Occhio alle truffe

26/04/2010 di John B

Quando la bufala si fa seria…

Le bufale non infestano soltanto il Web e il mondo mediatico, ma anche la vita quotidiana di tutti noi e qualche volta assumono la forma di vere e proprie truffe che possono provocare danni economici rilevanti. Tantissimi pensano che certi inconvenienti possano capitare soltanto a persone anziane e a sprovveduti, ma non è così e talvolta la bufala può trarre in inganno anche i più smaliziati. Esaminiamo qualche “modello” particolarmente insidioso.

L’AUTO IN PANNE – Mentre percorrete un tratto di strada, trovate un poveraccio con l’auto in panne e il cofano aperto che sbraccia per attirare la vostra attenzione. Appena vi fermate, il signore vi rappresenta che è rimasto a secco e non ha soldi per fare rifornimento, e vi chiede una somma di denaro – generalmente modesta, 5 o 10 euro – per consentirgli di riempire un piccolo contenitore (che quasi sempre è esibito) da un distributore di benzina automatico che si trova giusto a qualche centinaio di metri di distanza. L’uomo vi promette di restituirvi i soldi con una ricarica telefonica o postepay, che provvederà a eseguire non appena rientrato alla propria abitazione. Ovviamente è tutta una farsa, ma risulta generalmente molto convincente. L’importo richiesto è modesto e i più sganciano la banconota per solidarietà e respingono l’offerta di restituzione allontanandosi nella convinzione di aver fatto la buona azione quotidiana. Nel giro di un paio d’ore di “sosta” il truffatore può agevolmente incassare anche più di duecento o trecento euro. Di solito (ma non sempre) il trucco è riconoscibile immediatamente per il fatto che l’auto a secco ha il cofano aperto: chi esaurisce il carburante non ha alcuna necessità di aprire il cofano motore, visto che non si tratta di un guasto meccanico. Anche se il truffato generalmente perde una cifra modesta, le cose possono prendere una piega diversa: una volta fermi e con il portafogli in mano, potrebbe succedere di essere derubati o rapinati di tutto il denaro e perfino dell’autovettura.

L’ASSEGNO CIRCOLARE – Questa truffa è particolarmente ingegnosa. Il truffatore si presenta in un esercizio commerciale di un certo livello, generalmente una gioielleria o un’orologeria, e si mostra interessato a un pezzo di particolare pregio: un gioiello con pietre preziose o un orologio automatico di marca prestigiosa. Valuta il pezzo, chiede il prezzo, assicura che ci penserà. Di lì a pochissimi giorni, rigorosamente nel tardo pomeriggio, torna con un assegno circolare, solitamente di importo leggermente inferiore al prezzo richiesto, e propone di acquistare subito l’oggetto. Il commerciante è allettato dalla possibilità di vendere immediatamente un pezzo dal prezzo elevato ed è disposto solitamente a concedere il piccolo sconticino, ma ovviamente pretende di controllare l’assegno. Dato che è pomeriggio e le banche sono chiuse, la soluzione naturale è quella di fotocopiare l’assegno e chiedere informazioni alla banca emittente il mattino successivo. Puntualmente il giorno dopo il commerciante chiama la banca e l’assegno circolare risulta regolarmente emesso e valido, e trattandosi di circolare la copertura è garantita. Il commerciante, a quel punto sicuro della bontà dell’affare, contatta telefonicamente il compratore per concludere la vendita. Il compratore assicura che ripasserà di lì il giorno dopo, che immancabilmente è un venerdì pomeriggio. L’assegno passa di mano, l’oggetto prezioso pure, l’affare è concluso. Quando il commerciante, il lunedì mattina, va a versare l’assegno nella propria banca, scopre che il titolo non è valido: il venerdì mattina l’assegno circolare è stato restituito alla banca emittente e riconvertito in denaro contante. Quello in mano al venditore è un assegno falso, del tutto simile a quello originale.

L’EXTRACOMUNITARIO – Passeggiando per qualche strada poco trafficata, incrociate un uomo di colore dall’aria tranquilla che vi chiede che ore sono. Glielo dite e quello vi ringrazia, complimentandosi con voi per il fatto che avete risposto, al contrario di tanti altri che non l’hanno degnato di una parola per via del colore della sua pelle. Onorati dell’apprezzamento, ci tenete a sottolineare che voi non fate distinzione di colore e siete rammaricati che qualche concittadino sia stato così scortese. In segno di riconoscenza, l’uomo vi regala un monile portafortuna, una collanina o una statuetta, e vi chiede se avete figli e quanti ne avete, quindi vi mette in mano altrettanti monili affinché possiate darli a loro. Spiazzati da tanta generosità, accettate i monili e nel frattempo l’uomo vi spiega che anche lui ha bambini, che vivono lontano nel suo paese, e ai quali manda i soldi necessari per sopravvivere. A quel punto vi chiede se volete dargli qualche soldo da mandare ai suoi bambini. La richiesta vi mette in imbarazzo, di solito non cedete alle richiesta di elemosina ma quel tipo è stato così gentile e cortese e vi sentite quasi obbligati a dargli qualche spicciolo, ma quando tirate fuori le monetine l’uomo vi dice che può spedire solo banconote. E improvvisamente vi rendete conto che l’interlocutore non è poi quella persona così innocua che vi era parsa pochi minuti prima, il suo sguardo si è fatto molto serio e il tono di voce è duro, e realizzate che vi trovate in una strada isolata e deserta. Sganciate una o due banconote dal vostro portafogli e – se vi va bene – l’uomo si allontana senza aggiungere altro. Inutile denunciarlo: l’uomo non vi ha mai rivolto alcuna minaccia e il fatto che vi siate sentiti intimiditi è una sensazione soggettiva che lascia il tempo che trova.

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