Il dittatore che stuprava quattro donne al giorno

Anche Gheddafi pare fosse uno di quei dittatori che sublimano il comando con la sopraffazione sessuale.

LE PREDE – Probabilmente Gheddafi era così saldo al potere da annoiarsi moltissimo, diversamente non avrebbe avuto nemmeno il tempo per assecondar le sue pulsioni sessuali “quattro volte al giorno” come riferito dal libro-inchiesta Les Proies (Le prede) che la giornalista e scrittrice francese Annick Cojean (nell’immagine) ha dedicato alle sue attività sessuali.

L’ESERCIZIO DEL POTERE ASSOLUTO – Gheddafi era il potere assoluto e a questo potere si conformavano tutti, anche i parenti delle stuprate. Padri, mariti, fratelli che secondo i costumi locali avrebbero dovuto lavare l’offesa con il sangue, negli anni hanno sempre scelto la via del silenzio. Quelli che non lo hanno fatto sono stati messi a tacere per sempre.

LO STUPRO COME STRUMENTO DEL COMANDO – Il campionario delle prede di Gheddafi è lungo come gli anni della sua dittatura è spazia dalla liceale quindicenne arruolata tra le schiave sessuali tenute a sua disposizione nei sotterranei di una villa, fino alle giornaliste e alle mogli dei suoi stessi ministri. Gheddafi era l’autorità suprema e come tale esercitava il suo diritto di vita e di morte sui sudditi imponendo la sua volontà anche alle loro carni.

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LA MANIA – Secondo le testimonianze un’attività quasi frenetica, accompagnata dal consumo di alcol, droghe e viagra, che non risparmiava neppure gli uomini. Un’abitudine tanto radicata da fargli perdere ogni senso del limite, come quando provò a stuprare la giornalista francese Memouna Hinterman che aveva resistito al suo corteggiamento e alle sue offerte di denaro. Un’ossessione, quella per il sesso, che condivideva con Berlusconi, tanto che fu proprio il leader italiano a riferire di salaci confidenze tra i due, anche se la sessualità di Berlusconi è declinata in maniera decisamente meno tetra e criminale, pur condividendo un’idea simile dell’universo femminile.

LE CONFERME – Mansour Daw, il capo della sua sicurezza e suo cugino, ora in prigione, ha ammesso ad esempio di aver sposato la figlia in gran segreto e di aver avuto paura che facendo circolare le foto del matrimonio il leader potesse individuare tra le ospiti qualche nuova preda e a sostegno della tesi dell’ossessione, oltre alle testimonianze, ci sono anche le centinaia di confezioni di Viagra trovate nelle sue residenze. Sembra quindi che il libro sia fondato e non un’opera di demonizzazione di un leader caduto in disgrazia e che, se non altro, conserverà la memoria di centinaia di vittime del leader libico che diversamente sarebbero destinate a sfumare, coperte dalla stessa vergogna delle vittime e delle loro famiglie.

 

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