Il racconto della poliziotta: «Cesare Battisti mi ha chiesto solo di tenere la foto del figlio»

16/01/2019 di Redazione

A Cesare Battisti «ho chiesto se gli servisse qualcosa, se avesse fame o sete. Mi ha chiesto solo di poter tenere la foto del suo bimbo, una fototessera in bianco e nero che aveva nel portafogli. Avrà cinque anni, il bimbo. Certo, gli ho risposto, naturalmente abbiamo controllato che non contenesse scritte sul retro, poi gliel’ho ridata». È uno dei passaggi di un intervista rilasciata a Repubblica (di Paolo G. Brera) da Cristina Villa, 45 anni, vice dirigente della Digos a Milano, super poliziotta che ha lavorato all’arresto dell’ex terrorista dei Pac avvenuto in Bolivia.

La super poliziotta: «Cesare Battisti ha chiesto di tenere la foto del figlio»

Se Battisti è ora in carcere gran parte del merito è suo. Villa è a capo dell’Antiterrorismo a Milano. Due giorni fa ha aspettato l’ex terrorista all’aeroporto di Ciampino per notificargli gli atti. «Mi ha chiesto spiegazioni. La sua condanna prevede l’isolamento diurno, voleva sapere cosa significasse», ha raccontato. E ancora: «Gli ho spiegato che gli avrei sequestrato diverse cose, tra cui gli appunti che aveva con sé. L’indagine non è finita, per me». Dopo sarebbe arrivata la richiesta da parte di Battisti di tenere una foto del figlio, il piccolo Raul. La poliziotta a Repubblica dice di essersi trovata di fronte «uno sconfitto». «Non aveva affatto quel ghigno strafottente. Mi ha chiesto anche di poter tenere la carta di credito, ha spiegato che ci mantiene suo figlio ma non si può fare. Mi dispiace, gli ho detto, sono obbligata a sequestrarla. Però potrà fare istanza per riaverla».

Battisti è stato individuato grazie ad un intenso e complesso lavoro di intercettazioni telefoniche. Sono stati incrociati una gran quantità di metadati che identificano telefonate e chat che hanno indirizzato le indagini verso la Bolivia. Insomma: è seguendo le tracce del telefonino dell’ex terrorista che i poliziotti hanno scoperto il tentativo di fuggire in un altro Paese e hanno stretto il cerchio. Una dietro l’altra gli investigatori hanno scovato tutte le cinque sim attivate dal ricercato. Un’indagine in stile Fbi. «Ci ho fatto un master, là. Ma siamo stati più bravi noi», ha commentato la super poliziotta.

(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit immagine: ANSA / ETTORE FERRARI)

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