La Procura di Catania ha aperto un’inchiesta sullo sbarco della Sea Watch, senza indagati

02/02/2019 di Redazione

Come previsto nei giorni scorsi la Procura di Catania ha deciso di aprire un’inchiesta sullo sbarco di 47 migranti della Sea Watch 3. Il fascicolo, a carico di ignoti, quindi senza indagati, ipotizza l’associazione a delinquere finalizzata all’agevolazione dell’immigrazione clandestina. E dalle risultanze investigative sul soccorso in mare, come sottolinea il procuratore Carmelo Zuccaro, non è emerso alcun rilievo penale nella condotta tenuta dai responsabili della nave della Ong.

Sea Watch, la Procura di Catania ha aperto un’inchiesta

Precisamente la Procura di Catania fa sapere di aver proceduto all’iscrizione di un procedimento penale nei confronti di ignoti per i delitti di associazione a delinquere finalizzata all’agevolazione dell’immigrazione clandestina e di agevolazione dell’immigrazione clandestina. Le indagini, fanno sapere i magistrati, sono finalizzate «a individuare da una parte i trafficanti libici che hanno organizzato la partenza dei migranti dalla costa libica, dall’altra gli scafisti che hanno condotto il gommone poi soccorso dalla Sea Watch 3 e accertare infine la liceità della condotta tenuta dai responsabili di quest’ultima motonave».

Per quanto riguarda la liceità della condotta tenuta dai responsabili della Sea Watch 3, le attenzioni degli investigatori si sono concentrate su quelli che definiscono «alcuni aspetti critici ritenuti meritevoli di approfondimento, costituiti da un lato dalla scelta della motonave di non dirigersi verso le coste tunisine, come fatto da alcuni pescherecci che in condizioni di mare critiche si erano rifugiati presso quelle coste, dall’altro dalle dichiarazioni rese dal comandante della motonave e dal coordinatore del team della stessa Sea Watch che si occupa della ricerca e dei recuperi in mare, circa il non funzionamento del motore e la mancanza di una persona che fosse alla guida del gommone». Secondo la Procura quelle del comandante della nave dichiarazioni «appaiono contraddette da quelle rese da alcuni migranti che hanno invece asserito che il motore del gommone era funzionante al momento del soccorso e che il natante era guidato da uno di loro».

«Nessun rilievo penale nella condotta dei responsabili della nave»

Su quest’ultimo punto, osserva il procuratore Zuccaro, «la situazione di ‘distress’ giustificava il soccorso da parte di Sea Watch 3» che «era dovuta, oltre che alla palese inidoneità tecnica del gommone ad affrontare la traversata, alla circostanza, confermata dai migranti escussi, circa il progressivo sgonfiamento dei tubolari del gommone, da cui tutti sentivano fuoriuscire dell’aria, sgonfiamento che avrebbe inesorabilmente portato all’affondamento del natante». Inoltre, fa sapere ancora il procuratore di Catania, «la questione avrebbe rilevanza se la motonave si fosse affrettata a intervenire per anticipare l’intervento di una motovedetta delle autorità libiche, responsabili dell’Area Sar in cui stava operando, ma per ben due giorni nessuna motovedetta libica è intervenuta in quella zona». «Dalle risultanze investigative – conclude il procuratore Zuccaro – non è emerso, pertanto, alcun rilievo penale nella condotta tenuta dai responsabili della Sea Watch 3».

«La Sea Watch inidonea a soccorrere migranti»

Il procuratore di Catania, poi, sull’attività in mare della ong fa sapere che «dagli accertamenti della Guardia costiera sono emersi dati significativi sull’inidoneità tecnico strutturale della Sea Watch a effettuare un’attività sistematica di soccorso in mare dei migranti». «Nel registro nautico olandese la motonave – spiega il magistrato – è registrata come natante da diporto e di esso presenta tutte le caratteristiche, con tutto ciò che ne consegue in termini di inidoneità ad ospitare, per una traversata in alto mare che presenta innegabili profili di rischio per le condizioni meteo marine che possono frequentemente verificarsi, un numero di passeggeri ben più elevato di quello per il cui trasporto è stata concepita». Le autorità olandesi, come risulta dal carteggio acquisito agli atti dell’inchiesta, sono consapevoli della «necessità di introdurre nella loro legislazione dei requisiti ulteriori rispetto a quelli previsti per le imbarcazioni da diporto nel caso di natanti che intendono svolgere in mare un’attività sistematica di soccorso dei migranti». La normativa è stata modificata ma non è ancora applicabile ai natanti già registrati. «Tale problematica – sottolinea ora il procuratore Zuccaro – presenta però dei profili generali di sicurezza per la navigazione che sembrano suscettibili di particolare attenzione da parte di tutti i Paesi che sono coinvolti a vario titolo nelle attività svolte in mare dalle Ong».

(Foto di copertina da archivio Ansa: i migranti della Sea Watch accolti dai soccorritori e volontari cominciano a sbarcare nel porto di Catania, 31 gennaio. Credit immagine: ANSA / ORIETTA SCARDINO)

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