La risposta tardiva di quattro anni di Renzi a Giarrusso che voleva farlo impiccare

21/02/2019 di Enzo Boldi

Michele Giarrusso ha veramente detto che Matteo Renzi «sarebbe da impiccare»? La risposta a questo quesito – prendendo spunto dall’ultimo post su Facebook dell’ex segretario del Partito Democratico – è sì, ma il riferimento temporale non è recente. Quella frase – comunque violenta e volgare – è stata pronunciata dal senatore M5S durante la sua intervista a La Zanzara su Radio24, ma nel 2015. All’epoca, l’ex presidente del Consiglio, non rispose alla provocazione e se ne è reso conto solamente ora, dopo quattro anni e dopo aver letto la citazione riproposta dal Corriere dell Sera.

Una risposta ponderata, dopo quattro anni, quando Michele Giarrusso espose il suo controverso pensiero a Giuseppe Cruciani e David Parenzo: «Renzi è uno che non ha mai lavorato un giorno in vita sua, perché non ditemi che lavorare a casa del papà dove sono tutti precari tranne lui significhi lavorare – tuonò il senatore M5S -. Rezni, perciò, sarebbe da impiccare». Parole durissime, condite da un appendice che toglie qualsiasi dubbio intorno alla sua dichiarazione: «Sì, insomma, avete presente la cosa che si fa su un albero, attaccando una corda».

Michele Giarrusso voleva far impiccare Renzi

Parole violente, ma che allora non provocarono nessuna replica da Matteo Renzi, se non qualche denuncia social da parte di alcuni esponenti del Partito Democratico. Oggi invece l’ex premier è alle prese con la complicata situazione familiare, con gli arresti domiciliari dei suoi genitori e quel gesto delle manette – rivendicato dallo stesso Michel Giarrusso – ha acuito ancor di più le tensioni e ha fatto tornare in auge quella sua vecchia intervista a La Zanzara.

Lo stupore a scoppio ritardato

Matteo Renzi, però, commette molti errori nel denunciare sui social quella controversa dichiarazione radiofonica di Michele Giarrusso. Quell’estratto, infatti, non è ripreso dall’intervista al Corriere della Sera ma, come detto, fa riferimento a un episodio accaduto quattro anni fa. Non si tratta di parole fresche ed è per questo che il suo stupore sembra essere fuori tempo massimo. La barbarie verbale – perché di questo si tratta – è del 2015. Forse è per questo che nessuno se ne stupisce oggi.

 

(foto di copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI)

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