Ettore Vitale: «Vi spiego il mio manifesto sul 25 aprile scambiato per una foiba»

I libri, il tavolo da disegno, le matite. Nello studio di Ettore Vitale c’è la storia del graphic design. La si percepisce nel suo volto e nella sua barba, la si ascolta dalle sue parole. Un pensatoio in cima a una scala stretta in via del Babuino a Roma, una sorta di luogo insonorizzato nel quale – se ne ha l’impressione – riesce a entrare con facilità soltanto l’impulso creativo.

Ecco perché le polemiche che 46 anni dopo investono il suo manifesto sul 25 aprile, quello realizzato nel 1973 per il Partito Socialista Italiano, lo rendono perplesso. In occasione di una manifestazione a Centocelle, infatti, il gruppo Azione Antifascista Roma Est ha utilizzato la sua creazione con qualche modifica e con un riferimento diretto al governo formato da Lega e Movimento 5 Stelle. Il resto lo ha fatto la polemica di Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni che ci ha voluto vedere un riferimento alle foibe, condannato a mezzo social. Una gaffe, che assomiglia molto a un errore storico.

Ettore Vitale

Ettore Vitale spiega il manifesto sul 25 aprile

«Il fatto che questo manifesto realizzato per il Partito Socialista sia stato ripreso da un gruppo di sinistra in una certa misura è piacevole – dice Ettore Vitale a Giornalettismo – perché significa che è ancora attuale e ha ancora una sua presenza». Il maestro Vitale ha lavorato a lungo sul concetto di segno. Il manifesto in questione, quello per il 25 aprile, è uno dei suoi primi lavori per il Partito Socialista Italiano. Il suo significato è chiaro e non c’è possibilità che sia frainteso: due colori, il rosso e il nero, che fanno riferimento ad altrettante ideologie politiche. Il nero si strappa e il rosso rimane pieno. Tutto qui.

L’operazione fatta dall’Azione Antifascista di Roma Est, tuttavia, non lo convince appieno: «Non posso accettare che si utilizzi questo manifesto aggiungendo altri valori (i due colori che rappresentano l’attuale governo, ndr). Se utilizzi un manifesto di un grafico ancora vivente, devi chiedere il permesso, a maggior ragione se è stato aggiunto un valore sul quale potrei non essere d’accordo».

Allo stesso tempo, la scorretta interpretazione di Giorgia Meloni e della classe dirigente di Fratelli d’Italia lo ha lasciato interdetto: «Qualcuno ci ha voluto vedere una foiba. Non ho nulla da aggiungere su questo se non una riflessione sul concetto di segno. I segni possono essere interpretati. Se non ci fosse scritto su questo manifesto ’25 aprile’, allora ci potrebbe essere anche un piccolo spazio per una interpretazione diversa. Ma la presenza del riferimento alla data della Liberazione impedisce che il manifesto possa essere frainteso. E’ un errore di lettura clamoroso di un segno».

Ettore Vitale

L’importanza del segno per Ettore Vitale

Proprio sul segno e sulla sua importanza, del resto, Ettore Vitale sta portando avanti un lavoro molto importante, dedicato ai giovani. Una sorta di collezione di consigli e di analisi storica del mestiere del graphic designer. Il libro si intitola Ettore Vitale, segno, memoria, futuro. «Io sto cercando di trasmettere il valore dell’innovazione – dice Vitale -. Questo manifesto sul 25 aprile rappresentava una vera e propria rivoluzione. Fino a quel momento, questa data era raffigurata con immagini realiste. Io invece ho portato dentro la comunicazione del PSI l’innovazione del segno. Ero un giovane grafico che ha rischiato: ho associato il 25 aprile a uno strappo. Nel manifesto che ho realizzato per il 1° maggio ho recuperato il garofano, simbolo della sinistra di fine Ottocento e inizio Novecento, e l’ho reso protagonista della comunicazione politica del PSI, fino a farlo entrare con Bettino Craxi addirittura nel simbolo del partito. Il segno ha una forza comunicativa che le immagini che ci circondano non sempre hanno, perché l’unicità del segno ci appartiene perché tracciato da noi, senza mediazioni esterne».

A partire da quel manifesto, Ettore Vitale ha continuato a lavorare a lungo per il PSI. Ha ottenuto dei riconoscimenti come il Compasso d’oro (il premio dell’Adi, Associazione per il disegno industriale) e ha aperto la strada dell’innovazione nella comunicazione politica: «Questo manifesto per il 25 aprile basato sul segno – conclude – è ancora attuale, visto che è stato riutilizzato, anche se in maniera impropria. L’innovazione, anche se immortalata in un manifesto di quasi 50 anni fa, ha una ragion d’essere ancora oggi».

[PHOTO CREDITS Giornalettismo]

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