Gino Paoli: «Dirò una cosa ovvia, ma il razzismo è una stron***a»

10/04/2019 di Enzo Boldi

Alla presentazione del suo nuovo album dal titolo ‘Appunti di un lungo viaggio’, Gino Paoli ha parlato anche dell’attualità e di un problema che va avanti da anni e che, al giorno d’oggi, è persino peggiorato. Si tratta del razzismo, protagonista anche di un suo vecchio brano ‘Ehi ma’ datato 1988. Secondo il famoso cantautore, la discriminazione e gli epiteti razzisti sono una cosa stupida ed è compito degli artisti denunciare tutte queste cose negative, anche a suon di musica.

Quel brano raccontava una vicenda capitata in prima persona a Gino Paoli durante una vacanza a Ischia. L’episodio ha coinvolto «una cameriera salvadoregna e con la figlia che venivano in vacanza con noi. Eravamo insieme, quando sul bordo della piscina un ragazzo le disse brutta negra, non venire in acqua’ – ha raccontato il cantautore a margine della presentazione del suo nuovo album negli studi della Warner a Milano -. Allora tornai a casa e scrissi quella canzone».

Gino Paoli contro il razzismo: «È una stronzata»

E il problema razzismo c’è sempre stato, anche se «la situazione ora è peggiorata». Gino Paoli non ha peli sulla lingua e dice che avere comportamenti discriminatori per differenze culturali, religiose, sessuali o per il colore della pelle non è solo una cosa «da stupidi, ma una grande stronzata. Un discorso che gli «sembra ovvio e che non si dovrebbe neanche affrontare». Ma la cronaca quotidiana, invece, obbliga ad affrontare queste tematiche che oggi, ancor più di ieri, sono diffuse a macchia d’olio anche tra i più giovani. «Chi è razzista è perché da piccolo non gli hanno detto che le persone sono tutte uguali», ha proseguito Gino Paoli.

Imagine, l’unica canzone che invidia agli altri

Gli artisti, di tutte le arti, hanno una grande responsabilità nella condivisione di messaggi positivi e anti-razzisti: «Devono dire la loro, denunciare, ma alla loro maniera», un po’ come fatto da John Lennon nel passato. «Imagine è l’unica canzone che vorrei aver scritto. Credo che chiunque si occupi di comunicazione ha un dovere in questo senso nella denuncia».

(foto di copertina: ANSA/LUCA ZENNARO)

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