Le Olimpiadi non hanno età

09/08/2012 di Maghdi Abo Abia

Potremmo chiamarla “l’eterna primavera degli atleti olimpici”. Il quinto posto ottenuto a 48 anni nella sua gara di canoa da parte di Josefa Idem dimostra come il requisito anagrafico non sia poi così necessario per competere ad alti livelli.

L’ESEMPIO DI JOSEFA La Idem andava in finale da Los Angeles 1984 e non si è mai fiaccata neanche pe un instante. I suoi capelli biondi forse ingrigiti dal tempo non hanno intaccato quelo che è il suo spirito. Questo dovrebbe valere da insegnamento per tutti quei trentenni morti dentro o almeno all’arrivo delle prime sicurezze della vita. E poi scusate, se i giovani non sono all’altezza perché dovremmo privarci degli splendidi vecchietti, ovvero di quegli atleti che “pestano” i ragazzini dall’alto della loro classe e della loro voglia?

 

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SPLENDIDI VECCHIETTI – Di Valentina Vezzali si è detto tutto ed il contrario di tutto. Ma come potersi dimenticare di Ennio Falco, 44 anni, oro ad Atlanta 1996 nello skeet ed ancora qua a giocarsi una finale? E di Francesco D’Aniello, 43 anni e Giovanni Pellielo, 42 Natalia Valeeva, tiratrice con l’arco, ha 43 anni. Rossano Galtarossa, una leggenda spesso sconosciuta dello sport italiano, canottiere quarantenne alla sua sesta Olimpiade, questa da riserva? E Luigi Tarantino, quarant’anni e ultima gara della carriera festeggiata con un bronzo a squadre nella scherma?

LA LEGGENDA SWAHN – E si potrebbe continuare ancora per molto tempo. Prendiamo ad esempio la giocatrice di ping pong Wenling Tan Monfardini o il totem dell’atletica, il lanciatore del martello Nicola Vizzoni, quasi quarantenne come Elisa Casanova, la pallanuotista votata dalla Bild tra le atlete più brutte di questi Giochi o il coetaneo Samuele Papi, pallavolo o Alessandra Sensini, 42 anni e diventata nel frattempo una leggenda della vela. Non parliamo di una generazione di superuomini e di superdonne. Nel 1908 Oscar Swahn, svedese, vinse due medaglie d’oro nella disciplina “cervo che corre” dai 100 metri individuali ed a squadre. Quattro anni dopo portò a casa un bronzo. Nel 1920 tornò alle Olimpiadi dopo la guerra. Aveva 72 anni. Finì la sua carriera nel 1924, a 76.

DAL PIU’ VECCHIO AL PIU’ GIOVANE – Quest’uomo ebbe il piacere di gareggiare con il figlio Alfred che vinse nove medaglie equamente divise tra oro, argento e bronzo. A Londra il più anziano è stato Hiroshi Hoketsu, 71enne giapponese, impegnato nel Dressage mentre il più giovane ha 13 anni, viene dal Togo, si chiama Adzo Kpossi ed ha 13 anni. Certo, bello giovane, ma niente a che vedere con Dimitros Loundras, partecipante greco della prima edizione del 1896, terzo in ginnastica nonostante l’età scolare o con Luigina Giavotti, argento a 11 anni.

ALTRO CHE PENSIONAMENTO – Come vedete l’età non conta, non rappresenta un criterio oggettivo per definire la qualità o la prestazione di un atleta. Edoardo Mangiarotti mica doveva ritirarsi per forza in quanto vecchio. E che dire di Ottavio Missioni? E di Annibale Frossi, oro nel calcio nel 1936? Vittorio Pozzo? Silvio Piola? I campioni restano tali anche con i capelli bianchi, e se vogliamo rappresenta anche l’allegoria di chi vuole rottamare per forza un politico o governante perché vecchio anche se in realtà sa fare il suo mestiere. Chi lo stabilisce? Provate a batterlo se ci riuscite, e poi vedremo.

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