Sea Watch, Italia contro Olanda davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo

Siamo al rovesciamento di qualsiasi logica. Il governo italiano, infatti, ha deciso di portare la nave Sea Watch davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Proprio quella ong che rischia incidenti diplomatici per garantirli, quei diritti. Mentre i deputati del Partito Democratico Matteo Orfini e Maurizio Martina, che hanno portato la propria solidarietà ai 47 migranti a bordo, sarebbero addirittura indagati per questo gesto.

«Domani l’Italia  – si legge in una nota del governo – depositerà una memoria davanti alla Corte, con la quale farà valere la giurisdizione olandese, contestando la propria legittimazione passiva».

Sea Watch, il caso all’attenzione della Corte europea dei diritti dell’uomo

Secondo il governo guidato da Lega e Movimento 5 Stelle, infatti, la giurisdizione della nave appartiene all’Olanda e il nostro Paese sarebbe disposto ad aprire un corridoio umanitario verso lo Stato dell’Unione Europea.

Nonostante, poi, la procura di Siracusa non abbia ravvisato alcun comportamento illecito da parte dell’equipaggio della Sea Watch, Palazzo Chigi ha fatto sapere di ritenere comunque temeraria la condotta dell’imbarcazione della ong tedesca: «Si conferma – si legge nella nota – la temeraria condotta della Sea Watch che, in condizioni di mare mosso, anzichè trovare riparo sulla costa tunisina distante circa 40 miglia, universalmente considerata porto sicuro, si è avventurata in una traversata di centinaia di miglia mettendo a rischio l’incolumità dei migranti a bordo».

Orfini e Martina indagati

Intanto, si stanno portando avanti delle indagini anche nei confronti di Matteo Orfini e di Maurizio Martina, che nel pomeriggio erano saliti sulla Sea Watch: i due esponenti del Partito Democratico sarebbero indagati per aver compiuto questo tipo di azione di protesta.

Se confermata, questa notizia avrebbe connotati piuttosto curiosi, dal momento che la delegazione del Partito Democratico era salita a bordo della Sea Watch dopo aver avuto il permesso dal prefetto di Siracusa.

In ogni caso, il grande punto di domanda è rappresentato dal destino dell’esposto del governo davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Palazzo Chigi ha rincarato la dose anche nella chiusura della nota, chiedendosi: «Rimane un quesito finale. L’obiettivo dell’azione della Sea Watch era salvare i naufraghi e offrire loro un pronto riparo nel primo porto sicuro (Tunisia) oppure creare un caso internazionale richiamando l’attenzione dei mass media?».

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