“Voglio scegliere cosa sognare!”

31/05/2012 di Dario Ferri

Gli uomini sono sempre stati affascinati dall’idea di poter controllare i propri sogni. Succede ancora oggi, ai tempi del web e degli smartphone. A destare maggiore interesse è la possibilità di avere un sogno lucido, di prendere coscienza nel sonno del fatto di stare sognando. Negli anni scorsi si sono diffusi alcuni gruppi intenzionati ad approfondire il tema.

 

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SMARTPHONE E FANTASIA – Poi l’interesse è aumentato quando sono nate applicazioni che promettono la capacità di modificare le nostre fantasie. E i gruppi di social network che discutono dell’argomento proponendolo ad una ampia platea. Dream On, l’app più diffusa per modificare i propri sogni, è stata finora scaricata circa mezzo milione di volte. Il programmino per smartphone consente agli utenti di scegliere cosa intendono sognare inviando durante il sonno segnali acustici che si presume siano capaci di influenzare la loro immaginazione. Lo racconta Bcc News: “Quando ho scelto il canto degli uccelli, per esempio, mi sono ritrovato a sognare un campo verde e soleggiato”, ha raccontato Michael Cave, un impiegato di banca londinese che ha utilizzato Dream On.

I PRECEDENTI – Non si tratta dell’unico metodo conosciuto. Altre tecnologie promettono di far vivere il vero e proprio sogno lucido. Su tutte la maschera che accende luci led in prossimità delle palpebre durante il sonno, realizzata dagli americani Duncan Frazier e Steve McGuigan. Non sono stati gli unici a provarci. Prima di loro, negli anni ’70 provò a realizzare la macchina dei sogni l’inventore britannico Keith Haerne, che da un lettino di ambulatorio, legato ad un poligrafo, riuscì a muovere gli occhi tante volte in varie direzioni e in rapida successione. Lo studio fu ripetuto in California da Steve LaBerge. Allan Hobson, un neuropsichiatra della Harvard Medical School apprezzò le loro teorie: “Per la prima volta si può dimostrare una relazione tra sogni e mondo esterno”, disse. Il termine sogno lucido fu coniato il secolo scorso dallo psichiatra olandese Frederick Van Eeden.

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