L’incredibile lotta al batterio-killer

23/08/2012 di Redazione

Le infezioni da  batteri resistenti agli antibiotici sono l’incubo degli ospedali

I KILLER SILENZIOSI – Secondo le stime, negli Stati Uniti ogni anno le infezioni contratte in ospedali o luoghi di cura uccidono 99.000 persone e gli ospedali per di più sono poco inclini a diffondere notizie su questo genere d’infezioni, temendo cause milionarie da parte dei pazienti, anche se nessun ospedale ne è immune e lo scoppio d’infezioni del genere non dipende quasi mai dall’incuria dei sanitari. Non è stato il caso del NIH, prestigiosa istituzione che ospita solo casi oggetto di ricerche governative.

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UN SEMESTRE DI BATTAGLIA – La lotta contro il silenzioso nemico che ha infettato in tutto 18 pazienti è durata sei mesi, durante i quali sono stati rimosse persino alcune tubazioni. Il killer si chiama Klebsiella, normalmente vive nell’intestino umano e non procura alcun danno alle persone con il sistema immunitario sano, ma diffuso tra i ricoverati può rivelarsi mortale. La particolare variane genetica (denominata KPC) protagonista di questo caso si è per di più rivelata resistente agli antibiotici, anche ai più potenti, quelli che sono considerati l’ultima linea di difesa. Per di più le persone contaminate non accusano sintomi fino quando l’infezione si rivela a una stadio già molto pericoloso per i pazienti.

LA DURA LOTTA – Dopo la scoperta di una prima paziente infettata, l’ospedale ha provveduto a metterla in isolamento e imposto ai sanitari di avvicinarla solo indossando protezioni integrali. La donna si è ripresa ed è stata dimessa il 15 luglio del 2011. Una settimana dopo un altro paziente si è rivelato infetto. Da lì è cominciata una battaglia durante la quale i medici hanno fato ricorso a tutta la loro arte e a tutte le misure conosciute per contrastare il diffondersi dell’infezione e, nonostante le misure eccezionali, alla fine sono stati 18 gli infettati.

I PROVVEDIMENTI – Per mesi l’unità di cure intensive è stata isolata, tutto è stato disinfettato innumerevoli volte, ricorrendo persino a un robot che ha sparato perossido d’idrogeno negli interstizi più sottili, all’interno del sistema di climatizzazione e di ogni dispositivo medico presente in quegli ambienti. Test rettali sono stati condotti sistematicamente su tutti i pazienti, mentre i biologi si occupavano ci ricavare la sequenza genetica del batterio per capire quale strategia adottare per debellarlo. Nonostante tutte le precauzioni a novembre il batterio è sfuggito dall’unità di cure intensive e si è reso necessario isolare altre stanze e predisporne un’ulteriore per la cura dei pazienti, ormai numerosi.

IL BATTERIO INDOMABILE – Le analisi hanno rivelato che il batterio si era nascosto persino in un ventilatore pulito con la candeggina. Oltre ad essere resistente agli antibiotici dimostrava una grande vitalità, sopravvivendo e trasmettendosi anche in condizioni fino ad allora imprevedibili. Lo studio della sequenza genetica ha dimostrato che dal paziente numero 1 è stato in grado d’infettare tre pazienti e da lì gli altri.

LA LEZIONE – L’esperienza ha insegnato ai medici che in casi del genere arrivare al più presto a disporre della sequenza genetica è fondamentale per poter organizzare le difese. Tutta la storia, la sequenza genetica e le misure adottate sono state pubblicate e condivise con la comunità medica e scientifica, perché il primo asso verso la vittoria in queste battaglie è uscire dall’ignoranza della minaccia e procedere sapendo in quale direzione dirigere, perché, come dimostra anche questa storia, si tratta di casi nei quali le esperienze pregresse e i rimedi dati per acquisiti aiutano relativamente.

 

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