su ferro, non sono state fatte valutazioni di impatto ambientale e sperimentazioni sul traffico, considerato che i nuovi residenti porterebbero nel quartiere 4-5000 veicoli al giorno, più il traffico pendolare previsto con la nuova tangenziale la cui costruzione sarebbe complementare al progetto”.

LA LOTTA – Dietro il sogno edilizio c’è il “Consorzio Grottaperfetta” ovvero “Pietro Mezzaroma e figli”, principali azionisti seguiti da AIC, Associazione italiana casa appartenente alla lega delle Cooperative. Tra i soci minori compare Siro Cinti che ha collaborato per Veltroni nel nuovo piano regolatore del 2008. “Roma è piena di alloggi vuoti, l’abbiamo riportato anche sul nostro sito www.stop-i60.org per cui riteniamo delittuoso consumare altro per operazioni puramente speculative” spiegano dal comitato. Tra le iniziative legali del comitato c’è il ricorso al Tar, una interrogazione alla Camera del deputato Elisabetta Zamparrutti, e una al Senato del senatore Pedica. Ma di fatto nulla si smuove. “Ultima azione sarà una petizione, indirizzata al presidente della Repubblica e alla soprintendenza ai Beni culturali, in cui si chiede la salvaguardia dell’area archeologica che ricade nel perimetro del nuovo insediamento” spiega Granito.

SOTTO LA STORIA – Durante i lavori di preparazione dell’area i resti archeologici trovati sono stati ricoperti. Ma di queste opere rivenute sotto gli scavi non c’è più traccia . Una necropoli, un condotto idrico ed una villa romana sono ora sotto terra, ricoperti per lasciare spazio ai lavori. Il comitato ha avviato una raccolta firme per vincolarlo alla tutela. Lo fanno per “incrementare il raggio dell’area inedificabile intorno al perimetro dei resti. Attualmente sono solo 3 metri, misura adatta alla tutela di un albero, non di un’area archeologica”. Altro scopo è quello di “istituire un parco archeologico che consenta l’adeguata conservazione e valorizzazione dei ritrovamenti. Attualmente sopra i resti è prevista la costruzione della tangenziale dal GRA”. I lavori inizieranno, nonostante una valutazione di impatto ambientale che indicava la criticità per il settore mobilità. L’ultimo appello è una petizione popolare, che verrà presentata al Presidente della Repubblica, in Regione, al Campidoglio, al Mibac e al presidente del XI municipio. Piccoli passi per “seppellire l’i60” non i resti di una villa romana.

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