“Sallusti ha una spiccata capacità a delinquere”

E’ legittimo il carcere nei confronti del direttore del ‘Giornale’ Alessandro Sallusti per diffamazione a mezzo stampa del giudice Giuseppe Cocilovo. Lo sottolinea la quinta sezione penale della Cassazione, rilevando nella sentenza n.41249 depositata oggi che “la storia e la razionale valutazione di questa vicenda hanno configurato i fatti e la personalita’ del loro autore, in maniera incontrovertibile, come un’ipotesi eccezionale, legittimante l’inflizione della pena detentiva”.

LA RECIDIVA – L’Alta corte sottolinea anche come il direttore del Giornale sia recidivo, ed auspica sul reato una riforma razionale e coerente. Il legislatore, la dottrina e la giurisprudenza si confrontano da tempo” sul tema della “concezione pluridimensionale della finalita’ della pena”, ma “senza raggiungere una condivisa scelta e una razionale e coerente riforma”. Di più: La “spiccata capacita’ a delinquere” dell’imputato dimostrata “dai precedenti penali”, e la “gravita’ del fatto” contestato, con cui “nell’ambito di un lecito quadro di dissenso per la disciplina legislativa dell’aborto”, si e’ attuata una “illecita strategia di intimidatrice intolleranza, di discredito sociale, di sanzione morale, diretta contro il magistrato”.

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TINTE NEGATIVE – ‘Gli atti processuali – scrive la Cassazione – danno un quadro di forti tinte negative sulle modalita’ della plurima condotta trasgressiva’ di Sallusti ai danni non solo di Cocilovo ma anche dei genitori adottivi e di una minorenne ‘sbattuti in prima pagina’. Quanto alla mancata concessione della sospensione condizionale della pena, la Cassazione fa notare che la difesa “sul piano sostanziale non indica alcun elemento che consenta una prognosi positiva, sui futuri comportamenti di un giornalista che, in un limitato arco di tempo (dal 2 settembre 2001 al 30 maggio 2003) ha sei volte manifestato una reiterata indifferenza colposa nei confronti del diritto fondamentale della reputazione e una volta (il 12 ottobre 2002) ha leso direttamente tale bene”. Insomma, sottolinea piazza Cavour, “la storia e la razionale valutazione di questa vicenda hanno configurato i fatti e la personalita’ del loro autore, in maniera incontrovertibile, come un’ipotesi eccezionale, legittimante l’inflizione della pena detentiva”. La ‘mancata concessione delle attenuanti generiche’ a favore di Alessandro Sallusti, per la ‘dimostrata gravita” dei fatti da lui commessi, e’ ‘gia’ sufficiente a configurare un’ipotesi eccezionale, legittimante l’inflizione della pena detentiva’. Lo sottolinea la Cassazione nel verdetto su Sallusti evidenziando l’eccezionalita’ della condanna al carcere per i giornalisti.

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DREYFUS DIXIT – Al magistrato, si legge ancora nella sentenza n.41249 depositata oggi, e’ stato accreditato, nell’articolo a firma Dreyfus, “un inesistente ruolo di protagonista nella procedura dell’aborto, rappresentata come cerimonia sacrificale di una vita umana, in nome della legge” e attribuito una “funzione e un’immagine di crudele e disumano ‘giustiziere’, meritevole di esser posto nella gogna mediatica con la qualifica di ‘assassino'”. Correttamente, secondo la Suprema Corte, “risulta provata la partecipazione del direttore” nella condotta di diffamazione, anche perche’ “il dolo risulta ulteriormente rafforzato sia dalla mancata rettifica della notizia palesemente falsa e diffamatoria, sia dal ritorno sulla medesima vicenda, che traspare dalla pubblicazione di un altro articolo di un avvocato, il successivo 23 febbraio, in cui si prospettano dubbi e perplessita’ sullo svolgimento corretto dei fatti, ma non si accenna assolutamente alla volonta’ di restituire credito al magistrato”.

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FALSA E DIFFAMATORIA – ‘Forma, sostanza, modalita’, tecnica di informazione impiegati ed esibiti dal quotidiano, in persona del direttore Sallusti, dimostrano l’assenza di un leale confronto di idee e di una lecita critica’ alla legge sull’interruzione di gravidanza. Lo scrive la Cassazione nel verdetto su Alessandro Sallusti aggiungendo che i due articoli incriminati ‘dimostrano invece la presenza (nell’ambito di un lecito quadro di dissenso per la disciplina legislativa dell’aborto) di una illecita strategia di intimidatrice intolleranza, di discredito sociale, di sanzione morale diretta contro un magistrato’. Sallusti, per i Supremi giudici, ha attribuito al giudice tutelare Cocilovo ‘un inesistente ruolo di protagonista nella procedura dell’aborto, rappresentata come cerimonia sacrificale di una vita umana, in nome della legge’. A Cocilovo, inoltre, Sallusti ha attribuito ‘una funzione e una immagine di crudele e disumano giustiziere, meritevole di essere posto nella gogna mediatica con la qualifica di assassino’. Per la Cassazione Sallusti ha pubblicato in maniera ‘deliberata’ la notizia falsa e diffamatoria’.

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LA TESI DIFENSIVA – ‘In ordinamento e in una societa’, che vivono e si sviluppano grazie al confronto delle idee, non puo’ avere alcun riconoscimento l’invocato diritto di mentire, al fine di esercitare la liberta’ di opinione’, sottolinea infine la Cassazione nel verdetto su Alessandro Sallusti, replicando alla sua tesi difensiva. ‘L’affermato intreccio del dovere del giornalista di informare e del diritto del cittadino di essere informato merita rilevanza e tutela costituzionale se ha come base e come finalita’ la verita’ e la sua diffusione’, scrive la Cassazione nel verdetto sul caso Sallusti. ‘Se manca questa base di lancio, se non c’e’ verita’, ma calcolata e calibrata sua alterazione, finalizzata a disinformare e a creare inesistenti responsabilita’ e ad infliggere fantasiose condanne agli avversari, il richiamo a nobili e intangibili principi di liberta’ e’ intrinsicamente offensivo per la collettivita’ e storicamente derisorio, beffardo per coloro che, in difesa della liberta’ di opinione, hanno sacrificato la propria vita’. La sentenza si compone di 26 pagine.

LA REAZIONE DI SALLUSTI – ‘Non si puo’ giocare con la vita delle persone, il presidente della Cassazione dovra’ risponderne anche a mio figlio’. Lo dice all’ANSA Alessandro Sallusti, reagendo con parole durissime alle motivazioni della sentenza di condanna. “Non si puo’ dare del delinquente – conclude – a un giornalista che non ha mai subito altre condanne”: il direttore del Giornale si lascia andare anche a qualche insulto nei confronti di Aldo Grassi, presidente della quinta sezione della Corte di Cassazione. ‘Il mio non e’ uno sfogo – spiega -, ma un giudizio sereno che sara’ oggetto di un mio editoriale che sara’ pubblicato domani. Mi auguro che questo giudice venga cacciato dalla magistratura. Non si puo’ giocare con la vita delle persone’. ‘Non si da’ del delinquente ad un giornalista che non ha mai avuto condanna penale – aggiunge Sallusti -. Non c’e’ nessuna reiterazione del reato, c’e’ solo un articolo, neanche scritto da me, che a ben guardare non e’ neanche diffamatorio perche’ non si cita nessuno e si parla per assurdo’.

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