L’emendamento nell’anticorruzione che salva i politici accusati di spese pazze

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Favorirebbe diversi esponenti della Lega

L’emendamento alla legge anticorruzione approvata dal Parlamento è nascosto bene, addirittura dietro a un aumento di pena. Eppure, la differenza è sostanziale. Nella norma fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, guidato su tutti dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, c’è un passaggio che va a favorire i politici che sono stati accusati di spese pazze nell’esercizio delle loro funzioni. Il pensiero va ai tanti casi di indagini e di processi in corso e fa emergere, sotto la lente d’ingrandimento, anche quello del viceministro Edoardo Rixi. Tra i firmatari dell’emendamento, c’è anche il suo ex capo di gabinetto alla regione Liguria.



Anticorruzione e il salvataggio dei politici delle ‘spese pazze’

Funziona così. Il reato di peculato viene trasformato in indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato. Una norma attualmente prevista dall’articolo 316 ter del codice penale. Il reato viene punito con una pena da sei mesi a tre anni. Ma per i politici, quest’ultima viene alzata: «La pena è della reclusione da uno a quattro anni se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un pubblico servizio con abuso della sua qualità e dei suoi poteri».

La prescrizione si accorcia con questo nuovo reato

Nonostante questo, il reato rappresenta una derubricazione rispetto al peculato e, soprattutto, avrebbe dei tempi di prescrizione molto più brevi: si passa dai 12 anni e sei mesi del peculato, ai 7 anni e sei mesi per questo diverso reato. Una situazione che, a quanto pare, potrebbe sanare diverse situazioni in cui i politici, anche quelli della Lega appunto, sono stati coinvolti, con processi ancora in corso ma che non vedono ancora il loro punto di arrivo.



In un primo momento si era provato più volte a inserire un emendamento che andasse a salvare i politici accusati di spese pazze, con tentativi più invasivi. L’ultimo, addirittura, era stato fatto dall’ex M5S Catello Vitiello, espulso dal Movimento ancor prima di essere eletto in Parlamento. Gli altri tentativi erano andati a vuoto. Questo deve essere sfuggito ai vertici pentastellati. Che lo hanno approvato e lo hanno fatto diventare legge.

FOTO: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI