Dagospia: Roberto D’Agostino è il nuovo nemico della casta?

“Parlate di Grillo quando avete partiti che sono comitati d’affari. L’Italia è un paese commissariato, a Spagna e Grecia non sono state vietate le votazioni. L’operazione Napolitano-Monti condotta da Berlino ne è responsabile. Una classe politica che non è marcia, di più. E andate a controllare i pidocchi di Grillo?”. Roberto D’Agostino gliene ha dette quattro, a quelli di Piazza Pulita nel suo intervento all’interno dell’ormai famosa trasmissione che ha messo in croce Giovanni Favia e probabilmente determinato la fine della sua carriera politica con il MoVimento 5 Stelle. L’intervento completo è qui:

D’AGOSTINO ANTICASTA? – Un D’Agostino anticasta e caciarone che sembra proprio la naturale evoluzione del D’Agostino che si accapigliava con Sgarbi in tv. Uno insomma per il quale le intenzioni di Bisignani e Cossiga di farne qualcosa di rispettabile erano evidentemente fatica sprecata. Le ricordate, no, le parole del nuovo faccendiere per antonomasia Luigi nei confronti del sito internet che tutti chiamano Dago, no?

Certo che avevo rapporto con D’ Agostino e Dagospia che era nato come sito di gossip e poi il presidente Cossiga cercò di farlo diventare una fonte… e io cercavo di dire che per essere credibile doveva diventare sempre più serio… Io cercavo di dare delle notizie che fossero di spessore politico

Fatica sprecata, caro Bisignani. Il vecchio D’Agostino è sempre lì, ruspante e punk, come se gli anni passassero solo per gli altri. E poco importa se le frequentazioni non paiono essere esattamente identiche a quelle del precario incazzato e grillino. Almeno, visto quanto ricordava qualche tempo fa il Corriere della Sera:

L’ Eni versa a Dagospia 100 mila euro in un anno per i suoi banner pubblicitari. Di per sé non è certo un reato, ma solo una delle tante notizie emerse dall’ inchiesta dei pm napoletani Curcio e Woodcock sulla cosiddetta P4. Eppure la cosa fa discutere. C’ è chi vi vede il sigillo monetario di una relazione speciale, intermediata da Luigi Bisignani, personaggio all’ orecchio sia di Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’ Eni, che di Roberto D’ Agostino, fondatore e gerente del sito di gossip mondan-finanziario. C’ è chi, come lo stesso D’ Agostino, ritiene congrua la somma e rivendica la libertà di scegliersi le fonti. E c’ è infine chi nega qualsiasi importanza a un versamento che costituisce una frazione infinitesimale del giro d’ affari dell’ Eni (90-100 miliardi) e del suo budget della comunicazione (200-250 milioni). Quest’ ultima reazione, diciamolo, è fuorviante. Centomila euro, cifra risibile per l’ Eni, rappresentano poco meno di un sesto del fatturato di Dagospia, che nel 2010 ha raggiunto i 656 mila euro con un margine operativo netto di 144 mila e una perdita di esercizio di 20 mila (l’ anno prima c’ era stato un utile di 113 mila). All’ epoca di Tangentopoli, per ridimensionare la gravità dei falsi in bilancio, si confrontavano le dazioni ai politici con i numeri delle grandi imprese. Che sarà mai, si argomentava, un miliardo di lire di tangenti quando la Fiat ne ha 60 mila di ricavi? La risposta dei giudici fu: quasi nulla per la Fiat, ma molto per chi lo riceveva e che, per questo, rendeva favori violando la legge. Di qui le condanne anche per i falsi contabili.

Nel caso Eni-Dagospia, è bene ripeterlo, non sono stati rivelati fatti che facciano pensare a reati commessi a favore dell’ amico Bisi. E tuttavia l’ associazione del capo dell’ Eni a un sistema di informazione e/o disinformazione, che fa perno su un signore come Bisignani condannato in via definitiva per la maxi-tangente Enimont, non giova alla reputazione della prima azienda italiana.

D’ALTRO CANTO – D’altronde, le cose a Dagospia vanno tutt’altro che male. Questo schema all’interno di un articolo di Italia Oggi di un mese fa riporta qualche dato sull’azienda, a confronto con altre realtà del web italiano:

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