Sonia Topazio e il terremoto del perbenismo

Brutto momento per l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che in questi giorni deve fare i conti non solo con i terremoti intesi come movimenti tellurici della crosta terrestre, ma anche come scossoni mediatici che stanno minando la credibilità dell’Istituto stesso. Prima la notizia della nomina di un laureato in Scienze Motorie (credo il vecchio ISEF) a direttore generale dell’Istituto, poi un’intervista sul Fatto Quotidiano alla responsabile Ufficio Stampa, Sonia Topazio, donna di notevole bellezza e dal passato artistico piuttosto eclettico, che annovera, diversi anni or sono, anche la partecipazione ad alcuni film erotici e soft porno (per intendersi, quelli dove si intuisce, si capisce, ci si ingolosisce e poi non si vede quasi niente). Durante quell’intervista, la signora ha anche ammesso di essere entrata a far parte dell’organico dell’Istituto grazie alla segnalazione di un politico, perché all’epoca era la chiamata diretta era l’unico modo. Rintuzzando le accuse e restituendole ai mittenti, i ricercatori precari dell’Istituto. Levata di scudi. Indignazione. Riprovazione. E fin qui la mera cronaca.

Ora, che la dottoressa Topazio (che non è stata nominata adesso alla carica che ricopre, ma è la portavoce ufficiale da dieci anni) abbia avuto trascorsi pruriginosi non era una novità, nell’ambiente. La notizia però è stata portata all’attenzione dei media proprio adesso, a seguito di uno scontro al calor bianco a botte di interviste e smentite che sta infiammando l’INGV (le metafore sono tutte volute), in merito alla regolarizzazione dei circa 400 ricercatori precari che vi lavorano. Si potrebbe innanzitutto notare la tempestività della fuoriuscita del piccante dossier. Si potrebbe notare anche che il curriculum della signora non è poi così scandaloso, a volerlo esaminare senza pregiudizi. Si potrebbe notare che la stessa ha mostrato un certo spirito nel tenere testa agli attacchi (forse perché ci è abituata). Si potrebbe notare che le critiche che le stanno piovendo addosso da tutta Italia non brillano per eleganza e per originalità, ma sono degne dei film pecorecci di cui è accusata. Si potrebbe notare che la trasparenza nelle assunzioni per i ruoli di responsabilità non è mai stato il punto di forza delle amministrazioni, e che le dichiarazioni della Topazio sono crudelmente sincere, fastidiose, quasi autolesionistiche ma non così sbagliate nel merito.

Si potrebbe infine notare che il vero scandalo non è aver girato dei film soft porno in gioventù, ma a monte avere selezionato con modalità personalistiche per un incarico di grande visibilità una persona che, a prescindere dalla preparazione – che magari ci sarà pure, con quei trascorsi poteva mettere in imbarazzo l’Istituto, in un Paese dove a queste cose ci si fa caso eccome (abbiamo sempre il Vaticano in casa). E dove, ciononostante, si continua a mettere gente con qualifiche discutibili in posti di responsabilità pagati con soldi pubblici, tipo modelle come ministre, igieniste dentali come consigliere regionali, portaborse come sottosegretari, laureati in ginnastica come direttori generali. Come diceva De Gregori, “tu da che parte stai, con chi ruba nei supermercati, o con chi li ha costruiti rubando?”

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