Cambridge Analytica, Facebook se la cava con una multa di 600mila euro

25/10/2018 di Redazione

Alla fine, il danno – come ampiamente pronosticato – è stato ridimensionato. Facebook ha ricevuto una multa di 500.000 sterline (quasi 600.000 euro) dall’autorità britannica garante della protezione dei dati in seguito allo scandalo di Cambridge Analytica. La notizia è stata ripostata sul sito della BBC, in anteprima.

Una multa prevista per Facebook

L’ufficio del Commissario per le informazioni (ICO) ha affermato che Facebook ha lasciato che si verificasse una «grave violazione» della legge. Nonostante ciò, la cifra della sanzione sembra essere decisamente irrisoria, sia per la portata di questa violazione, sia per i bilanci milionari della società di Mark Zuckerberg. La multa, tuttavia, stando a quanto trapela dall’autorità garante britannica, sarebbe il massimo consentito dalle vecchie regole sulla protezione dei dati applicate prima che GDPR entrasse in vigore, nello scorso mese di maggio.

Tutto come previsto, inoltre, perché già nel mese di luglio, l’ICO – l’ufficio del garante della privacy britannico – aveva notificato al social network che intendeva emettere l’ammenda massima. Un danno contenuto e calcolato dall’azienda, che ha potuto così sopravvivere, nonostante l’ultimo scandalo che ha costretto a cancellare centinaia di milioni di account per un attacco hacker.

Le motivazioni della multa a Facebook per lo scandalo Cambridge Analytica

«Tra il 2007 e il 2014 – si leggerebbe nelle carte che hanno accompagnato la sanzione -, Facebook ha elaborato ingiustamente le informazioni personali degli utenti consentendo agli sviluppatori di applicazioni di accedere alle loro informazioni senza un consenso sufficientemente chiaro e informato e consentendo l’accesso anche se gli utenti non avevano scaricato l’app, ma erano semplicemente amici di persone che l’avevano fatto».

Lo scandalo Cambridge Analytica, lo ricordiamo, aveva coinvolto quasi 90 milioni di persone. A questi utenti, la società aveva ‘sottratto’ dati sensibili che erano poi stati rivenduti, coinvolgendo scadenze importanti e targettizzando – in maniera sempre più accurata – i messaggi politici per condizionare fondamentali tornate elettorali, come quella per l’elezione del presidente degli Stati UNiti Donald Trump.

Photo: Christophe Gateau/dpa

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